“…Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un gran pino solitario in una campagna d’olivi saraceni affacciata agli orli d’ un altipiano di argille azzurre sul mare africano”
“Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti” Luigi Pirandello
La casa per tutti noi è specchio di vita; all’interno della nostra dimora custudiamo di tutto: non solo oggetti materiali, ma anche impronte di un’unica esistenza, segni ed emozioni indelebili.
Quando un grande poeta ed artista viene a mancare, oltre al suo immenso patrimonio culturale e letterario, ciò che deve essere necessariamente conservato è anche il ricordo, ogni singola emozione che viene suggellata anche nella sua casa, nel regno in cui è nato, cresciuto e che ha fatto di colui che ancora vive nel nostro immaginario un grande artista.
Di illustri scrittori come Luigi Pirandello non ve ne sono stati molti, tutti ne conosciamo la teoria dell’umorismo, in tanti abbiamo letto a scuola romanzi come “Il fu Mattia Pascal” o “Uno, nessuno e centomila”; tutt’oggi andiamo a teatro per apprezzare rappresentazini come “Sei personaggi in cerca d’autore” o “Così è ( se vi pare); eppure maldrado, lo studio e l’elogio , la memoria di Pirandello, oggi è vittima dell’incuria, del disordine, del “Caos”.
Chi ha la fortuna di vivere in Sicilia sa che la casa natale di Luigi Pirandello si trova in una contrada di campagna, a strapiombo sul mare, , al confine tra il territorio del comune di Agrigento e quello del comune di Porto Empedocle.
Chi ha la fortuna di vivere in Sicilia, dovrebbe sapere in che condizioni vige, oggi, tale bene culturale: persiane con il legno marcio, mensole in ferro che sostengono i balconi arrugginite, crepe sparse per quasi l’intera struttura, sterpaglie nel cortile. E ancora: manca la segnaletica per guidare turisti e visitatori, non ci sono distributori d’acqua né altri servizi aggiuntivi e spesso non c’è la carta igienica nel bagno, realizzato in una struttura in muratura all’esterno .
Una situazione ad dir poco grottesca quella denunciata dalla direttrice della Casa Museo e della Biblioteca pirandelliana, Gabriella Costantino: “Ho inviato al dipartimento Beni culturali della Regione tre programmi di manutenzione ordinaria, più un piano per il restauro del fondo antico“. Nessuna risposta è mai arrivata. L’ultima manutenzione risale a 15 anni fa. La situazione peggiora di giorno in giorno tanto che la dirigente ha trasmesso al dipartimento anche una richiesta di interventi di somma urgenza perché dal soffitto ci sono infiltrazione d’acqua, una minaccia per le stanze dove viene custodito il patrimonio culturale lasciato dal grande scrittore siciliano.
La dimora premio Nobel per la letteratura dove vengono custoditi oggetti personali, fotografie, onoreficenze, recensioni, lettere, manoscritti e prime edizioni di libri con dediche autografe, il vaso greco servito per traslare le ceneri dal cimitero del Verano a Agrigento è TOTALMENTE INVASA DAL DEGRADO In più alcuni dipendenti sussurrano: “Ci sono le zecche. Dobbiamo aspettare che qualche turista venga morso?”.
Insomma, più che vergogna, non saprei che sentimento provare, e , nel rendermi conto che viviamo in un periodo di crisi, non riesco proprio ad accettare il fatto mentre ci siano i soliti ricconi ad indossare la maschera di classe dirigente, un pezzo di cultura muore, semplicemente perché abbandonata nell’oblio!
Ciò che noi conosciamo di noi stessi, non è che una parte, forse una piccolissima parte di quello che noi siamo. E tante e tante cose, in certi momenti eccezionali, noi sorprendiamo in noi stessi, percezioni, ragionamenti, stati di coscienza che son veramente oltre i limiti relativi della nostra esistenza normale e cosciente. (dal saggio Umorismo, pubblicato nel 1908)