Una vita felice è una vita in cui corpo, mente e spirito danzano tenendosi per mano. Aspirava a ciò, con l’invenzione della Contrology, Joseph Hubertus Pilates.
Alle origini della Contrology
La storia del pilates affonda le sue radici in Germania e, più precisamente, nella città di Mönchengladbach: è sul suolo tedesco che Joseph Hubertus Pilates, fanciullo dall’aspetto gracile e dal fisico esile, getta – negli anni Ottanta dell’Ottocento – le basi di quella che sarebbe divenuta la cosiddetta Contrology.
Obiettivo cui il piccolo Joseph mirava era quello di rinforzare la propria struttura fisica, al fine di aumentare le proprie difese immunitarie. La sua salute era, di fatto, spesso provata da asma, da rachitismo e da febbre reumatica. A ciò si aggiungeva la brutalità della tubercolosi, cui il fanciullo si ritrovava, improvvisamente, a far fronte.
Molteplici erano le discipline che – al fine del raggiungimento di un personale benessere fisico e psicofisico – avevano catturato l’attenzione di Pilates: dalla ginnastica all’atletica, dalla medicina alle arti marziali, dalle tecniche orientali di rilassamento e di concentrazione – specie, lo yoga – alle filosofie greco-romane.
Ruolo cardine nella sua formazione fu giocato da un libro – cui si deve il merito dell’incontro di Pilates con il mondo dell’anatomia – regalatogli dal medico di famiglia:
Ho imparato ogni pagina, ogni parte del corpo; volevo restare nella foresta per ore e studiare i movimenti degli animali e il loro modo di trasmettere gli insegnamenti attraverso l’imprinting da madre a figlio.
Quella particolare mania di osservare in silenzio il movimento degli animali avrebbe contribuito, in maniera significativa, all’ideazione del sistema di allenamento di Pilates.
Imitando gli allungamenti felini
Ogni volta che un animale faceva un movimento che catturava la sua attenzione, mi faceva cenno e mi diceva di osservare. Poi mi spiegava perché l’animale faceva quel movimento e come lui aveva incluso quell’allungamento o esercizio nella Contrology. Avevo l’impressione che quella vista gli ricordasse il periodo di prigionia. Lui sapeva cosa significa sentirsi in gabbia.
Questo è quanto John Howard Steel, discepolo di Pilates, scrive in Caged Lion – libro che narra la storia di un’amicizia -, in merito alle visite allo zoo di Central Park in compagnia del maestro.
L’osservazione dei felini riportava alla mente di Pilates i momenti in cui, rinchiuso nel campo di prigionia di Knockaloe, indagava, con occhio attento, il movimento di quei gatti che, come lui, sembravano destinati a trascorrere lì il loro tempo migliore. Pilates – all’epoca pugile e artista circense – figurava, di fatto, tra i prigionieri della Prima Guerra Mondiale in Gran Bretagna.
Ora monotona, ora angosciosa era la vita nei campi di prigionia. A scandire le lancette dell’orologio era l’inesorabile deterioramento fisico e mentale dei prigionieri. In quel buio esistenziale, l’unico bagliore di luce proveniva dai gatti randagi che attorniavano la prigione. Pilates, si faceva, allora, spettatore di una routine che desiderava ardentemente essere la sua.
Si domandava come fosse possibile che i gatti, pur condividendo il medesimo ambiente dei prigionieri, apparissero vispi e vivaci. La risposta gli derivò dall’osservazione del movimento degli animali: il segreto della vitalità dei gatti si celava negli allungamenti che questi, in maniera ripetitiva, eseguivano durante il giorno. Sarebbe derivata da ciò l’ispirazione per il proprio training: Pilates avrebbe, da quel momento, dato vita a una serie di esercizi utili ad allungare la muscolatura umana.
Contrology contro il deterioramento fisico
Alla dichiarazione di guerra della Gran Bretagna contro la Germania aveva fatto seguito l’Aliens Restriction Act, atto che stabiliva che tutti i tedeschi presenti sul suolo britannico, poiché considerati alla stregua di “stranieri nemici”, sarebbero stati arrestati o internati. Pilates fu internato a Lancaster, per poi essere, in un secondo momento, trasferito nel campo di Knockaloe sull’isola di Man.
È proprio sull’isola di Man che il suo originale sistema di allenamento vedrà, per la prima volta, la luce. Le tragiche condizioni dei soldati reduci di guerra sarà, per Pilates, monito al concepimento di metodi di riabilitazione alternativi. Egli sarà nominato dai responsabili del campo – impressionati dall’efficacia dei suoi metodi – inserviente in un ospedale per feriti di guerra.
