La balbuzie e il fenomeno del bullismo

balbuzie e il fenomeno del bullismo

La balbuzie e il fenomeno del bullismo sono due tematiche strettamente correlate che richiedono un approfondimento per comprendere appieno le sfide che affrontano le persone colpite da questo disturbo del linguaggio.


In termini medici viene chiamato “disturbo della fluenza verbale”, la balbuzie è una condizione ben nota, che colpisce in Italia circa 1 milione di individui, prevalentemente di sesso maschile. I primi sintomi di questo disturbo si manifestano in media intorno ai tre anni di età. Nel 88% dei casi, la balbuzie regredisce spontaneamente entro i sei anni di età; tuttavia, quando ciò non avviene, il disturbo può avere gravi ripercussioni psicologiche. Chi ne è colpito sperimenta sensazioni di frustrazione, vergogna, paura e bassa autostima. Queste persone sono anche spesso vittime di discriminazione, un fenomeno noto come “voice shaming”, che si manifesta principalmente durante l’età scolare e può sfociare in atti di bullismo. Secondo la letteratura internazionale, i soggetti balbuzienti sono tre volte più a rischio di discriminazioni e bullismo rispetto ai loro coetanei. Inoltre, il 70% di loro afferma di aver perso almeno un’opportunità di impiego o promozione a causa del disturbo legato alla propria voce.

Un Osservatorio dedicato al fenomeno del “voice shaming” ha posto l’attenzione su questa problematica. L’associazione Vivavoce ha lanciato il primo progetto in Italia con l’intento di studiare il fenomeno e diventare un punto di riferimento autorevole sull’universo della voce e delle problematiche ad essa collegate. L’obiettivo di questo progetto è la prevenzione delle discriminazioni e del bullismo e la promozione di una cultura più inclusiva nei confronti di coloro che soffrono di disturbi vocali.

La balbuzie, spiegata in termini medici, deriva da una difficoltà di respirazione che è collegata a uno stato di ansia. Le persone che ne soffrono hanno difficoltà a respirare in modo adeguato, causando un’apnea che occlude le corde vocali e impedisce loro di emettere suoni in modo fluido. Questa condizione può generare ulteriore ansia, poiché chi ne è affetto è consapevole della sua difficoltà e prova disagio emotivo e psicologico, specialmente in situazioni sociali estese, come quelle legate all’ambito scolastico, lavorativo o sportivo. Per diagnosticare la balbuzie in modo definitivo, è necessario attendere almeno i sei anni di età. Tuttavia, se sussiste un sospetto tra i tre e i sei anni, è utile sottoporre il bambino a visite otorinolaringoiatriche ripetute nel corso degli anni, al fine di valutare l’evoluzione o l’involuzione del disturbo. Anche la consulenza del pediatra, che conosce il bambino fin dalla nascita, e di uno specialista psicoterapeuta, è utile per dare indicazioni sulle modalità di respirazione corretta, attraverso insegnamenti che devono essere strutturati come attività ludiche nei primi anni di vita. Il gioco è un metodo efficace per insegnare ai bambini tecniche e trucchi per respirare in modo adeguato, riducendo i livelli di ansia che sono alla base della balbuzie.

Il trattamento della balbuzie varia a seconda dell’età del soggetto e degli obiettivi da raggiungere. Spesso richiede un approccio multidisciplinare, coinvolgendo esperti di diverse discipline, come logopedisti e psicologi, oltre a insegnanti e genitori, che possono svolgere un ruolo significativo.

L’associazione Vivavoce ha anche identificato una serie di falsi miti sulla balbuzie e su chi ne soffre. Uno di questi miti è che chi balbetta è ansioso e timido. Sebbene chi balbetta possa sperimentare un aumento dell’ansia, la balbuzie non è necessariamente causata da tratti di ansia o timidezza. In realtà, la balbuzie è un disturbo complesso che coinvolge molteplici fattori fisiologici, genetici, ambientali, cognitivi, linguistici ed emotivi. Eventi traumatici non sono la causa principale della balbuzie, anche se possono contribuire ad intensificarla. Inoltre, la balbuzie non è causata dal comportamento dei genitori, ma ha radici neurologiche legate al controllo motorio del linguaggio. L’ansia e lo stress sono conseguenze dell’insorgere della balbuzie e non ne sono la causa. Non esiste alcuna connessione tra intelligenza e balbuzie, e questa credenza è uno dei falsi miti più dannosi, in quanto può generare pregiudizi e discriminazioni. La balbuzie non è contagiosa, ma è influenzata da una componente genetica. Sebbene nell’88% dei casi la balbuzie regredisca da sola entro il sesto anno di vita, nel restante 12% è necessario un percorso riabilitativo personalizzato per affrontare le diverse componenti complesse del disturbo.

La balbuzie è un disturbo del linguaggio che può avere profonde ripercussioni sulla vita delle persone che ne sono affette. La Giornata di Sensibilizzazione del 22 ottobre è un’occasione importante per promuovere la comprensione e l’inclusione di coloro che lottano con questa condizione. Attraverso la diffusione di informazioni accurate e la rottura di falsi miti, possiamo contribuire a creare una società più empatica e inclusiva per chi vive con la balbuzie.

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