Nascosta tra le dune sabbiose e la bassa vegetazione della costa del Pacifico, si trova la Ciudad Abierta, una città memore di un passato straordinario. Affondati nella sabbia, per un’area che si estende per 300 ettari, gli edifici della Ciudad Abierta sembrano costruzioni provenienti da un mondo immaginario. La loro forma ricorda più una scultura che una casa.
La Ciudad Abierta è situata a cinquanta chilometri da Valparaíso, nel comune di Ritoque, in Cile. Rappresenta l’apice della ricerca di un’identità nazionale intrapresa da un gruppo di intellettuali tra gli anni Sessanta e Settanta.
Il Sudamerica rovesciato
Le origini della Ciudad Abierta risalgono al 1965, quando un piccolo gruppo di professori dell’Universidad Catolica di Valparaíso decisero di mettere in pratica le loro teorie sul costruire e l’abitare, interpretato come un processo collettivo che aveva alla base l’immaginazione, la poesia e la vita comunitaria. Insieme ad un gruppo di studenti, filosofi e poeti cileni decisero di intraprendere un viaggio pedagogico, la prima travesía, attraverso il Sudamerica, con lo scopo di sostituire alla geopolitica, la “geopoetica”.
A guidarli, l’immagine rovesciata del continente sudamericano realizzata dal pittore Joaquin Torres Garcia nel 1943, America Invertida. L’obiettivo era sfidare lo stato d’animo tradizionale e posizionare il Sud come nuovo Nord, rifuggendo l’imperialismo culturale americano e creando una scuola di pensiero autonoma. Il viaggio era volto all’esplorazione della propria patria al fine di trovare gli elementi caratterizzanti di un Sudamerica indipendente, libero da ogni contaminazione.
La nascita della Ciudad Abierta
Nel 1967 venne pubblicato Amereida, un poema collettivo il cui nome nasce dalla crasi tra America e Eneide. L’opera termina con la frase enigmatica “la via non è la via” ed è una raccolta di poesie che riflette sul concetto di America come patria ritrovata. La raccolta pone l’improvvisazione come fondante del vivere, e allo stesso modo, del costruire. In seguito a tutto quel peregrinare e filosofare, si decise di mettere in pratica quelle ricerche attraverso l’architettura, istituendo così, la Ciudad Abierta. I fondatori furono l’architetto Alberto Cruz e il poeta Godofredo Iommi.
Nel 1971 vennero comprati i primi terreni a Punta de Piedra. La prima costruzione che realizzarono fu l’Agorà, che gli abitanti utilizzano ancora per prendere ogni decisione, che dev’essere votata all’unanimità. Sparpagliati tra la sabbia ci sono poi le case per gli studenti, una sala per la musica, un anfiteatro e i luoghi destinati alla comunità.
La Ciudad Abierta nasce dunque come progetto accademico, probabilmente una delle esperienze architettoniche più importanti in Sudamerica. I fondatori individuarono un nuovo metodo didattico in cui la creazione architettonica è strettamente legata all’utilizzo della poesia. L’insegnamento si svolge in loco e gli studenti sono liberi di manipolare lo spazio e le forme a proprio piacimento.
Il pensiero dietro agli edifici della Ciudad Abierta
La Ciudad Abierta è uno spazio dove si può concretizzare il proprio pensiero artistico senza sottostare ad alcuna normativa che regoli i parametri relativi alla costruzione.
Molti edifici sono stati abbandonati, altri non sono mai stati completati, ma sono in perenne evoluzione. Non esiste un progetto finale, perché ogni soluzione è mutevole e cambia a seconda del tempo. Persino il concetto di restauro non esiste: gli edifici cambiano, prendono altre forme o vengono utilizzati per qualcos’altro, proprio perché non esiste un progetto primario a cui riportare l’edificio in decadimento. Ogni azione è un continuo avvenire che mescola il pensiero architettonico con la performance creativa. Gli edifici sono costruiti con materiali di recupero e sono caratterizzati dalla sperimentazione continua di linguaggi nuovi e non standardizzati.
Per capire lo spirito della Ciudad Abierta è necessario riconoscere l’importanza dell’azione collettiva: qui si costruisce, si decide e si vive lo spazio sempre in maniera condivisa.
Dal governo di Allende alla dittatura di Pinochet
Durante gli anni del governo di Salvador Allende, la Ciudad Abierta rappresentava un modello di grande apertura. La Città era un punto di ritrovo per studenti provenienti da tutto il mondo: il confronto e la condivisione si trovavano alla base di ogni interazione. Nel 1973 Pinochet prese il potere ed iniziò la dittatura. Dal 1974 al 1975, a pochi chilometri dalla Ciudad Abierta, la dittatura trasformò un insediamento balneare in un campo di prigionia per i politici del governo Allende. Chiusero temporaneamente la Città, ma molte persone continuarono ad abitare lì. La Ciudad Abierta era strettamente collegata all’Universidad Catolica e per questo la dittatura poteva tollerarla. Inoltre, il fondatore Alberto Cruz aveva parenti nella marina militare e ciò forse ha aiutato a proteggere la comunità.
Adesso la Ciudad Abierta è ancora lì, sopravvissuta alle crisi, alla dittatura e alle tempeste del Pacifico. L’università svolge ancora workshop in loco e gli studenti di architettura di tutto il mondo sono i benvenuti in questa stravagante realtà.