L’omicidio di Ignazio Salvo: la fine di un “intoccabile”

omicidio di Ignazio Salvo

Il 17 settembre segna l’anniversario dell’omicidio di Ignazio Salvo, uno degli uomini più potenti ed enigmatici della mafia siciliana. Questo imprenditore, esattore delle tasse, politico e mafioso, insieme al cugino Nino, ha detenuto un’influenza straordinaria sulla Sicilia per decenni. La sua morte violenta, avvenuta come quella del suo grande amico e sponsor politico, Salvo Lima, ha sconvolto il mondo criminale e politico dell’epoca.

Il 17 settembre è una data importante nell’oscura storia della mafia siciliana, poiché segna l’anniversario dell’omicidio di un uomo noto come un “intoccabile” nel mondo criminale, Ignazio Salvo. Quest’uomo dalle molteplici facce – imprenditore, esattore delle tasse, politico e mafioso – ha giocato un ruolo significativo nella scena mafiosa della Sicilia insieme al suo cugino, Nino Salvo. La loro ascesa al potere e il loro tragico declino rappresentano una delle pagine più oscure della storia italiana.

Le origini di Ignazio Salvo

Ignazio Salvo è nato nel 1932 a Salemi, in Sicilia. Per comprendere la sua figura, è essenziale menzionare anche Nino Salvo, suo cugino, con cui ha condiviso una carriera imprenditoriale, politica e mafiosa. Nel 1955, Nino Salvo sposò la figlia di Luigi Corleo, un uomo coinvolto nella riscossione delle tasse. Questo matrimonio segnò l’inizio di un’ascesa criminale che avrebbe portato i cugini Salvo a diventare uno dei gruppi più influenti nella mafia siciliana.

Il cartello della riscossione delle tasse

Insieme a Luigi Corleo e al cugino Ignazio, Nino Salvo creò un cartello che garantì loro una fetta significativa della riscossione delle tasse in Sicilia, controllando addirittura il 40% di queste entrate. Nel 1958, i cugini Salvo sostenerono l’onorevole Silvio Milazzo, che formò un governo regionale con un’inaspettata alleanza tra comunisti, missini e democristiani. Questo consolidamento di potere rese i Salvo ancora più influenti nella politica e nella finanza della Sicilia.

L’influenza politica e la costruzione dell’Hotel Zagarella

Grazie all’appoggio del sindaco di Palermo, Salvo Lima, i cugini Salvo ottennero l’appalto per la riscossione delle tasse a Palermo. Negli anni successivi, accumularno enormi profitti dai contributi europei destinati all’agricoltura siciliana, attraverso le aziende fondate con i proventi della riscossione delle tasse. Questo loro potere economico permise loro di costruire l’Hotel Zagarella, una delle strutture alberghiere più importanti di Palermo, con una superficie di 20.000 metri quadrati nella zona di Santa Flavia.

La caduta dei Salvo e il coinvolgimento politico

Nel 1975, Luigi Corleo fu sequestrato e ucciso su ordine di Totò Riina, il potente capo della mafia. Questo rapimento fu un colpo diretto all’influenza dei cugini Salvo e dei loro associati, tra cui Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, che non riuscirono a liberare l’ostaggio né a recuperare il suo corpo. Dopo l’inizio della seconda guerra di mafia, i cugini Salvo si schierarono  con i Corleonesi di Riina.

Legami con la politica e la fine tragica

Ignazio e Nino Salvo riuscirono a stringere rapporti con sempre più importanti politici italiani, tra cui Giulio Andreotti, Salvo Lima, Mario D’Acquisto, Rosario Nicoletti e Attilio Ruffini. Erano così influenti che persino Giulio Andreotti inviò un vassoio d’argento come regalo agli sposi durante le nozze della figlia di Nino Salvo nel 1976. Tuttavia, la fine tragica di Ignazio Salvo fu inevitabile.

L’assassinio di Ignazio Salvo

Ignazio Salvo fu ucciso il 17 settembre 1992 da un gruppo di killer capitanato da Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca e Antonino Gioè, su ordine di Totò Riina. Il motivo dell’assassinio era simile a quello di Salvo Lima: Salvo aveva promesso di intervenire per annullare la sentenza del maxiprocesso in Cassazione, ma non era riuscito a mantenere questa promessa. Alcuni collaboratori di giustizia sostengono che l’omicidio fosse anche un avvertimento a Giulio Andreotti.

Il Maxiprocesso e la sentenza della Cassazione

Nonostante la sentenza di primo grado del Maxiprocesso, la sentenza d’appello emessa nel 1990 ridusse le condanne contro i mafiosi, attenuando la tesi dell’inderogabilità dell’impianto verticistico della Commissione di Cosa Nostra. La mafia, tuttavia, non aveva perso la speranza, contando sulla Cassazione, ma questa speranza fu infranta quando la Cassazione confermò gran parte delle condanne di primo grado il 30 gennaio 1992.

La reazione della mafia e l’assassinio di Salvo Lima

La mafia reagì immediatamente all’esito sfavorevole del processo. Il 12 marzo 1992, due sicari uccisero Salvo Lima, uno dei politici più importanti in Sicilia e un fedele alleato di Giulio Andreotti. Questo omicidio fu un chiaro messaggio alla politica: Cosa Nostra non aveva più fiducia in coloro che avevano promesso di proteggerla.


Leggi anche “Salvo Lima e l’intreccio tra mafia e politica”

Ignazio Salvo è stato uno degli uomini più potenti della mafia siciliana, ma la sua ascesa è stata seguita da una caduta tragica. Il suo coinvolgimento nella politica e nella corruzione ha portato alla fine della sua carriera criminale e alla sua morte violenta, simbolicamente sancita dalla sentenza della Cassazione che ha messo fine a molti anni di negazione giudiziaria e ha colpito duramente il potere criminale della mafia. La storia di Ignazio Salvo è un capitolo oscuro nella lotta contro la mafia in Italia, ma anche una testimonianza della resilienza del sistema giudiziario contro le forze criminali.

Exit mobile version