Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
L’influenza della UE nel Sahel sta diminuendo rapidamente. Nel Niger, la giunta militare ha interrotto i legami con l’UE in materia di sicurezza. A preoccupare notevolmente è che che il Sahel rappresenta una delle principali rotte migratorie verso l’Europa, con potenziali conseguenze negative.
Le nazioni del Sahel si allontanano sempre più dall’orbita europea e occidentale in genere. Un esempio eclatante è quello del Niger, dove la giunta militare che ha preso il potere con un golpe ha annunciato di aver rotto i legami con l’Unione Europea in materia di sicurezza. Come si rammenterà, è fallita la missione militare francese, voluta da Emmanuel Macron, e volta a contrastare le infiltrazioni jihadiste nell’area. I francesi, che in precedenza avevano una funzione dominante nella regione, ex colonia di Parigi, sono accusati di comportamenti neocoloniali.
In settembre il Niger ha siglato un patto di sicurezza collettiva con Mali e Burkina Faso, due Paesi che negli ultimi tempi si sono molto avvicinati alla Federazione Russa. Non a caso, infatti, il viceministro della difesa di Mosca, Junus Evkurov, si è subito recato nel Niger proponendo agli attuali governanti nigerini di rafforzare la cooperazione con la Russia nel settore della difesa, così invitandoli a seguire l’esempio di Mali e Birkina Faso.
Questo trend è confermato anche dal fatto Ciad e Mauritania hanno avviato le procedure per sciogliere il “G5 Sahel”, un organismo voluto dalla Francia nel 2014 sempre in funzione anti-jihadista. Di tale entità ormai non resta nulla, a certificare la fine definitiva dell’influenza di Parigi in quella che prima era chiamata “Africa francese”.
Al contempo, come si diceva dianzi, cresce l’influenza di Mosca. A dispetto delle previsioni, Vladimir Putin non è stato indebolito dalla sanzioni occidentali, che non sono riuscite a colpire l’economia della Federazione, mentre anche il conflitto in Ucraina sta prendendo una piega sempre più favorevole all’esercito russo. Stupisce, inoltre, l’attivismo militare di Putin, che ora gioca le sue carte pure in Africa approfittando della crisi francese ed europea in genere.
Lo zar moscovita è inoltre intervenuto nella guerra civile in corso nel Sudan appoggiando una delle fazioni in lotta tramite i mercenari della Wagner. Come se non bastasse, si parla anche di trattative tra il Cremlino e il generale libico Khalifa Haftar per creare una base navale russa nell’area di Bengasi, controllata dallo stesso Haftar.
E’ un dato di fatto che il ministro degli Esteri della UE, Josep Borrell, sembra totalmente tagliato fuori dai giochi. Notizia certamente negativa per Bruxelles. Diminuisce l’influenza della UE nel Sahel, uno dei principali snodi dei flussi migratori diretti in Europa (e verso l’Italia in particolare). Se ne può quindi ipotizzare l’aumento, con conseguenze negative per la stessa Europa.