Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
L’isolamento dell’Ucraina sta diventando sempre più evidente, con una serie di sviluppi internazionali e regionali che mettono in discussione la posizione geopolitica del paese. Dopo il trionfo di Volodymir Zelenski a Washington l’anno scorso, il recente viaggio negli Stati Uniti si è rivelato un flop, contribuendo ulteriormente all’isolamento dell’Ucraina. Gran parte del Partito Repubblicano degli Stati Uniti ha espresso forte opposizione alle notevoli somme di aiuti stanziati da Joe Biden a favore di Kiev, sostenendo che il presidente dovrebbe concentrarsi maggiormente sui problemi interni, come l’afflusso di clandestini provenienti dal Messico. In Polonia la situazione si complica ulteriormente con la controversia sulla “guerra del grano”, che potrebbe avere conseguenze significative. Inoltre, l’Ucraina affronta problemi analoghi con altri paesi europei del gruppo di Visegrad. Tutto ciò, unito ai risultati deludenti della controffensiva ucraina, suggerisce che l’isolamento del paese sta aumentando e potrebbe portare a nuovi sviluppi.
Aumenta l’isolamento dell’Ucraina. Dopo il trionfo ottenuto da Volodymir Zelenski a Washington l’anno scorso, il recente viaggio negli Stati Uniti si è rivelato un flop.
Gran parte del Partito repubblicano Usa ha ribadito la propria contrarietà alle enormi somme stanziate da Joe Biden a favore di Kiev, sostenendo che il presidente dovrebbe invece prestare maggiore attenzione ai problemi interni.
Per esempio il grande afflusso di clandestini che penetrano negli Usa provenendo dal Messico e da altre nazioni dell’America Latina nonostante il muro voluto da Donald Trump che, come tutti i muri, non funziona. Lo speaker repubblicano alla Camera dei rappresentanti, Kevin McCarthy, ha escluso che il Congresso possa votare l’ultimo pacchetto di aiuti stanziato da Biden, e anche parecchi democratici concordano con lui.
Altrettanto grave è la tensione con alcuni Paesi dell’Est che finora avevano appoggiato totalmente l’Ucraina. Particolarmente seria è la controversia con la Polonia, principale corridoio per i rifornimenti militari occidentali.
In questo caso è in atto una vera e propria “guerra del grano”. Varsavia accusa Kiev di aver inondato la Polonia con prodotti agricoli a basso prezzo, che fanno concorrenza a quelli locali. Il premier polacco Mateusz Morawiecki ha detto con chiarezza che, vista la situazione, il suo Paese potrebbe interrompere la catena dei rifornimenti militari occidentali.
Occorre rammentare, in questo caso, che tra circa un mese a Varsavia si terranno le elezioni politiche. Morawiecki e il presidente Duda temono la reazione dei contadini polacchi, che tradizionalmente votano il partito conservatore e sovranista PIS (Giustizia e Sviluppo), ora al governo.
La questione non è di poco conto, giacché, in Polonia, l’agricoltura ha un peso economico fondamentale. Se i contadini si schierassero con l’opposizione, è pressoché certo che il PIS perderebbe la maggioranza in parlamento.
Ma l’Ucraina ha problemi analoghi con altri Paesi del gruppo di Visegrad, tra cui Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Tra l’altro la tensione rischia di toccare anche i milioni di profughi ucraini che si sono riversati in Polonia dopo l’invasione russa.
Se a tutto questo si aggiungono i risultati deludenti della controffensiva ucraina, che puntava a recuperare tutti i territori occupati dai russi (Crimea inclusa), è chiaro che Zelensky si trova ora in seria difficoltà, e potrebbe alla fine essere costretto a trattare con Mosca.