Forse ricorderete un film di fantascienza apocalittica del 2004 intitolato The day after tomorrow in cui inaspettatamente (tranne che per lo scienziato eroe protagonista interpretato da Dennis Quaid) il surriscaldamento globale provocava l’avvento di una era glaciale per gli effetti su una corrente oceanica conosciuta come Thermohaline Circulation o corrente del nord atlantico. Seppur pieno di castronerie scientifiche e spettacolarizzazioni ridicole al film vanno riconosciuti due meriti: aver introdotto al pubblico il concetto che il clima globale è così complesso che riscaldamento non vuol dire che sempre e dovunque farà solo più caldo e la consapevolezza di quanto le correnti oceaniche siano importanti per il clima. Già nel 2015 ci siamo accorti che c’è una importante corrente oceanica, molto più famosa di quella citata nel film che si sta indebolendo, si tratta della Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC) di cui fa parte la Corrente del Golfo (in altri articoli troverete scritto che AMOC è il nome scientifico della Corrente del Golfo ma non è esatto è più corretto dire che la Corrente del Golfo fa parte della AMOC).
Ora la notizia che arriva dal Potsdam Institute for Climate Impact Research è che la AMOC potrebbe essere vicina al punto di non ritorno.
La ricerca è stata pubblicata su Nature Climate Change.
Suppongo che tutti siate familiari con almeno due informazioni sulla Corrente del Golfo, perché si chiama così e in quale parte del globo il clima beneficia dei suoi aspetti, ma li ripeto brevemente: la corrente parte dalle acque tropicali del Golfo del Messico, mentre per quel che riguarda gli effetti sul clima basta guardare una cartina, rendersi conto che la penisola scandinava non è più a nord delle isole britanniche eppure il clima di Londra in inverno è ben più mite di quello di Stoccolma.
Ma come funziona la AMOC? Spinge verso nord e in superficie l’acqua calda proveniente dai Caraibi e spinge verso le suddette zone tropicali e in profondità l’acqua fredda. Quanto osservato in questi ultimi anni è che l’AMOC si è molto indebolita ma non si era certi se il significato fosse che si avvicinava alla soglia oltre la quale scatta un cambiamento irreversibile nel tipo di circolazione, in sostanza la AMOC funziona in due modalità e il cambiamento da una all’altra potrebbe avvenire in maniera improvvisa. L’autore principale della ricerca Niklas Boers pone il punto proprio sulla difficoltà di dire con certezza se l’indebolimento è semplicemente un fenomeno transitorio all’intero delle normali dinamiche o è il segnale di un perdita di stabilità della Corrente, in mancanza di dati osservazionali di lungo periodo, ma numerose “impronte digitali” che la corrente lascia negli oceani secondo il suo studio punterebbero nella direzione di una perdita di stabilità.
I fattori che la influenzano (dipendenti dal riscaldamento globale causato dall’uomo) sono ovviamente il riscaldamento delle acque ma anche un cambio della salinità dell’oceano dovuto all’apporto di acqua dolce proveniente dallo scioglimento dei ghiacciai e da piogge più abbondanti. L’acqua dolce è più leggera di quella salata e questo riduce la tendenza ad affondare dalla superficie verso grandi profondità che come abbiamo visto è uno dei motori della Corrente del Golfo (o meglio della AMOC).
Roberto Todini