Appellandosi al diritto internazionale l’Egitto minaccia di aumentare le azioni contro Israele. Nel mentre, Tel-Aviv pensa alla possibilità di spingere la popolazione palestinese da Gaza al Sinai. Ipotesi che il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha rifiutato, dichiarando di opporsi in qualunque modo a questa possibilità.
L’Egitto si oppone al trasferimento dei palestinesi da Gaza al Sinai
Inizia la prima giornata di tregua nel conflitto tra Israele e Hamas, dove i più colpiti sono stati i civili palestinesi. In questo clima però l’Egitto, appellandosi al diritto internazionale, minaccia di aumentare le azioni contro Israele, interpretando la possibilità di Tel Aviv di uno spostamento forzato dei palestinesi da Gaza al Sinai, come un’azione di pulizia etnica del territorio palestinese.
Il primo ministro egiziano Mostafa Madbouly ha ribadito fin da subito il rifiuto da parte dell’Egitto di accogliere oltre due milioni di civili palestinesi, considerando l’ipotesi di Israele un tentativo di minaccia alla sovranità egiziana. Al parlamento in risposta a 16 richieste presentate dai parlamentari riguardo agli sforzi dell’Egitto per prevenire lo spostamento forzato dei palestinesi da Gaza al Sinai, ha dichiarato:
La posizione dell’Egitto è decisiva per quanto riguarda il rispetto del trattato di pace [con Israele], ma attendiamo un impegno anche da parte israeliana, soprattutto per quanto riguarda lo sfollamento dalla Striscia di Gaza
Madbouly per mostrare che non si tratta di una posizione presa contro i civili palestinesi, ma perché considera questa possibilità un modo per eliminare la popolazione palestinese dalla Striscia e per intaccare la sovranità egiziana, ha anche ribadito gli aiuti inviati a Gaza. Afferma di avere inviato più di 11 mila tonnellate di cibo, medicine, tende e carburante, nonostante la crisi economica in Egitto.
La posizione di mediazione dell’Egitto
L’Egitto rappresenta, per motivi geo-politici, un mediatore nel territorio del conflitto tra Israele e Palestina. Come già dimostrato dal ruolo che ha avuto nella soluzione della precedente crisi di Gaza, non paragonabile a quella attuale, e anche alla mediazione svolta per la liberazione dei due ostaggi israeliani il 23 ottobre. Un ruolo che comporta pesanti pressioni ma che può costituire anche un ruolo cruciale sia nella soluzione del conflitto sia nel peso geopolitico del Paese.
L’Egitto, che successivamente agli attacchi di Hamas del 7 ottobre ha convocato un Vertice della Pace nella capitale, sta subendo pesanti pressioni da parte di Israele per accogliere il trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza al Sinai. Le pressioni sono soprattutto a livello economico. Infatti, Israele promette di dimezzare il debito pubblico egiziano se verranno accolti i palestinesi. Una suggestione molto forte in quanto il regime egiziano di Al-Sisi sta attraversando una profonda crisi.
Fino ad ora l’Egitto ha risposto con un secco no alla possibilità di questo trasferimento dei palestinesi da Gaza al Sinai, considerandolo un tentativo di pulizia etnica di Israele nei confronti del popolo palestinese, costringendolo a lasciare la propria terra. Per questo l’Egitto minaccia di aumentare le azioni contro Israele. Vedremo quanto peserà il ruolo di mediazione dell’Egitto, nel frattempo speriamo che questi giorni di tregua possano trasformarsi il prima possibile in una Pace.