La campagna elettorale più porno di sempre

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La miniatura di un video su YouTube che ironizza sui video postati da Berlusconi su TikTok

Una campagna elettorale venuta prima del tempo

Il governo dell’assembramento era teso, ansioso, così le elezioni sono venute in modo precoce. D’altronde, quell’anno e passa di continue rotture non poteva che portare ad una crisi. Beninteso, non si tratta per esteso anche di una crisi democratica – quella ha radici molto profonde. Eppure, molti in estate han spergiurato le urne, ma la democrazia non può avanzare a trazione dimezzata! Ad ogni modo, la tragedia è stata ben altra: una campagna elettorale in estate, la prima nella storia repubblicana.

La campagna elettorale più porno di sempre

Tempo fa lessi un’intervista fatta dall’Espresso ad una ballerina di burlesque. Parlando del concetto di erotismo, la ballerina disse: « [. . .] Può assumere sfumature diverse ma sicuramente si distingue dalla pornografia. L’erotismo non mostra sé stesso, anzi crea un mistero, si vela. La pornografia è il contrario, sbatte tutto in faccia: e oggi ha vinto sull’erotismo». In effetti, questi mesi mediatici di erotico hanno avuto ben poco. Tutt’al più, hanno visto il porno trionfare sovrano. “Tu sei cattivo con me perché / ti svegli alle tre per guardare quei talk un po’ porno“. Ok forse non faceva così, ma il succo è quello.

Giorgia Meloni e la scelta vincente

POV: sei la leader dell’unico partito di opposizione al governo in carica. Peraltro, in un Paese con l’antipolitica alle stelle. Olé! A Giorgia Meloni, checché le si dica, non manca il savoir-faire. Di lei si ricordano i reboanti interventi contro il Conte bis in tempi di Covid. Come dimenticare poi quest’opera somma di politica, oserei dire, eclettica: « Non faccio vaccinare mia figlia di 5 anni con un vaccino che non ha terminato la sperimentazione per consentire agli immigrati di sbarcare illegalmente in Italia». Sentendo questo, l’elettorato reazionario s’è arrapato di brutto.

Il disperato erotico stomp della Lega

Il partito che però più di tutti ha diffuso la filosofia porno è stata la Lega. Umberto Bossi con la canottiera è una sacra icona del celodurismo. I giorni andati della dirigenza che fu lasciano il posto ad un’altra più sobria, si fa per dire. Dopo l’exploit nella scorsa tornata, il Carroccio sta accorto a non farsi schiacciare dalla nuova fiamma missina. Soprattutto perché, nel caso di una debacle, il partito potrebbe domandarsi sul futuro di Salvini. Poche ore dopo la caduta di Draghi, era già iniziato il disperato erotico stomp di Matteo: circondato da madonne e santini in diretta nazionale. Tanto “Pop porno”, dove ‘pop’ sta per ‘populista’. Anche in Salvini persiste lo svampo di energia maschia: « Sì, io sudo, non sono mica come quelli del Pd che non sudano mai».

Berlusconi, filantropo antico

L’età non è certo il freno ultimo della libido. Berlusconi lo dimostra, ma questo lo sapevamo già da tempo. Ad alcuni cronisti ha detto che con una compagna come la Fascina non può chiedere di meglio dalla vita. Eppure il Cav non arretra e sbarca su TikTok. L’Italia è piena di giovani elettori, e lui non intende rinunciarvi. Così sfodera il suo fascino da filantropo antico. Anche perché il suo zoccolo duro  sono coloro che, con rispetto parlando, rientrerebbero nella categoria granny.



Renzi e Calenda

Passiamo oltre, è risaputo che i moderati non sanno affabulare il popolo italiano. Anzi, rischiano di tediarlo non poco con quei discorsi sulla serietà. Calenda può puntare sulla cultura che di certo non gli manca. Perlomeno il leader di Azione ci ha regalato la passione degli amori occasionali: cos’è la rottura col PD se non l’ennesima storia estiva che non arriva all’autunno? Forse ancor meno di una storia, se vogliamo una sveltina. Addirittura, infranta in diretta tivù. Qualche sociologo da strapazzo (cit.) potrebbe usare il terzo polo come tesi alla società liquida di Bauman.

