L’associazione Antigone si occupa dagli anni ’80 di diritti e garanzie del sistema penale, e quest’anno ha pubblicato per la prima volta un rapporto interamente dedicato alle donne detenute in Italia
Le donne detenute
Secondo il rapporto pubblicato l’8 marzo dall’associazione Antigone, in Italia ci sarebbero 8 donne detenute ogni 100.000 abitanti donne. Gli uomini detenuti sarebbero invece 182 ogni 100.000 abitanti uomini.
Da diversi anni, la presenza delle donne nelle carceri italiane è ferma al 4,2%, e al 31 gennaio 2023 si contano in totale 2.392 donne (di cui 15 madri con 17 figli al seguito). Le donne in carcere costituiscono attualmente l’1,3% del totale delle persone sottoposte a controllo penale.
La percentuale di ingressi femminili è passata dal 7,8% del 2008 al 6,8% del 2022. In generale, negli ultimi quindici anni, il numero delle donne all’interno degli istituti penitenziari si è quasi dimezzato. Questo dato risulta in linea con la diminuzione di ingressi degli uomini, causati da norme volte ad evitare le brevissime permanenze.
I dati sulle fasce d’età evidenziano come la popolazione detenuta femminile sia generalmente più anziana di quella maschile. Le donne oltre i 70 anni sono 31, tra i 18 e i 20 solo 9, mentre le giovani adulte sono in tutto 78.
Criminalità femminile: al primo posto i reati contro il patrimonio
Su tutti i reati ascritti alla popolazione detenuta femminile, i reati contro il patrimonio pesano il 29,2% , mentre per gli uomini la percentuale scende al 23,7%. Gli uomini pesano maggiormente nella legge sulle armi, con 4,7 punti di più, il che significa che probabilmente le rapine a mano armata pesano più per gli uomini che per le donne, rispetto ai furti semplici.
L’associazione di stampo mafioso vede 2,5 punti percentuali in più tra gli uomini rispetto alle donne, mentre i reati contro la pubblica amministrazione ne vedono 2,2.
Per le altre tipologie di reato, le percentuali risultano essere più o meno analoghe tra gli uomini e le donne.
Tra le denunce per furto, il 20,2% riguarda le detenute donne; il 23,2% delle truffe o frodi informatiche; il 7,5% delle rapine e l’1,9% delle violenze sessuali; il 15,9% di denunce per stalking; il 25,8% di sfruttamento della prostituzione; il 7,7% di reati connessi alla droga; il 6,1% degli omicidi, mentre il 16% delle denunce di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Troppi i casi di suicidio e autolesionismo
Il disagio psichico grave è significativamente più diffuso tra le donne rispetto agli uomini. Le donne in condizioni psichici gravi infatti, sono il 12,4% delle detenute, contro il 9,2% dei detenuti. Il 63,8% delle donne fa uso di psicofarmaci, contro il 41,6% degli uomini.
Nel 2022, gli atti di autolesionismo sono stati 30, 8 ogni 100 detenute, mentre tra gli uomini 15.
I suicidi all’interno dei centri di detenzione sono stati 84, 1 ogni 4 giorni, il numero più alto mai registrato, in termini sia assoluti che relativi. Tra di essi, 5 persone erano donne, di cui 3 straniere, alcune giovanissime (27 anni, 29, 36, 36, 51). Due donne soffrivano di un disagio psichico, due avevano problemi di tossicodipendenza. La più giovane, Donatella Hodo, aveva passato anni tra carcere e comunità, e si è uccisa una notte nell’istituto penitenziario di Verona. Il Magistrato di sorveglianza ha ammesso successivamente che con lei il sistema aveva fallito e che il carcere non era un luogo adatto a Donatella.
La vita in carcere: attività e istruzione
Oggi come in passato, le donne tendono a frequentare corsi di apprendimento in maggior numero rispetto agli uomini. Tuttavia, accedono meno ai corsi di secondo livello.
Nell’anno scolastico 2021/2022, 20.357 detenuti sono stati iscritti a qualche ciclo di istruzione, tra questi 835 donne. Tuttavia, solo 8.456 detenuti hanno conseguito la promozione, tra i quali 334 donne.
Alla fine del 2021 , i detenuti iscritti all’Università erano 1.093 e tra questi vi erano solo 36 donne. I detenuti a conseguire la laurea sono stati 19 e vi era una sola donna.
Numeri così bassi sono sintomo di un grave problema nella capacità di garantire una formazione solida all’interno del sistema carcerario.
Le infrazioni disciplinari
Dalle detenute si tende ad aspettarsi comportamenti “tipici delle donne”, e a causa di questi stereotipi vengono loro richiesti standard di pulizia e decoro più elevati rispetto agli uomini. Tra le infrazioni che pesano maggiormente sulle detenute troviamo proprio la negligenza nella pulizia personale o della camera, che pesano per il 13,6%, l’atteggiamento molesto verso i compagni (11,4%), l’intimidazione e la sopraffazione (8,5%).
Un altro stereotipo, è quello delle donne come maggiormente litigiose rispetto agli uomini. Il conflitto femminile, viene generalmente percepito come un conflitto futile, opposto alla serietà dei conflitti maschili, e viene identificato e denunciato anche quando non grave.
Le richieste delle donne detenute ad Antigone
Alcune detenute, hanno scritto lettere all’associazione Antigone esprimendo le loro ansie, frustrazioni e paure all’interno del carcere.
Le lettere, provenienti da vari carceri d’Italia (Como, Latina, Vigevano e Messina), riguardano sia la vita all’interno del sistema penitenziario (mancanza di spazi, di attività educative e sportive e di personale) sia i rapporti con l’esterno (una detenuta lamenta il fatto di non vedere la madre dal 2019 che, a causa di motivi di salute ed economici, non può recarsi in carcere).
Una detenuta di Vigevano, racconta di avere avuto un figlio nel 2019 e di non vederlo da allora, perché è stato portato in affidamento direttamente dall’ospedale. Nella lettera si legge:
Non mi hanno dato nemmeno la possibilità di dimostrare che ho cambiato vita. Sto cadendo in una brutta depressione. È come se stessi facendo una doppia carcerazione.
Le proposte di Antigone per i diritti delle detenute
Il sistema penitenziario italiano è costruito in base alle norme e all’organizzazione istituzionale maschile. Per questo motivo, non vi è attualmente un’attenzione specifica rivolta alle donne detenute, sia nelle leggi sia nell’ambiente carcerario.
Le Regole di Bankok sottolineano come le misure volte a ridurre la disparità di genere all’interno del sistema penitenziario non siano da considerarsi discriminatorie. Antigone ha formulato 10 proposte volte al miglioramento delle condizioni di vita per le donne in carcere, sia da un punto di vista normativo che psicologico.
Tra queste vi è l’istituzione di un ufficio, all’interno del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, che si occupi esclusivamente di detenzione femminile.
Andrebbero previste azioni dirette per rimuovere gli ostacoli che le donne incontrano nell’accedere a lavoro, istruzione e formazione professionale.
Inoltre, alle donne dovrebbe essere assicurato un servizio di prevenzione dei tumori femminili, equivalente a quello delle donne in libertà.
Nel caso in cui una donna dovesse subire abusi durante il periodo di detenzione, dovrebbe essere informata del proprio diritto a rivolgersi all’autorità giudiziaria.
Nelle carceri in cui sono recluse le donne, dovrebbe essere presente uno staff specializzato sul tema della violenza di genere. Sarebbe un ottimo punto di partenza se tutto il personale incaricato di lavorare con le donne detenute ricevesse una formazione sulle esigenze specifiche di genere.
Margherita Buzzoni