In Sicilia si è insediato un albero che solo nelle regioni scandinave potrebbe sopravvivere, com’è arrivata la Betulla dell’Etna sull’isola?
Tra le tappe degli amanti della montagna e delle escursioni avventurose c’è sicuramente l’Etna, con i suoi paesaggi suggestivi e la sua varietà di specie. Tra le tante singolarità del vulcano c’è la Betulla dell’Etna. Il rarissimo albero endemico del territorio etneo si è insediato sulle alture della montagna, ma ha delle origini misteriose e antichissime. Il suo tronco bianco ghiaccio, rigati da tipici solchi scuri, sorge dal nero della pietra lavica, regalando uno scenario dal fascino gotico. Al contrario, quando il suolo si tinge di bianco con le abbondanti nevicate, attraversare il sentieri costeggiati dai tronchi della Betulla dell’Etna è quasi come addentrarsi in un bosco fatato.
Ad aggiungere fascino, c’è il mistero della sua presenza proprio al sud Italia. Infatti è molto difficile scovare una tale vegetazione se non nelle regioni scandinave. Come ha fatto, quindi, a percorrere tanta strada?
La sua storia inizia 70.000 anni fa
La betulla dell’Etna, definita anche betula aetnensis ha origini antichissime. È nata spontaneamente durante l’ultima era glaciale. Per la precisione, nell’arco di tempo meglio noto come glaciazione Würm, avvenuta nel Pleistocene, incominciato circa 110.000 anni fa e terminato all’incirca 11.700 anni fa. L’effetto prodotto da questa fase fu l’espansione dei ghiacciai nell’attuale zona temperata. Ciò un’influenzò profondamente il calore geotermico e le tipologie di flusso delle acque sotterranee. Questo tipo di glaciazione interessò tutto il territorio dalle Alpi fino al sud. Ma in particolare, nel versante nord, nord-est e nord-ovest del vulcano Etna, a quote comprese tra 1450 e 2000 metri, trovò terreno fertile la rarissima pianta arborea. Tuttavia impiegò un lasso di tempo di circa 60.000 anni per adattarsi al territorio lavico: gli studiosi affermano che questa rara pianta apparve all’incirca tra i 70.000 e i 10.000 anni fa.
La lunga fase di adattamento
Grazie agli effetti della glaciazione Würm, la pianta che avrebbe potuto sopravvivere solo ad altissime latitudini riuscì a scendere anche in alcune zone della Sicilia, anch’esse seppellite dal gelo. Alla fine della glaciazione, circa 10.000 anni fa, la Betulla dell’Etna rimase confinata solo sul versante nord, nord-est e nord-ovest della montagna, l’unico territorio in cui, allo scioglimento dei ghiacciai, rimasero le condizioni favorevoli per sopravvivere.
Ma a rendere questa particolare Betulla una rarità tipica del territorio siciliano fu la particolare fase di adattamento. La pianta diventò endemica e simbolo di un intero territorio solo dopo essersi evoluta anche grazie all’azione concimante della cenere vulcanica (quasi come nel caso della pianta del pistacchio di Bronte).
Un interessante itinerario per ammirare la rara betulla dell’Etna è quello dei Monti Sartorius. Partendo dalla zona Citelli (dalla strada Mareneve) è possibile percorrere la “bottoniera” di crateri risalenti all’eruzione del 1865 e che prendono il nome da Wolfgang Sartorius, il geologo tedesco che li ha scoperti. Proprio qui domina il rigoglioso bosco di betulle.
Silvia Zingale