Molti dei prigionieri apparivano feriti o paralizzati dalle malattie. Deciso a regalare un futuro a quegli uomini, il pugile darà vita a dei veri e propri macchinari: molle e tiranti applicati ai letti dei pazienti facevano sì che questi, pur essendo bloccati a letto, ritrovassero – lavorandolo – il tono muscolare. Nasceva così la Cadillac, la prima attrezzatura per l’allenamento, da cui sarebbe derivato l’Universal Reformer, attrezzo che riveste, tuttora, un ruolo di fondamentale importanza nella pratica del pilates.
All’invenzione degli esercizi a corpo libero, eseguiti sul Matwork, avrebbero fatto seguito altri disparati esercizi. Il programma di allenamento sarebbe stato codificato all’interno di un manuale intitolato Contrology, appellativo con cui Pilates faceva riferimento alla tecnica cui aveva dato origine.
A fronte delle limitate opzioni terapeutiche dell’epoca, Pilates sembrava introdurre l’arma vincente contro l’atrofia muscolare e contro l’indebolimento del sistema immunitario. Sorprendente sarebbe stato il venire a conoscenza del fatto che, scoppiata nel 1918 l’epidemia di influenza spagnola, nessuno dei pazienti sottoposti al training fisico di Pilates sarebbe deceduto né incorso nel contagio.
La salute psichica e la “malattia da filo spinato”
All’agonia della guerra si univa quella che un medico svizzero, il Dottor Adolf Lukas Vischer, avrebbe definito la “malattia da filo spinato”. A risentire degli effetti della reclusione in un campo di prigionia era, infatti, non solo la salute fisica, bensì anche la salute mentale: confusione, dissociazione e derealizzazione erano solo alcuni dei sintomi generati da quella malattia feroce.
Allo scopo di alleggerire il carico psico-emotivo dei detenuti, a Knockaloe si organizzavano, piuttosto spesso, attività ricreative: fra queste figuravano eventi musicali e teatrali. Ruolo attivo avrebbe assunto – come testimonia un giornale gestito dai prigionieri del campo – anche lo sport.
Orandum est ut sit mens sana in corpore sano.
Questa espressione, che affonda le sue radici in un passato lontano, sembrava, grazie a Joseph Pilates, farsi spazio anche nel caos della prigionia. Per mezzo della Contrology – disciplina che incoraggia l’uso della mente per controllare i muscoli -, Pilates si faceva, infatti, portavoce dell’importanza del benessere psicofisico.
Il successo della Contrology nel dopoguerra e oltre
A seguito del 1918, la Contrology comincia a prendere piede in Germania, dove Pilates aveva fatto ritorno al termine del combattimento mondiale. Rudolf von Laban – antesignano della notazione coreografica – e Hanya Holm – fondatrice, insieme ad altri, della danza moderna americana – si fanno pionieri dell’ingresso degli esercizi del pilates nel mondo della danza.
È negli Stati Uniti – ove Pilates si trasferisce nel 1926 – che il Pilates conosce un successo straordinario. Da un articolo del New York Herald Tribune del 1964 si legge:
Nelle lezioni di danza in giro per gli Stati Uniti, centinaia di giovani studenti si rendono flessibili quotidianamente con un esercizio che conoscono come ‘pilates’, senza sapere che la parola ha la P maiuscola, e un omonimo che vive e respira bene.
Il primo studio di Pilates trova sede sulla Eight Avenue di Manhattan, nelle vicinanze del New York City Ballet e di molteplici studi di danza, facendosi magnete per i ballerini della Grande mela. L’idea di aprire uno studio nasceva dalla sinergia tra Joseph Pilates e Clara Zeuner; correva l’anno 1927.
Pilates aveva conosciuto Clara Zeuner – maestra d’asilo di origini tedesche – nel corso del viaggio verso New York, e, venuto a sapere dei suoi problemi di artrite, non l’aveva più lasciata, decidendo di prendersi cura della sua salute e, in seguito, di sposarla.
Fu proprio Clara, dopo la morte di Pilates – avvenuta all’età di ottant’anni a causa di un incendio – a portare avanti lo studio, per poi passare il testimone a Romana Kryzanowska, allieva di Joseph cui egli stesso – quand’era in vita – aveva affidato il compito di proseguire la missione di diffusione della Contrology.
Romana avrebbe tramandato la disciplina alle generazioni successive di istruttori, rendendo il pilates un metodo di allenamento che non conosce tempo né confini.
Mariachiara Grandetti