La canzone d’autore italiana è un fenomeno complesso, unico nel suo genere e per questo meraviglioso.
Sembra strano da considerare, ma sin dalle sue origini la poesia italiana è stata pensata per essere musicata.
Per i poeti italiani del ‘200 e del ‘300 era una prassi comune utilizzare la musica nei loro componimenti. Infatti il rapporto tra musica e testo nasce con i sonetti della Scuola Siciliana e del Dolce Stil Novo e perfino Dante Alighieri chiese all’amico Casella di musicare la seconda canzone del Convivio.
Col passare del tempo il sodalizio tra musica e poesia ha dato vita a un vero e proprio fenomeno culturale, la Canzone d’autore.
Per comprendere la portata sociale e culturale del “fenomeno canzone” è necessaria una breve parentesi storica. Alla fine degli anni Cinquanta la società italiana si è notevolmente trasformata: c’è stato il passaggio dal mondo rurale a quello urbano, dal lavoro contadino a quello operaio e impiegatizio; c’è stata la scolarizzazione di massa e la diffusione di beni di consumo durevoli.
I giovani prendono consapevolezza del proprio ruolo in società; le donne chiedono un ruolo diverso da quello scelto per loro e la nuova classe operaia rivendica quel benessere economico che altri ceti si erano già assicurati.
Gli intellettuali, soprattutto di sinistra, assumono un atteggiamento di rifiuto nei confronti della cultura popolare e di massa, residuo dell’ultimo fascismo, come atto di protesta nei confronti di quella classe politica che ignorava completamene i nuovi mutamenti sociali. Poeti, musicisti, artisti e scrittori iniziano a cercare nuove forme artistiche e nuovi mezzi di comunicazione in grado di dare voce alla storia di quegli anni.
A dare una svolta è il gruppo Cantacronache, nato a Torino nel 1957, che ha lasciato un segno duraturo nella successiva storia della canzone italiana.
Fondato da Sergio Liberovici e Michele L. Straniero, il gruppo raccoglieva poeti, musicisti, musicologi e letterati: Emilio Jona, Fausto Amodei, Italo Calvino, Franco Fortini, Giorgio De Maria, Margot Galante Garrone.
Ispirati dall’esempio degli chansonniers francesi (sopratutto Bertolt Brecht e Kurt Weill) e dai cantastorie italiani, il gruppo cerca di creare un nuovo tipo di canzone, che tratti di argomenti politici e sociali, a volte esistenziali, per prendere le distanze dalla canzonetta di consumo nata col Festival di Sanremo nel 1951. Lo scopo era quello di denunciare la situazione in cui versava la popolazione operaia e ridare memoria a vicende e avvenimenti che la classe dirigente cercava di oscurare. Nascono canzoni indimenticabili, come “Dove vola l’avvoltoio” , con testo scritto da Italo Calvino e cantato da Pietro Buttarelli, e l’immortale “Per i morti di Reggio Emilia” di Fausto Amodei.
Sviluppatosi in ambienti sopratutto intellettuali e politici, Cantacronache ha inconsapevolmente innescato un fenomeno culturale che ha portato alla creazione di un nuovo genere musicale:
nasce un’altro collettivo, Giro a vuoto, un primo esempio di spettacolo-canzone, ideato da Laura Betti nel 1960 a cui hanno partecipato scrittori come Montale, Calvino e Pier Paolo Pasolini. (Pasolini stringerà con Laura Betti un sodalizio artistico tra i più proficui dell’orizzonte italiano). Nasce la cosiddetta “Scuola Genovese“, con Fabrizio De André, Luigi Tenco, Gino Paoli, Sergio Endrigo, Umberto Bindi.
Paradossalmente, con Cantacronache la Canzone d’autore inizia a svilupparsi in un contesto in cui l’autore non contava nulla ed era il messaggio veicolato da testo e musica ad avere peso.
Soltanto successivamente il titolo ‘d’autore’ ha iniziato ad acquistare importanza, finendo per diventare una garanzia di ritrovare in quelle canzoni le tematiche e le particolari melodie che l’élite intellettuale prediligeva. Prende piede la figura del Cantautore , strettamente legato al ruolo di cantante e autore.
Da questo momento in poi la Canzone d’autore si afferma definitivamente, trasformandosi da esperimento di denuncia politica a fenomeno artistico consolidato. L’attenzione al testo è maniacale e le composizioni musicali sono sempre più curate in modo che le note possano accompagnare al meglio la difficile allitterazione della lingua italiana.
Raccontare nel dettaglio la trasformazione della canzone popolare italiana in Canzone d’autore è troppo complicato, forse impossibile in semplice articolo. Sono stati scritti testi e testi sull’argomento, molti con opinioni discordanti su parecchi dettagli. Ciò che conta è non dimenticare le motivazioni e le vicende che l’hanno vista nascere.
Sorta per desiderio di denuncia, la Canzone d’autore è diventata una pietra miliare nella nostra cultura, imitata e apprezzata in tutto il mondo. Nonostante alcune accuse di essersi affermata soprattutto in ambienti intellettualoidi, la Canzone d’autore italiana non è morta negli anni Cinquanta e Sessanta, ma è mutata, si è rimodernata per arrivare fino all’epoca attuale, senza mai perdere la sua ragion d’essere: osservare il mondo con lucidità e raccontare verità della vita, a volte scomode, che l’uomo tende a non notare.
Antonia Galise