La CEDU condanna l’Italia per trattamento illegale e inumano di minori migranti

CEDU condanna l'Italia migranti in Italia Aumento degli sbarchi

Il 23 novembre, la Corte Europea dei Diritti Umani ha emesso una sentenza contro l’Italia per trattamento illegale e inumano di minori migranti e stranieri non accompagnati. La CEDU condanna l’Italia per fatti accaduti nell’hotspot di Taranto nel 2017, dove sono stati trattenuti in condizioni disumane degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni per circa un mese e mezzo. Questa azione legale è stata avviata dall’Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione.

La sentenza in cui la CEDU condanna l’Italia

La sentenza è stata emessa il 23 novembre dalla Corte Europea di Diritti Umani, ed è stata resa nota il 29 dall’Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’Immigrazione. Associazione che ha avviato questa azione legale e che ha denunciato, e denuncia tutt’ora, i provvedimenti presi dal Governo italiano nei confronti delle condizioni dei minori migranti. Il 23 novembre la CEDU condanna l’Italia per aver compiuto trattamenti inumani e degradanti nelle misure di accoglienza dei minori migranti nel 2017, durante il Governo Gentiloni.

Nello specifico è stata condannata per aver detenuto illegalmente nell’hotspot di Taranto diversi minori stranieri non accompagnati, per aver utilizzato trattamenti inumani e degradanti nel predisporre le misure di accoglienza e, inoltre, per non aver nominato un tutore né fornito alcuna informazione sulla possibilità di contrastare in giudizio questa condizione. La sentenza prevede il risarcimento del Governo italiano a coloro a cui è stato causato il danno.

L’avvocata Marina Angiuli e l’avvocato Dario Belluccio, che hanno seguito il caso davanti alla CEDU, dichiarano:

L’hotspot di Taranto è allestito su un parcheggio nel porto della città jonica, completamente isolato dal contesto urbano e sociale locale ed è assolutamente inadatto ad ospitare minori, tanto più se in condizioni di trattenimento

Ad oggi in questo hotspot permangono ancora circa 200 minori. Supportati dalla decisione della CEDU di condanna dell’Italia, l’Asgi chiede l’immediato collocamento dei minori presenti ancora nell’hotspot in strutture per minori come previsto dalla normativa e di monitorare le condizioni di accoglienza nel rispetto degli standard di umanità e dignità.

I diversi casi di trattamento illegale di minori migranti in Italia

In seguito a questa sentenza in cui la CEDU condanna l’Italia, permangono ancora minori stranieri all’interno dell’hotspot di Taranto, alcuni da addirittura lo scorso mese di agosto.

La legge italiana, nel D. Lgs. 142/2015, vieta espressamente il trattamento di minori stranieri non accompagnati in centri di permanenza per il rimpatrio, negli hotspot e nei centri governativi di prima accoglienza. I minori migranti, appena arrivati sul nostro territorio, hanno diritto al permesso di soggiorno per minore età e ad essere accolti nei centri deputati fino al raggiungimento della maggiore età.

Questo è ciò che è previsto dalla nostra normativa, ciò che poi però viene attuato è molto differente. In alcuni posti di frontiera italiani, tra qui quello di Taranto, quello che avviene è il trattamento generalizzato dei minori stranieri che non possono lasciare il centro e quindi costretti a una condizione di isolamento.

Spesso, inoltre, vengono accolti in strutture destinate ad adulti, o, peggio, se non possono essere accolti in strutture dedicate per limiti di capienza vengono trattenuti temporaneamente nei commissariati in attesa di collocazione. L’Asgi ha rilevato che a Ventimiglia le autorità italiane procedono, spesso, ad attuare provvedimenti di respingimento o di espulsione amministrativa senza effettuare alcun accertamento dell’età.

La CEDU condanna l’Italia per comportamenti attuati nel 2017, ma si tratta dell’ennesima condanna per trattamento illegale e disumano di minori stranieri da parte dell’Italia. La direzione che ha preso il nostro governo, anche nell’ultimo mese e negli ultimi giorni, non ci fanno certo pensare a un miglioramento della situazione.

Luisa Campazzo

 

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