La Banca Mondiale sospende i finanziamenti all’Uganda a causa della legge anti-lgbtq+

La Banca Mondiale sospende i finanziamenti all'Uganda.

La Banca Mondiale ha emesso, nella giornata di mercoledì 9 agosto 2023, una nota nella quale dichiara la sospensione dei finanziamenti all’Uganda. La causa di tale presa di posizione è riconducibile all’approvazione dell’Anti-homosexuality Act.

La Banca Mondiale ha dichiarato che la legge anti-lgbtq+ approvata dal governo ugandese viola i valori riconosciuti dall’istituto di credito ed è questa la motivazione che ha portato alla decisione di sospendere i finanziamenti all’Uganda.

I finanziamenti pubblici saranno quindi bloccati fino ad una nuova revisione di tale legge, con l’obiettivo di proteggere le minoranze dalla violazione dei diritti civili e dalla discriminazione sessuale e di genere.

Infatti, nel maggio scorso, una commissione delegata dalla Banca Mondiale si è recata nel Paese africano per partecipare ad un summit dove proponeva una revisione di tale disposizione, cercando di garantire la tutela delle minoranze.

La Banca Mondiale ufficializza la sospensione dei prestiti all’Uganda

A fine luglio, alcuni dei membri del Congresso americano avevano chiesto ad Ajay Banga, presidente della Banca Mondiale, l’interruzione di tutti i finanziamenti all’Uganda, attuali e futuri, fino a quando la legge contro l’omosessualità non venisse ritirata.

L’ufficialità della presa di posizione da parte del Presidente Banga è arrivata solamente dopo le continue pressioni fatte da 170 gruppi civici che chiedevano “azioni specifiche, concrete e tempestive”.

Nel comunicato ufficiale divulgato da Washington, la direzione della Banca Mondiale spiega le motivazioni principali che hanno portato all’ufficialità di tale decisione. La legge anti-lgbtq+, infatti, non rispecchia i valori riconosciuti dall’ente di credito. Nonostante sia stata dichiarata anche la volontà di difendere i diritti di tutti i cittadini ugandesi “a sfuggire alla povertà, accedere a servizi vitali e migliorare la propria vita”, la sospensione dei finanziamenti all’Uganda è risultata inevitabile.




“Crediamo che il nostro obiettivo di sradicare la povertà su un pianeta vivibile sia realizzabile solo se include tutti, indipendentemente dall’etnia, dal genere o dall’orientamento sessuale. Questa legge sfida quegli sforzi.”

La Banca Mondiale ha inoltre asserito di aver avviato trattative con Kampala, per spingere le autorità a riconsiderare e revisionare la legge nel minor tempo possibile.

Le condanne internazionali all’Anti-homosexuality Act

Il presidente dell’Uganda Yoweri Museveni, in carica dal 1986, ha approvato la legge in via definitiva il 29 maggio scorso, suscitando indignazione da parte delle organizzazioni per i diritti umani e di molti paesi occidentali.

Gli Stati Uniti, considerati uno dei principali partner commerciali, hanno annunciato tramite un intervento del Segretario di Stato, Antony Blinken, la riduzione della concessione dei visti di accesso al Paese per alcuni funzionari ugandesi. Un esempio è rappresentato dalla revoca del visto alla Presidente del parlamento dell’Uganda, Anita Among.

Anche il Parlamento europeo ha manifestato la sua disapprovazione verso il disegno di legge ratificato in Uganda, chiedendo agli Stati europei di fare pressioni su Museveni per cercare di evitare la messa in vigore definitiva della normativa ugandese.

È scesa in campo contro la legge anti-lgbtq+ anche la Open for Business Coalition che riunisce molti colossi economici, tra i quali anche Microsoft e Google, ma non sono state attuate nessun tipo di sanzioni o limitazioni da parte loro.

Le critiche non provengono solamente dall’Occidente, infatti, anche gruppi di attivisti ugandesi si sono schierati con l’intento di avviare un’azione legale per annullare tale provvedimento legislativo. Condannando tale legge come discriminatoria, hanno risposto le loro speranze in un episodio precedente, avvenuto nel 2014, quando una legge simile (soprannominata “kill the gays”) fu annullata dalla Corte Costituzionale.

La risposta di Museveni alla sospensione dei finanziamenti all’Uganda

Il Presidente ugandese ha definito l’omosessualità un disturbo psicologico. Con tale decreto-legge ha imposto la pena capitale per “omosessualità aggravata”, reato che include la trasmissione dell’HIV attraverso il sesso gay e 20 anni di carcere per “promozione” all’omosessualità.

La sua posizione nei confronti delle critiche internazionali è stata netta. Museveni ha respinto le critiche occidentali  contro la legge da lui firmata, che ha definito come necessaria per impedire il “reclutamento” di persone da parte della comunità lgbtq+.

Okello Oryem, attuale Ministro degli Esteri ugandese, ha invece mosso accuse verso la Banca Mondiale definendola un ente ipocrita. Secondo il suo parere, continua a finanziare Stati che hanno atteggiamenti molto più severi nei confronti degli omosessuali. Cita come esempi il Medio Oriente e l’Asia, affermando che:

La Banca Mondiale è stata messa sotto pressione dai soliti imperialisti”

Andrea Montini

 

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