Dopo quasi 40 anni, l’iceberg più grande del mondo è tornato a muoversi. Nel 1986 l’A-23a si era staccato dalla piattaforma Filchner e si ancorò nei fondali di Weddell. Sebbene non si sia mosso per oltre 37 anni, l’iceberg A-23a in movimento non rappresenta una novità o una sorpresa agli occhi degli studiosi. Le sue dimensioni sono sotto analisi e controllo da molto tempo e già nel 2020 si era registrato un leggero movimento e un minimo cambiamento nelle dimensioni della massa. L’organizzazione britannica del British Antarctic Survey ha pubblicato le ultime novità riguardanti lo spostamento, documentate con le immagini via satellite.
L’iceberg A-23a in movimento: dal 1986 a oggi
Per tracciare un pò di storia dell’Iceberg A-23a bisogna partire dal non troppo lontano 1986, quando era ancora parte integrante della piattaforma Filchner del “continente bianco”. La massa di ghiaccio era territorio russo, usato come stazione di ricerca. Quando la massa iniziò a muoversi, l’URSS rimosse tutte le attrezzature per paura che andassero perse con l’iceberg stesso. In quell’occasione, l’A-23a non registrò un grande movimento e si ancorò ai fondali di Weddell. La ragione dell’iceberg A-23a in movimento fu un’eccessiva e troppo potente esplosione di ghiaccio, fenomeno frequente in Antartide.
Ad oggi, il motivo per cui l’A-23a si sta spostando è quello dello scioglimento del ghiaccio dovuto al cambiamento climatico. Con l’aumento delle temperature infatti, si è registrata un’importante e visibile riduzione delle dimensioni. Gli esperti stanno monitorando ormai da anni movimenti e cambiamenti, cercando anche di prevedere il percorso che il ghiaccio farà, seguendo le correnti oceaniche che circondano l’Antartide. La notizia immediata del movimento del ghiacciaio è stata data dal British Antarctic Survey sulla piattaforma di X (l’ex Twitter).
Le documentazioni e l’uso delle tecnologie per il futuro
L’iceberg A-23a è ad oggi il più grande del mondo e quello più documentato e studiato dagli scienziati. Nel corso della storia ci sono stati molti altri ghiacciai, anche molto più grandi, come il B15 o l’A-76. La differenza con il caso dell’A-23a è che non sono statu mai documentati, nonostante la pericolosità e le dimensioni. Inoltre ad oggi, per monitorare l’A-23a in movimento è l’aiuto dell’intelligenza artificiale, che sarà usata anche in futuro. Si potrà, in questo modo, capire precisamente le dimensioni e le eventuali e ulteriori fratture che fino ad ora non sono state scoperte. Questo è un passo molto importante per la ricerca, usata come misura di tutela nel rapporto tra l’oceano, il ghiaccio e l’intera atmosfera.
Dalle osservazioni degli studiosi dell’Antarctic Survey, si può osservare che il grande iceberg si dirigerà, mosso dalla corrente Circumpolare artica, attraverso il noto “vicolo degli iceberg”. Questo percorso, che conduce l’A-23a nell’Oceano Atlantico meridionale, ha preso tale denominazione perché, nel corso della storia, è stato il punto di incontro di molti iceberg galleggianti e in fase di scioglimento.
Le preoccupazioni degli scienziati riguardo all’iceberg A-23a in movimento
Gli scienziati sono piuttosto in allarme riguardo agli attuali e futuri spostamenti dell’Iceberg, che si sta avvicinando all’Oceano Atlantico meridionale. La prima preoccupazione è rivolta sopratutto alle dimensioni del ghiacciaio. Con i suoi oltre 3.800 chilometri quadrati e con lo spessore di 400 metri, è l’iceberg più grande del mondo e può essere pericoloso se vicino alle coste continentali. Gli esperti hanno tracciato una previsione del percorso che l’iceberg A-23a in movimento farà, seguendo le correnti occidentali. I pronostici evidenziano che c’è un potenziale avvicinamento alle coste meridionali della Georgia (USA).
