La Cina ha intrapreso una lotta contro l’effeminatezza degli studenti maschi. Serve più virilità, chiede Xi Jinping accogliendo la proposta del ministero d’istruzione. Valorizzare la disciplina sportiva nelle scuole sarebbe il rimedio per crescere “veri uomini” prediligendo gli sport di contatto, l’aumento delle ore di educazione fisica e l’intensità delle discipline. Si incentiva l’assunzione di più insegnanti di sesso maschile, che dimostrino polso fermo per insegnare il vigore. Una sorta di disciplina paramilitare del ferreo rigore, che desta non poche preoccupazioni per il popolo cinese e in particolare per le donne. Alla base della presunta effeminatezza maschile ci sarebbe la diffusione di modelli poco virili nel cinema, nella televisione e sul panorama musicale, dominato da Boy Bands.
La Cina tra stigmatizzazione e discriminazione
A fare le spese di questa politica della virilità sono proprio le donne. Le insegnanti sarebbero responsabili di aver insegnato troppa femminilità, recepita dai ragazzi. Nessuna considerazione per le studentesse, che dovranno passivamente accettare un programma d’istruzione discriminatorio e pensato per soli maschi. Si teme l’aumento di bullismo e un’educazione sessista che penalizzerebbe il ruolo delle donne in società. Del resto una simile decisione è stata presa da soli uomini. Il governo cinese sembra rifiutare i successi conosciuti in Occidente in materia di diritti umani. Eppure è stata proprio Pechino a ospitare nel 1995 la Conferenza mondiale per i diritti della donna, in cui gli Stati si impegnano ad eliminare qualsiasi forma discriminatoria nei confronti delle donne. Dopo 25 anni Pechino prende le distanze con grandi balzi indietro.
I social teatro di protesta
In un clima del genere sono le nuove tecnologie i principali alleati della gente. L’opinione pubblica è divisa, e i dissidenti si esprimono sui social. La proposta ministeriale è diventata virale su Weibo, il Twitter mandarino. Qui ha raccolto in breve tempo un miliardo e mezzo di visualizzazioni e più di 238 mila commenti contrari.
Alcuni hanno fatto il giro del mondo.
“L’ansia sulla carenza di mascolinità è discriminatoria; è chiaro che gli ideatori della proposta ministeriale considerano la femminilità come una caratteristica negativa; perché non si preoccupano che l’esercizio fisico renda troppo virili le ragazze?”
Scrive un professore universitario. E ancora un altro utente:
“Perché il ministero non si preoccupa di diffondere valori come onestà, responsabilità e sincerità?”
Stereotipo sessista è la parola chiave che accomuna i vari commenti, che mostrano una volontà di reazione da non sottovalutare.
Elena Marullo