La comunicazione nel 2016: uso improprio di termini che inneggiano al razzismo e alla xenofobia.
La disinformazione è fatta di informazioni. E’ un paradosso; ma sembra essere questo, oggi, il lavoro dei giornalisti
Si è detto molto a proposito della comunicazione, e di come si è sviluppata nel tempo. Secondo le classiche definizioni, la COMUNICAZIONE è “Un atto mediante il quale si ottiene una trasmissione di informazioni da un’emittente ad un ricevente.” E fin qui tutto regolare, se non fosse che il messaggio che viene comunicato può essere compromesso, manipolato.
La tecnologia e le tecniche di comunicazione come l’impostazione del messaggio stesso, influenza molto il risultato finale. Il potenziale dei mass media fu ben chiaro ai governi ed ai regimi che lo sfruttarono, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, per manipolare “la coscienza delle masse”; si cominciò dunque a parlare di “quarto potere” (in riferimento sempre ai mass media). Sappiamo tutti quanto sia importante il contenuto del messaggio e quanto realmente può far cambiare idea alle persone. Ma purtroppo chi è al governo ne conosce il potenziale e lo usa per i propri fini (e questa non è certo una notizia nuova), ma spesso chi impugna una penna, un microfono per una ragione o l’altra non rispetta questo potere e lo sfrutta o lo usa inconsciamente.
Il risultato è la disinformazione; la pubblicazione di informazioni sbagliate o poco chiare. Chi riceve tale messaggio spesso non mette in discussione la veridicità dello strumento d’informazione, e considera verità assoluta ciò che viene pubblicato.
A questo proposito, vorrei evidenziare un fatto preoccupante, per me quanto per altre persone.
La questione riguarda l’uso inappropriato di alcuni termini, da parte dei media. “La stampa italiana è piena di titolo di articoli che in altri paesi sarebbero incitamento all’odio razziale, alla xenofobia non che offensivo contro le minoranze etniche presenti nel nostro paese”. Queste non sono parole mie, ma quella dei fondatori del blog “Occhio ai media”, ma le condivido a pieno. Infatti a questo proposito, una semplice parola, ripetuta sempre e ovunque, può inneggiare all’odio.
Riportare, e privilegiare la pubblicazione di storie negative con approfondimenti, a discapito di altre storie che provano l’esistenza di un altro aspetto del medesimo argomento; vengono tralasciate oppure trattate in maniera estremamente superficiale. Questo è il caso dell’integrazione, e l’immigrazione in generale, con titoli accattivanti certo ma spesso sbagliati o inutili, che servono solo a fomentare l’odio.
Vi riporto qui i titoli di alcuni articoli : “Tra i morti di Nizza sei italiani macellati dalla furia islamista”;
Come è possibile chiamarla furia islamista se 38 delle 84 vittime erano musulmani??
“Ogni occidentale rischia la vita: la non strategia dei lupi solitari…ognuno di noi ora può diventare un obbiettivo”.
In ogni attentato, tra le vittime vi erano anche musulmani, a partire dall’attacco alle torri gemelle sino alla strage di Nizza. Se questi suddetti terroristi islamici fossero veramente devoti alla loro religione, non cercherebbero forse di evitare luoghi dove potrebbero essere presenti anche altri musulmani??
“Francia, marocchino accoltella quattro donne”
Come se la criminalità fosse qualcosa legata all’appartenenza geografica o culturale di chi commette un reato.
Questi sono solo alcuni esempi, (i primi che ho recepito in rete), ma l’elenco è lungo ed i suoi effetti, stiamo cominciando a vederli ora.
Queste parole, sono quelle di una persona qualsiasi, che esprime le sue preoccupazioni e perplessità. Quindi, per la durata di questo articolo, mi spoglio di ogni mia appartenenza a qualsiasi gruppo; non ho identità religiosa né culturale ne orientamento politico o letterario. Non desidero essere etichettata in alcuna maniera.
L’unica appartenenza che in questo momento sento è quella al genere umano. Quindi a cosa serve disegnare una società, in cui sembra che tutto il male provenga esclusivamente dalle minoranze, e che la cattiveria e la criminalità sono elementi ereditari che gli invasori (il caso degli immigrati) portano con sé dai loro paesi di origine.
Devo essere sincera; questo è il classico ragionamento di chi non ha mai provato a vivere all’estero come immigrato. Lo riscontro in qualsiasi società ospitante, non solo in quella italiana. Mi chiedo invece, perché la stampa non li tratti come semplici esseri umani, soggetti che hanno compiuto un crimine.
Il medesimo ragionamento lo faccio in relazione a gli assassini che compiono stragi e che uccidono persone in nome di una religione che insegna la convivenza ed il rispetto della vita. Non trovo sia equo che la si nomini affiancandola a parole come TERRORISMO, dal momento che questa stessa religione li ha rinnegati.
Come può essere considerata una guerra religiosa, se tra le fila delle vittime ci sono persone che appartengono a questa stessa religione che oggi i media disegnano come il male puro. La stampa ha un grande potere, ma il potere del lettore, sta nello sviluppare il senso di critica e la capacità di notare i dettagli e cercare di capire dove finisce la verità e dove inizia la manipolazione…..
Asmaa Aboulabil