La candela è una sorgente luminosa e di calore, formata da uno stoppino che attraversa e fuoriesce da un solido combustibile. Rispetto le lampade ad olio che puzzano, inquinano e sono costose, le candele si sono conservate nel tempo, grazie alla loro versatilità nei diversi utilizzi che offre. Ovviamente, il monopolio dell’illuminazione lo acquistò la lampada ad incandescenza, ed oggi le lampade fluorescenti.
La candela nelle sue forme
Cero: la candela per i fioretti, quella che si accende quando si va in chiesa
Cerone votivo: la candela che si trova nei cimiteri, avvolta in una scocca (generalmente rossa) con immagini religiose.
Padella romana: candela bassa e larga con stoppino spesso.
Candelotto: candela tozza, eretta senza sostegno.
Candelina: per le torte, o per l’albero di natale.
Lumino: quel brucia essenze che va nel fojòt.
La candela nella storia
Nella Roma antica, le candele erano fatte col grasso animale, perché la cera d’api costava. Tali candele emettevano fumo e puzzavano.
All’inizio del 18esimo secolo si adottarono candele fatte con colla di pesce, poi, verso la fine dello stesso secolo, fu sostituito con olio di semi di colza.
Nel 1834 fu inventata una macchina che fece crollare il prezzo delle candele: in grado di produrne 1500 all’ora. Si cominciò poi a fare più stoppini intrecciati per mantenere costante l’altezza della fiamma.
Nel 1850, James Young cominciò a distillare la cera pura, elevando la qualità della candela. In seguito, un azienda cominciò ad usare la distillazione al vapore degli elementi base, prima di procedere con la fabbricazione del prodotto. In questo modo, grasso industriale, o grasso della pelle, od olio di pesce non producevano combustione di organico, ma diventavano ecologiche.
Prima degli anni 70′ del secolo scorso, le candele avevano “un’anima” di piombo per mantenerle erette durante la fase di scioglimenti. Poi, per evitare reazioni nocive per l’uomo, sono state fabbricate con un fissante in zinco. In sostituzione al metallo, si usa anche carta, o cotone.
Un excursus sui materiali che la candela coinvolge
Quindi, abbiamo già detto che la candela veniva fatta col grasso animale. Ma anche la cera d’api su ordinazione, per chi se la poteva permettere. Poi, venne impiegato l’olio di pesce, ricavato dalla testa del capodoglio e, in quantità minori, da altre specie ittiche. In alternativa, l’olio di pesce si ricavava dal grasso della balena. Nell’800 girava un commercio incredibile, in quanto “l’olio di Capodoglio” serviva per fabbricare le candele e per alimentare le lampade ad olio, con essendoci il kerosene, e produceva poco fumo. Sempre nello stesso periodo, in parallelo a questa “caccia alle balene“, confermata anche dal romanzo di Herman Melville, si facevano candele anche con la stearina.
Questa sostanza veniva fuori unendo la glicerina all’acido stearico. Inoltre, essendo la stearina tra i principali ingredienti dei grassi vegetali e animali, la si andava a prendere da dove conveniva, ergo, dall’olio di palma. Poi, vennero le cere di derivazione petrolifera, e nacquero le candele di paraffina. La paraffina è composta da catene di solo carbonio ed idrogeno, è solida, biancastra, insolubile in acidi e acqua. Per utilizzare tale sostanza nella fabbricazione delle candele, viene mischiata con acido stearico per indurirla, schiarirla e farla sciogliere più lentamente.
La tecnologia potrà pur andare avanti, ma ci saranno sempre dei romantici che faranno cene a lume di candela.
Daniel Pastore