Si sta assistendo a una crescente invasione di plastica in Africa, con gravi conseguenze sanitarie e ambientali, secondo un recente studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Il rapporto evidenzia un aumento dei rifiuti plastici in Africa, superiore a qualsiasi altra regione al mondo, con visioni future allarmanti.
La crescente invasione di plastica in Africa
Secondo l’OCSE l’invasione di plastica in Africa è destinata a crescere, creando gravi problemi sanitari e ambientali in futuro. Attualmente il continente africano è già sommerso da una quantità di plastica equivalente a un campo da calcio ogni minuto. Questo fenomeno, nonostante gli sforzi di molti paesi per limitarne l’uso, è destinato a peggiorare. Secondo lo studio, nei prossimi trent’anni, l’utilizzo della plastica in Africa è destinato a crescere di sei volte, con conseguente aumento dei problemi legati allo smaltimento.
Sono due i fattori principali che alimentano questa crescente invasione di plastica in Africa. Da un lato, c’è l’aumento demografico, sebbene l’Africa mostri attualmente bassi consumi pro capite. Dall’altro, la crescita economica contribuisce a un maggiore consumo, con la plastica diventata uno dei simboli del consumismo. Questo è evidente se si guarda al passato. Nel 1980, i paesi dell’OCSE utilizzavano l’87% della plastica globale, mentre l’Africa sub-sahariana e il Nord Africa solo il 5%. Nel 2019, gli equilibri si sono invertiti, con un utilizzo equo tra paesi occidentali e non.
La crescita economica è infatti un fattore che incide, considerando che molte economie emergenti baseranno la loro crescita sulla plastica. L’Africa sub-sahariana e il continente asiatico sono proiettati a rappresentare i maggiori consumatori futuri, con previsioni che indicano un aumento del consumo sei volte superiore a quello registrato nel 2019.
Lo smaltimento, il riciclaggio e il loro impatto
Il principale metodo di smaltimento in molte regioni africane è la combustione, con gravi ripercussioni sulla salute. Le discariche di plastica stanno diventando vere e proprie montagne ambientali, aggravando ulteriormente i problemi.
Il riciclaggio non può costituire da solo una risposta, infatti, anche in questo caso emerge uno scenario futuro allarmante. Nel 2060, le plastiche costituite da materiali fossili non riciclabili continueranno a dominare, nel 2019 rappresentavano il 3,7% del totale delle emissioni di gas serra a livello mondiale, nel 2060 costituiranno il 4,5% delle emissioni.
L’impatto di questi fenomeni e dell’invasione di plastica in Africa, si riflette nel settore agroindustriale, uno dei principali del continente, influenzando l’uso del suolo, l’ozono, l’ecotossicità, l’acidificazione del terreno e l’eutrofizzazione. Inoltre, il problema delle microplastiche, chiamato “Plastic leak”, è in aumento, con stime che indicano un raddoppio della quantità di plastica immessa nell’ambiente, raggiungendo i 44 milioni di tonnellate entro il 2060.
È urgente adottare politiche diverse per ridurre drasticamente l’utilizzo della plastica a favore di materiali più sostenibili, altrimenti l’Africa si troverà a dover affrontare un futuro ambientale e sanitario molto incerto entro il 2060. Il prezzo di questo consumo sfrenato di plastica l’Africa lo sta già pagando. Il prezzo per un cambiamento climatico che non ha, per la maggior parte, nemmeno causato.