La moda scopre di poter parlare di istanze politiche e Gucci ne diventa promotore. A dispetto di ciò che le leggi di mercato insegnano, diffondere un messaggio politico non conforme al pensiero unico è una cosa positiva. E Gucci usa lo sfondo dei Musei Capitolini per presentare l’ultima collezione Cruise 2020.
Con Gucci non è mai una questione solo di vestiti. Il messaggio che lancia Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, è che la moda può parlare di politica e di temi di attualità. E chi sostiene che un abito sia solo del tessuto cucito bene e chi pensa che la moda sia solo consumismo, si sbaglia di grosso. Basta guardare la collezione Gucci Cruise 2020 per capire quanto sia fuori strada. Il noto marchio porta in scena nella splendida cornice dei Musei Capitolini a Roma una sfilata, mai così femminista e politica.
Un messaggio chiaro che si esprime attraverso abiti e creazioni che impongono di ricordare e sottolineare il valore delle donne e del loro corpo. E per ricordare la libertà di scelta, il direttore creativo di Gucci decide di ritornare all’epoca classica e pagana dell’antica civiltà romana, che per lui rappresenta il più alto momento di libertà dell’uomo. “In questa sfilata si parla dell’importanza della libertà d’espressione, e proprio per questo mi pare assurdo che oggi ci sia chi vuole negare questa libertà alle donne, non riconoscendo il loro diritto a disporre del proprio corpo come invece possono fare gli uomini”, spiega Alessandro Michele.
Il designer non ha timore di schierarsi e lo fa in maniera abbastanza esplicita: i richiami alla legge 194 ricamati qua e là, “My body my choice” a caratteri cubitali sul retro delle giacche, l’utero ricamato su una lunga toga plissettata che sembra quasi un fiore. Date ricamate come lettere scarlatte, ce dovremmo imprimere nella nostra memoria di paese civile: il 22 maggio 1978, data in cui venne approvata la legge 194 per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza. Bisogna ricordarla come pietra miliare di diritti conquistati a fatica e intoccabili: episodi come quelli in Georgia e Alabama ne sono l’esempio più evidente.
Gucci sostiene il diritto all’aborto
A pochi giorni dai risultati elettorali europei e dall’affermazione in Italia delle Lega, lo spettacolo pensato dal marchio Gucci rappresenta più un caso politico che di costume. E’ la dimostrazione di come la narrativa di Matteo Salvini, fondata sull’odio verso l’altro, la paura e l’insoddisfazione, debba essere contrastata da una dialettica, altrettanto diretta quanto i suoi post su Facebook, ma diametralmente opposta nei contenuti.
«Su un abito, per esempio, ho ricamato scritte e simboli che raccontano di quanto le donne vadano rispettate e considerate esattamente come gli uomini, ovvero libere di scegliere quello che vogliono per sé. Ho disegnato un utero su un abito, come un giardino fiorito, perché penso che il gesto estremo dell’interruzione di una gravidanza non estirpi il fiore, il giardino della creazione. La mia moda, lo sforzo che faccio è creare un territorio di libertà, un luogo dove le persone si sentano sicure di essere individui liberi, diversi, unici.» racconta il designer di Gucci, Alessandro Michele.