L’impresa delle donne africane: gioielli Masai sul mercato internazionale

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L'impresa delle donne africane: i gioielli Masai

I gioielli tradizionali delle donne Masai sono diventati la loro fonte di reddito e il simbolo della loro autonomia, l’impresa delle donne africane ha raggiunto nel 2018 il fatturato di 80 mila dollari.

Maasai Women Art è l’impresa delle donne africane con sede nel nord della Tanzania, di proprietà e gestione locale, che vende gioielli in tutto il mondo, realizzati dalle donne delle tribù Masai con le tecniche tradizionali africane. I gioielli sono ideati dall’art director italiana Francesca Torri Soldini, insieme agli studenti dello IED, l’Istituto europeo di design, moda e arte visive di Milano. L’azienda, registrata precisamente come Tanzania Maasai Women Art Limited, garantisce alle donne appartenenti a queste tribù condizioni di lavoro dignitose e un corrispettivo economico onesto, oltre a incoraggiare tecniche produttive ecocompatibili, generando così un esempio sociale virtuoso in un contesto difficile soprattutto per la popolazione femminile, destinata a matrimoni celebrati già nell’età dell’infanzia.

Il mercato dei gioielli Masai

I gioielli Masai sono venduti principalmente negli Stati Uniti ma il loro mercato è più esteso del territorio Usa, interessa infatti tra i dieci e i dodici Paesi, tra cui il Canada, l’Ungheria e la Thailandia. Inoltre il sito web dell’impresa permette di sfogliare online il catalogo dei gioielli, indossati da donne di varie nazionalità, e di contattare l’azienda per l’acquisto. Intanto nel 2018, Maasai Women Art ha raggiunto il fatturato di 80 mila dollari.



Sono donne Masai, e producono gioielli

Maasai Women Art è nata nel 2006 come progetto dell’Istituto Oikos – la Onlus impegnata nella tutela di modelli di vita sostenibili in Europa e nel Sud del mondo – e di Oikos East Africa, da subito in collaborazione con lo IED. Nel 2008 la società è diventata indipendente ed economicamente autosufficiente. All’interno dell’organizzazione lavorano, fin dall’avvio del progetto, 140 donne della Cooperativa Nasaruno, originaria del villaggio Masai di Mkuru – nei pressi di Nairobi -, e il gruppo meno numeroso Enaboisho, composto da 25 donne della località di Meserani. Queste donne africane si occupano di tutte le fasi produttive, dall’acquisto dei materiali presso i fornitori locali fino alla fattura finale del gioiello. Allo IED di Milano gli studenti propongono dei modelli da realizzare che però vengono selezionati definitivamente in Tanzania, insieme alle donne che li produrranno.

Le donne europee di Maasai Women Art

Oltre all’art director italiana Francesca Soldini che guida gli studenti IED, ad occuparsi della società a livello manageriale è la svizzera Marina Oliver, che vive in Africa dal 1994, alla quale si deve il merito di aver intuito il potenziale commerciale dei gioielli Masai, divenendo appunto managing director dell’azienda. Inoltre la stilista Marina Spadafora ha disegnato una collezione di borse che sarà abbinata ai gioielli ed è partito un progetto per insegnare alle donne Masai, che lavorano già nell’organizzazione, a conciare le pelli e accrescere così la loro impresa.

Gioielli che valgono istruzione e indipendenza

I monili artigianali fatti di perline, con colori accesi e disegni articolati, sono simboli antichi della tradizione Masai e hanno un significato sociale: possono indicare ad esempio l’età della donna che li indossa, il suo stato civile e anche il sesso dei suoi figli. Questi gioielli sono sempre stati strumenti di comunicazione e di riconoscimento identitario; con l’apporto del design europeo acquisiscono ulteriori significati perché, avendo la possibilità di essere immessi sul mercato internazionale e di divenire una vera e propria occupazione lavorativa, vanno a sostituire l’attività illegale, nociva e sottopagata, della vendita del carbone. Maasai Women Art sta compiendo la vera impresa delle donne africane, quella di poter creare redditi sostenibili e usufruire della propria indipendenza economica, con cui le donne Masai stanno garantendo a se stesse e ai loro figli una migliore alimentazione e istruzione scolastica.

 

Francesca Luziatelli

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