Una fredda sinistra

Enrico Letta non tiene testa al carisma delle destre, e questo è un dato di fatto. Di conseguenza, il clima a sinistra s’è fatto tiepido e stagnante. In certi casi, la mancanza di porno è diventata repressione, che può portare alla violenza. Forse è il caso del governatore Emiliano: « Da qui non passeranno [. . . ] perché noi non abbandoneremo mai il campo qualunque sia il risultato. E sputeranno sangue per cambiare quello che noi siamo riusciti a realizzare in questi anni». Oppure il comunista Acerbo, e il gioco di parole non era voluto, che vuole lo squadrismo per Calenda. In fondo, è anche normale che finisca così se agiti il fascismo un giorno sì e l’altro anche. La sinistra non sa più come arrivare alla pelle della gente. Ma sa come stargli sulle palle.

Conte e il calore popolare

Il cosiddetto avvocato del popolo è, in effetti, l’unico leader di sinistra a parlare in gentese. Sinistra per alternativa, mica per tradizione, sia chiaro. Giuseppe Conte partiva da una, presunta, posizione svantaggiata, perché si era sorbito la colpa di aver fatto cadere il governo. Intanto l’ex premier ha tenuto botta, facendo propaganda con l’agenda sociale. Il fascino di Conte aiuta i consensi, senz’altro. Superfluo annoverare le numerose bimbe sparse per l’Italia. Con buona pace di chi gli dava del “terrorista ceceno- foggiano”, Conte resta l’unico leader in grado di ricevere il calore popolare. Le passeggiate in camicia bianca sotto il sole siciliano funzionano più di venti interviste sull’antifascismo.

Si chiudono le danze

Dunque, siamo giunti all’Armageddon. Avrei detto che son stati mesi travagliati, ma direi una menzogna. Forse nelle redazioni e nei salotti, perché per quel che mi riguarda non ho udito questo gran vociare di elezioni tra la gente. Per intenderci, non c’è stata notizia di scontri politici. Sembra quasi che la politica abbia fatto da sfondo alla solita e maledetta noia. Difatti, nel segno dell’indifferenza, i politici sono diventati più spudorati di prima. In certi casi perfino coi meme, anche da chi non te l’aspetti. In ogni caso, si chiudono le danze e si prepara il palcoscenico per il prossimo governo. Non so voi, ma quest’aria di novità mi rende entusiasta e affamato di notizie.

Una storia più autoritaria che democratica

Da Masaniello a Mussolini, e forse anche la Meloni. Nessun “fattore M” o cazzate simili, solo un Paese ammaliato dall’autorità. Almeno su questo, la leader di FdI potrebbe rompere la tradizione dei leader maschi di sesso e pure di fatto. Si dice che a Mussolini gli puzzassero i piedi, forse Nietzsche aveva ragione sull’eterno ritorno. Nonostante sembri un dato marginale, l’aspetto umano dei leader politici la dice lunga sulla storia di un Paese. Ve lo immaginate Berlusconi a regnare sugli inglesi? Nemmeno io. Parossismi a parte, voglio lasciarvi con questa citazione di Popper che mi colpì molto un anno fa, mentre preparavo un esame:

Ogni umanitario, e soprattutto ogni cristiano, dovrebbe affermare che se esistesse la storia universale dell’umanità, sarebbe la storia di tutte le speranze, le lotte e le loro sofferenze umane; sarebbe la storia di tutti gli uomini, per la ragione che nessun uomo è più importante di un altro uomo. La storia dei Grandi e dei Potenti è una commedia superficiale, un’opera buffa. Solo uno dei nostri peggiori istinti, la venerazione idolatrica del potere, ci ha spinto a ritenere reale proprio questa superficiale commedia.

Matteo Petrillo 

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