La cittadinanza all’italiana per Suarez dimostra che non ce la faremo

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La cittadinanza all’italiana per Suarez dimostra che l’Italia è un paese che non ce la farà, si non ce la farà.

Prima o poi finirà tutto, chiuso, finito, out, dead.
Sara l’unica fine che si merita un paese senza morale. Un paese dove gli abitanti hanno geneticamente impressa la voglia di fregare il prossimo.
Siamo come i protagonisti della storia della rana e lo scorpione: per quanto proviamo a cambiare, non ce la faremo mai, per quanto si cerchi di essere migliori, la nostra vera natura avrà sempre il sopravvento.

E la conferma di tutto, definitiva, ce l’ha data il caso  della cittadinanza all’italiana per Suarez. Per chi non conoscesse Suarez, Luis Suarez è un calciatore di nazionalità uruguayana che giocava nel Barcellona e che suscita l’interesse dalla Juve.

Però la Juve ha superato la quota massima di giocatori stranieri extracomunitari che può avere nella squadra.
E qui viene fuori tutta l’italianità ben rappresentata dai dirigenti della squadra.
Non potendolo acquistare come giocatore straniero, cosa fanno?
Lo acquistano come giocatore italiano, facile no?
E come si fa?
Gli si fa chiedere la cittadinanza italiana che si può avere dopo aver sostenuto un esame di italiano.
Premesso che ci sono migliaia di ragazzi e ragazze stranieri che vivono in Italia da decenni, lavorano o studiano qui, sono nati qui, ma hanno difficoltà ad avere la possibilità di ricevere la cittadinanza, mentre un calciatore milionario ingaggiato da una squadra milionaria in quattro e quattr’otto riesce a farlo; questa cosa rappresenta l’emblema del voler fregare, barare, truffare.
Non puoi averlo, ma lo vuoi lo stesso?
Facciamolo diventare italiano in barba ai diritti di tante persone e soprattutto senza che sia veramente motivato ad esserlo.
Per me sarebbe già grave così, sarebbe già sufficiente per mandare a giudizio un bel po’ di persone, ma noi italiani sappiamo sempre stupire, fare di più, abbiamo sempre l’asso nella manica, abbiamo la carta vincente.

Suarez l’esame di italiano lo ha sostenuto alla scuola per stranieri dell’Università di Perugia.

Vuoi non prendere al balzo l’occasione per farsi notare? Per avere pubblicità gratis?
Per pubblicizzare l’ateneo?
Ma certo!
Quindi ecco servito un bell’esame di italiano preparato prima con le domande concordate ed il voto già deciso per farlo superare ad uno straniero che se ne fotte dell’Italia e dell’italiano, che non vivrà mai in Italia e che se va bene non pagherà mai le tasse in Italia, ma che porta pubblicità all’università e che quindi torna utilissimo.
Per cui giù a fregare anche qui, giù a barare e a violare le regole.
Una università poi, quella che forma gli avvocati e i giudici, per dire.
Ecco perché l’Italia non ce la farà mai.
Siamo marci fin dentro il DNA.
Siamo quelli che “non è giusto” se il torto è verso di noi, ma che “si vabbè che sara mai” se ci serve per i nostri interessi.
E nessuno si salva: prima o poi una “furbata” nella vita l’abbiamo fatta tutti.
Auguri Suarez: fai tanti goal e ora che sei “quasi” italiano, vieni a segnare per la nazionale così almeno il prossimo mondiale riusciamo a farlo.
Ma gli auguri dovremmo farceli anche a noi, a noi italiani: gli auguri di non soccombere sotto al peso della nostra ipocrisia.

Paolo Pasini

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