Questo potrebbe costituire un pericolo per la flora e la fauna poiché, con lo scioglimento del ghiaccio, possono essere impossibilitati a procacciarsi il sostentamento. La preoccupazione è dovuta anche alla navigazione e alla sua efficienza. Gli eventuali tempi di scioglimento saranno molto lunghi e, se l’A-23a dovesse dirigersi in altri mari e verso altre correnti, potrebbe compromettere la navigazione e i traffici commerciali. Una preoccupazione specifica è rivolta alle acque del Sud Africa, verso cui l’iceberg potrebbe dirigersi.
D’altro canto, esiste un’intera scuola di pensiero tra gli scienziati internazionali che crede anche nei benefici che gli iceberg possono apportare all’atmosfera. Il ghiaccio che sarà rilasciato in fase di scioglimento può contenere molti nutrienti ricchi e vitali per la vegetazione e gli animali oceanici. Una posizione piuttosto sorprendente, che potrebbe quasi elevare le speranze nel futuro, visto che il cambiamento climatico e le sue conseguenze sono solo fonte di enormi preoccupazioni e disagi per la società e l’economica dei prossimi anni.
La sfida del cambiamento climatico nella COP28
Il cambiamento climatico è la principale sfida che l’Unione Europea e tutte le organizzazioni sovranazionali mondiali hanno inserito nelle loro politiche economiche e sociali. A livello internazionale è stato infatti inserito all’interno dell’Agenza Onu 2030. La COP28 di Dubai, che si svolgerà dal 30 novembre al 12 dicembre, ha all’ordine del giorno anche il vaglio degli obiettivi e dei progressi fino ad oggi registrati dai paesi del mondo. Ma come anche ricordato dall’ultimo rapporto dell’UNFCC, la situazione è preoccupante ed è difficile mantenere gli obiettivi sulla temperatura globale e le produzioni industriali. Le emissioni di gas, in particolare, sono impossibili da tenere sotto controllo, sopratutto nelle situazioni belliche come quelle del Medio Oriente e dell’Ucraina.
In vista della COP28 infatti, anche il segretario esecutivo delle Nazioni Unite, Simon Stiell, ha invitato gli stati partecipanti a cooperare nel nome della salvaguardia ambientale e climatica. Essa infatti è necessaria per la vita dell’essere umano e una giusta transizione economica e sociale. Nell’Agenda Onu però non ci sono buone notizie: a metà del percorso verso il 2030 – quindi con un iter di sette anni da seguire – soltanto il 15% degli obiettivi tracciati dall’agenda è in regola. I settori che sono più in difficoltà sono proprio quelli della conservazione della biodiversità, dell’energia sostenibile e dell’aria pulita. Inoltre, una delle situazioni più drastiche è quella della povertà nei paesi in via di sviluppo.
Dall’A-23a in movimento alla crisi climatica: un cambiamento che coinvolge anche l’economia
Il motivo principale dello scioglimento del ghiaccio nel mondo, che siano ghiacciai alpini o iceberg oceanici, è legato alle conseguenze dell’attività dell’essere umano. Le emissioni di anidride carbonica e gas serra, causate dalle grandi multinazionali, hanno aumentato le temperature globali causando il distaccamento dei ghiacciai in mare, come è avvenuto per l’A-23a. La maggior parte dei danni è stato già compiuto: si tratta solo di aspettare le conseguenze. Entro il 2100, più di un terzo dei ghiacciai si sarà sciolto.
Lo scioglimento delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide sono destinate a raddoppiare entro la fine del secolo. Questo determinerà un grande problema in quanto causerà l’aumento dei mari e degli oceani. L’innalzamento del livello del mare è pericoloso per le già frequenti mareggiate e l’erosione delle coste. Un altro cambiamento altrettanto pericoloso è quello che riguarda la sfera economica. Lo scioglimento del ghiaccio antartico e artico sta provocando grandi perdite economiche per quanto riguarda, tra i tanti settori, l’industria ittica. Dalle ultime fonti, in particolare quelle dell’Ice Climate Econmics Artctic Research on Change, lo scioglimento del ghiaccio può provocare una perdita di circa 130 mila miliardi di dollari nei profitti economici.
Non è questo uno scenario positivo e l’A-23a in movimento lo sta evidenziando, dopo 37 anni di attesa. Come anche ha dimostrato questo caso, gli effetti del cambiamento climatico sono molto lunghi e incalcolabili nel breve periodo. Ma è proprio nel momento dei sintomi concreti e visibili che, come nelle malattie, si capisce che difficilmente si può tornare indietro.
Lucrezia Agliani