L’Eritrea e il calcio: un connubio controverso che va ben oltre il rettangolo verde. La recente decisione della nazionale eritrea di ritirarsi dalle qualificazioni ai Mondiali del 2026 ha scosso non solo gli appassionati di sport, ma ha anche acceso i riflettori su una realtà complessa e travagliata.
Nelle qualificazioni ai Mondiali del 2026, un’assenza sorprendente cattura l’attenzione degli appassionati di calcio: l’Eritrea. Per la prima volta dalla sua affiliazione alla FIFA, la squadra nazionale africana ha deciso di rinunciare al diritto di partecipare alle qualificazioni mondiali. Una scelta che solleva interrogativi sulla situazione politica e sociale del paese.
Le motivazioni di questo ritiro forzato non si trovano solo nel campo di gioco, ma anche nel terreno politico, dove l’ex-leader guerrigliero Isaias Afewerki governa l’Eritrea con mano ferma dal 1993. Un regime critico, denunciato da Reporter Senza Frontiere come uno dei peggiori in termini di libertà personali, confrontabile con quello della Corea del Nord.
Uno dei tratti distintivi di questo regime è l’imposizione di una leva militare obbligatoria, trasformando l’Eritrea in uno dei paesi più militarizzati al mondo. Le tensioni costanti con l’Etiopia e altre nazioni confinanti hanno contribuito a questa situazione, aumentando la pressione sulle spalle di chiunque sia chiamato a indossare la maglia della nazionale eritrea.
Questa scelta di ritirarsi dalle qualificazioni mondiali, purtroppo, non rappresenta una novità. Le fughe di giocatori e anche di giocatrici, come accaduto nel novembre 2021 con cinque ragazze dell’U20 che hanno colto l’occasione di un torneo in Uganda per cercare asilo politico, sono diventate un triste aspetto della realtà eritrea. Un fenomeno che getta un’ombra sul calcio locale, praticamente scomparso in patria.
La mancanza di strutture adeguate e lo scetticismo nel giocare partite internazionali in casa hanno costretto la federazione calcistica locale ad evitare incontri internazionali da anni. L’ultima partita ufficiale risale al settembre 2019, mentre l’ultima gara in assoluto è stata un’amichevole nel gennaio 2020. Tale assenza ha portato alla esclusione dell’Eritrea dal ranking FIFA, essendo trascorsi più di 48 mesi dall’ultima partita disputata.
Questa situazione solleva domande importanti sul futuro del calcio eritreo e, soprattutto, sulla possibilità per gli atleti di esprimere la propria passione senza dover fuggire dal proprio paese in cerca di libertà. Un dilemma che va oltre il semplice gioco del pallone, riflettendo le difficoltà e le tensioni di una nazione in bilico tra la passione per lo sport e la lotta per la libertà individuale.