Una battaglia comune contro l’oppressione
È difficile stabilire una data che segni le origini del pensiero femminista. I movimenti per i diritti delle donne hanno sempre avuto, infatti, la peculiarità di essere improntati in primo luogo a una dimensione pratica. Le prime lotte si combatterono sulle piazze, e soltanto dopo sulla carta. Tuttavia, per pura convenzione, la maggior parte delle studiose e degli studiosi individua l’inizio del femminismo nella rivoluzione francese. Viste le premesse, va sottolineato che in questi casi si fa riferimento al “pensiero femminista”, ossia alle riflessioni che fanno dell’analisi e della decostruzione del patriarcato il loro scopo. La pratica femminista ha radici ben più lontane, e difficilmente si riuscirebbe individuare un inizio preciso.
Gli eventi della Rivoluzione segnarono una svolta perché le donne non furono semplici soggetti passivi, bensì svolsero un ruolo attivo per il trionfo del popolo. Centrale fu l’azione dei club femminili come la Société des républicaines révolutionnaires, che coordinarono importanti azioni di rivolta come nell’episodio della marcia su Versailles. La ricca produzione letteraria prodotta dai fermenti libertari di quel periodo diede vide a istanze riformiste anche in ambito giuridico. Tuttavia, le aspettative delle donne riguardo l’allargamento dei loro diritti furono ben presto deluse. Malgrado l’impegno politico e le promesse, i rivoluzionari tradirono le compagne, e soltanto la componente maschile beneficiò dei riconoscimenti di libertà e uguaglianza.
La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina
Ciò non spense gli animi delle donne. Avevano combattuto per la stessa causa, avevano versato sangue proprio come qualsiasi rivoluzionario, e avevano trionfato sulla monarchia insieme. Meritavano anche loro di essere incluse nella sfera politica. Alla dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 rispose Olympe de Gouge nel 1791, con la dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina. Per molti è questo il testo che segna l’inizio della riflessione femminista. Si compone di un preambolo e 17 articoli, in cui l’autrice ribadisce che alle donne spettano gli stessi diritti degli uomini. Infatti, De Gouges risponde punto per punto alla dichiarazione dell’89, aggiungendo il termine “donna” in ciascun articolo.
Ma non è una semplice riscrittura. L’autrice si spinge più in là, chiedendo la liberazione dalla «tirannia degli uomini» (articolo 4), affrontando importanti tematiche come la libertà d’opinione e addirittura anticipando battaglie che segneranno i secoli successivi, come la comunioni dei beni in seguito al matrimonio e il riconoscimento della paternità anche per i figli avuti al di fuori del rapporto matrimoniale (articolo 11).
Secondo De Gouge, tra uomini e donne c’erano differenze, ma queste non dovevano in alcun modo rappresentare delle barriere per il riconoscimento di un’uguaglianza giuridica. Purtroppo le sue rivendicazioni (e le simpatie per la regina Maria Antonietta) le costarono la vita. Nel 1793 de Gouges fu condannata alla ghigliottina «per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso». Tuttavia, l’inizio del femminismo nella rivoluzione francese accese una fiamma che divampò ben presto in tutto l’Occidente.
Mary Wollstonecraft e l’educazione femminile
Una figura altrettanto importante e sovversiva in quegli anni è quella di Mary Wollstonecraft (madre di Mary Shelley). Sebbene abbia vissuto a Parigi per un periodo della sua vita, sembra che non abbia avuto legami con le rivoluzionarie francesi e con i suoi esponenti – nemmeno con de Gouges. Ad ogni modo, la scrittrice inglese trasse ampia ispirazione dalle iniziative femminili che animavano la città.
Di umili origini, Wollstonecraft si impegnò per farsi una cultura e divenire indipendente anche economicamente. Diede vita ad alcuni progetti per migliorare la condizione delle donne all’interno della società britannica, come una scuola per ragazze, ma l’emarginazione femminile era ancora troppo radicata nella cultura dei tempi, e tutto si chiuse dopo appena qualche mese.
Nel 1792 pubblicò Rivendicazione dei diritti della donna. Lo scritto suscitò grande scalpore nella società inglese e si diffuse rapidamente in Francia e Stati Uniti, dove l’ambiente era favorevole. Nel testo, Wollstonecraft si rivolge esplicitamente a un gruppo di lettrici. Se una scrittrice donna era un caso eccezionale, una scrittrice donna che scriveva un libro che si rivolgeva ad altre donne era ancora più sorprendente. Infatti, le intenzioni erano quelle di «effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne» per «far sì che esse, come parte della specie umana, operino, riformando se stesse, per riformare il mondo». Wollstonecraft ci teneva a evidenziare che l’educazione femminile fosse di fondamentale importanza non solo per le donne, ma anche per gli uomini, poiché implicava un’educazione migliore anche per i figli. D’altronde, in quei tempi era scontato che fosse la madre a prendersi cura della prole.
L’autrice inglese confidava in particolar modo nelle donne di classe media. Secondo lei, le donne più povere non disponevano dei mezzi necessari per dare vita a una rivoluzione dal basso, malgrado ne ammirasse gli sforzi. Per quanto riguarda quelle appartenenti ai ceti più agiati, l’esperienza da governante presso la casa di un nobile l’aveva disillusa totalmente. Qui aveva infatti osservato come le donne non pensassero ad altro che “a rendersi belle” per l’altro sesso. Pertanto, la speranza di una saldatura con le classi sociali più alte era impossibile. Anzi, perpetuavano l’immagine della donna inferiore e subordinata, attenta esclusivamente all’apparenza per risultare apprezzabile agli occhi del marito. Infine, nemmeno gli uomini sembrano costituire interlocutori adatti. Anche i più aperti sul piano delle idee mostravano particolare reticenze circa il riconoscimento dell’uguaglianza tra i sessi.
Se in De Gouge le rivendicazioni erano politiche, in Wollstonecraft il punto centrale era quello dell’educazione. Cosciente che le disuguaglianze non fossero frutto di una disparità naturale, bensì educativa, l’autrice inglese sapeva che il primo passo per una rivoluzione della società consisteva nel mettere a disposizione delle donne gli strumenti necessari per la loro indipendente affermazione, slacciandosi dal controllo maschile.
L’eredità femminista
Le figure di Mary Wollstonecraft e Olympe de Gouges rappresentano un punto di svolta per la riflessione femminista. Con l’inizio del femminismo nella rivoluzione francese, le aspirazioni alla libertà del genere femminile non riusciranno più a essere sopite. Personalità sovversive, che hanno destato scandalo nella loro epoca attraverso il loro stesso stile di vita. Differenze concettuali, che tuttavia convergevano verso il medesimo obiettivo. Il femminismo ha da sempre dato espressione al pluralismo, saldando la pratica alla teoria in un legame ancora più profondo rispetto alla tradizione filosofica e letteraria fallocentrica.
Un processo sempre in divenire, che lega attraverso la voce e l’inchiostro le proteste di generazioni di donne che combattono per l’indipendenza, per la fine della tirannia patriarcale. Da de Gouges e Wollstonecraft a Elena Cecchettin, dall’uguaglianza formale all’uguaglianza sostanziale, i movimenti di liberazione femminista sono animati da una forza che nessuna violenza può spegnere, perché il ricordo delle vittime conferisce ancora più valore a una lotta che salda decine di generazioni attraverso secoli di oppressione.