Nato nel 1871, lo scrittore francese è annoverato tra gli autori più innovativi della narrativa moderna. Il maestro del romanzo moderno si cimenta per più di 20 anni nella stesura del suo capolavoro “Alla ricerca del tempo perduto”.
L’opera monumentale di Proust
“Alla ricerca del tempo perduto” è un titolo che condensa bene i 7 volumi e le più di 3000 pagine dell’opera, raccogliendo in 5 parole l’intero significato del libro. La Recherche, scritto in prima persona, ci racconta una storia, quella di Marcel, un giovane appartenente all’aristocrazia parigina, cagionevole di salute e con la vocazione per la scrittura. È un susseguirsi di eventi, a tratti comici, altre volte drammatici. Ma a far da protagonista alle 3724 pagine è soprattutto l’alta società parigina di fine 800, con la sua eleganza, ma anche con la meschinità e la falsità che la contraddistingue. Proust, infatti, mette in evidenza i caratteri negativi della sua epoca, spesso ironizzandoci, ma soprattutto riuscendo bene a rendere la sua Parigi fuori dal tempo.
Sono più di 2500 i personaggi che compaiono nel libro, che danno uno spaccato ben preciso della società in cui viveva l’autore. Tanti sono, infatti, gli eventi e le storie che vengono raccontate all’insegna di un raffinato snobismo.
Proust e Bergson: una questione di tempo
“Raramente l’introspezione è stata spinta così lontano. È una visione diretta e continua della realtà interiore.”
Queste sono le parole con cui Henri Bergson descrive in modo sintetico ma accurato il secondo volume dell’opera di Proust, À l’ombre des jeunes filles en fleurs, in occasione del Premio Goncourt del 1919. Sono parole pregne di significato da cui traspare un rapporto tra il filosofo e il romanziere. Proust, infatti, è reduce dalla lezione di Bergson, che indagò una moderna concezione del tempo, scindendo il tempo della scienza dal tempo della vita. Il tempo della vita è il tempo soggettivo, che coincide con il flusso della coscienza ed è rappresentato dalla durata. Proust si ispira a questi concetti e definisce una nuova concezione di tempo, quella interiore, ponendo al centro della sua opera la memoria. La memoria permette all’uomo di ritrovare, attraverso sensazioni, sapori, odori l’autenticità dell’attimo fuggente in cui le abbiamo provate. Proust, di fatto, fa della memoria lo strumento per comprendere il significato del tempo.
L’opera rappresenta il punto d’incontro tra arte e vita, tra concreto e astratto. L’autore de la Recherche riesce a sintetizzare questi due concetti in modo esemplare. La descrizione attenta e dettagliata della vita si amalgama con l’esperienza letteraria, la quale si sviluppa attraverso la nuova concezione di tempo, che esula dal tempo storico. La linea del tempo non esiste più, è la soggettività della memoria che prende il sopravvento e diventa centrale. È dunque grazie al tempo interiore che si riesce a fissare in eterno il ricordo.
Proust e la sua Parigi fuori dal tempo
La Parigi evocata da Proust è soprattutto quella della “Rive Droit” della senna. Gli ambienti prediletti sono il quadrilatero che va da Place de la Concorde al parc Monceau, fino all’Étoile ed anche tutte les avenues degli Champs-Élysées. Luoghi, questi, sorti sotto il regno di Napoleone III e il cui riassestamento è merito del barone Haussmann. Sono vie suggestive, da cui traspare la raffinatezza della società che si deliziava con i grandi gala, le riunioni mondane nei salotti e le squisite serate a teatro: scene di vita a cui Proust rende abilmente omaggio. Con le sue descrizioni, infatti, diventano eterni, e non è difficile farli propri e riviverli. Le descrizioni dei paesaggi hanno un che di etereo:
“Nel riquadro del finestrino, al di sopra di un boschetto nero, vidi delle nubi concave la cui dolce lanugine era d’un rosa fisso, morto, immutabile, come quello che tinge le piume dell’ala che se n’è imbevuta o il pastello dove l’ha collocato la fantasia del pittore.”
La bontà dei dolci come i soufflés al cioccolato, le epifaniche madeleine, o la tonalità di colore di un drappeggio di un abito sono tra i minuziosi dettagli che rendono questa opera unica. Importanti luoghi di incontri per l’imponente romanzo sono il Café de la Paix o il Trocadéro, simbolo della gelosia di Marcel per la bella Albertine. Altra ambientazione emblematica è l’Opéra Garnier, dove il protagonista ricerca la contessa Greffulhe:
“Non so quante volte sono andato all’Opera, solo per ammirare il suo portamento mentre saliva la scala”.
La ricerca della realtà nella società parigina
Quello per cui il romanzo si eleva è in particolare la peculiare e ostinata osservazione della realtà da parte dell’Io narrante. Il narratore, infatti, analizza con occhi attenti anche le situazioni più ambigue ed anomale, le passioni più intime e morbose che rendono la Recherche una spettacolare indagine della varietà e della complessità della vita. Proust denuda la realtà, la spoglia della superficialità che la caratterizza e lo fa in modo diretto ma con la sua sensibilità e delicatezza riesce a penetrare nell’interiorità dei personaggi e riesce a rendere la sua Parigi fuori dal tempo.
“La vera varietà risiede in questa pienezza di elementi reali e inattesi, nel ramo carico di fiori azzurri che si slancia, contro ogni previsione, dalla siepe primaverile che sembrava già gremita, mentre l’imitazione puramente formale della varietà […] non è che vuoto e uniformità […]”