Si è conclusa poco tempo fa l’operazione MIADIT (“Missione addestrativa italiana”). Con questo tipo di missione l’Italia addestra la polizia in Somalia, mandando team militari specializzati dell’Arma dei Carabinieri a svolgere esercitazioni prolungate con le forze dell’ordine locali. Questo accade però mentre l’ONU denuncia gli abusi delle forze dell’ordine somale, in particolare sul reclutamento di minorenni.
Missioni addestrative
Nel mese di giugno 2023 si è conclusa l’operazione militare MIADIT (“Missione addestrativa italiana”), grazie alla quale l’Italia addestra la polizia in Somalia. Si tratta di un accordo in cui l’Italia si impegna a svolgere operazioni di addestramento militari all’estero tramite corpi militari specializzati dell’Arma dei Carabinieri, con il fine, secondo le fonti istituzionali, di accrescere e rafforzare le forze dell’ordine locali e promuovere scenari di stabilizzazione.
La missione è il risultato di un accordo di cooperazione trilaterale tra lo Stato italiano e quello somalo e gibutiano, ed è volta a favorire la stabilità e la sicurezza della Somalia e dell’intera regione del Corno d’Africa, accrescendo le capacità nel settore della sicurezza e del controllo del territorio da parte delle Forze di Polizia somala.
Oltre all’accordo trilaterale tra Italia, Somalia e Gibuti, è stato anche aggiunto un accordo tra l’Italia e l’Autorità Nazionale Palestinese, che ha portato allo svolgimento di MIADIT anche in territorio palestinese. In totale, le missioni addestrative svolte dai carabinieri all’estero sono 18, di cui quella in Somalia terminata questo mese è l’ultima. Il recente provvedimento di proroga delle missioni militari all’estero ha inoltre confermato il l’intenzione del parlamento italiano di non interrompere queste operazioni.
Problemi umanitari
Nel frattempo però l’ONU, nel corso degli ultimi anni, si è impegnata a denunciare pubblicamente a più riprese diversi atti di abuso da parte della polizia della Somalia che l’Italia addestra. Per comprendere al meglio la questione, bisogna prendere in considerazione il report redatto dal Segretariato delle Nazioni Unite nel 2022, intitolato “Les enfants et les conflits armés” (“I bambini e i conflitti armati”). Questo documento serve a capire in quali Paesi del mondo i conflitti armati in corso si evolvono anche in molteplici situazioni di abusi nei confronti di minorenni. Per “abusi” ovviamente non si intendono solo atti fisici, ma anche atti di natura diversa che sono da considerare inaccettabili da un punto di vista dei diritti dei minori, come, per esempio, l’arruolamento nelle forze armate.
Nonostante venga spiegato come nei vari Paesi ci sia stata una collaborazione tra le Nazioni Unite e le parti coinvolte sui territori per proteggere i minori, viene evidenziato che i Paesi che hanno più frequentemente violato i diritti dei minori sono Afghanistan, Israele (di cui anche i territori palestinesi occupati), Siria, Congo, Yemen e Somalia.
Per quanto riguarda la Somalia, si confermano 3 340 casi di gravi violazioni che sono state commesse contro 2 687 bambini (2 041 maschi, 646 femmine), 604 dei quali sono stati vittime di molteplici violazioni. Di questi, 1 161 minori sono stati arruolati in gruppi militari, tra cui anche diversi gruppi governativi. Nonostante non sia stato possibile determinare quali ruoli svolgessero tutti i minori coinvolti, sappiamo che in alcuni casi svolgono ruoli ausiliari, mentre in altri vengono impiegati come combattenti.
Ma i casi di arruolamento non sono gli unici. In minor misura sono presenti anche diversi casi di uccisioni, ferimenti, abusi sessuali, ma anche di attacchi alle scuole, di rapimenti e di detenzioni forzate.
Perché L’Italia addestra la polizia in Somalia, nonostante le denunce dell’ONU?
Il motivo dietro così tante violazioni del diritto internazionale e, nello specifico, del diritto dei minori, è che la Somalia si trova ormai da decenni in perenne guerra civile dovuta a gruppi terroristici islamisti che cercano di prendere il controllo del territorio. Nell’ultimo decennio inoltre, il Paese si trova in uno stato di guerriglia che sta rendendo difficile da parte delle forze governative avere un controllo capillare della situazione su tutto il territorio.
Il fatto che l’Italia collabori acriticamente con le forze dell’ordine governative è da considerare problematico, in quanto le violazioni dei diritti dei minori li portano fin dalla tenera età ad arruolarsi in polizia e in altri corpi militari.
C’è anche da considerare che queste scelte sono completamente in linea con la politica internazionale italiana da anni. Basti pensare all’Egitto, Paese a cui l’Italia da anni esporta grandi quantità di armi (nel 2020 era il primo Paese a cui venivano vendute le armi), anche se da molto tempo parte dell’opinione pubblica chiede un distanziamento del governo italiano da quello egiziano per i fatti avvenuti a Giulio Regeni. Anche di recente è venuto alla luce come l’Italia stia vendendo armi al regime di al-Sisi. Qualsiasi ideologia cade di fronte alla possibilità di seguire interessi economici e strategici.