Domenico Maceri
Professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California
Nel contesto dell’economia statunitense, il salario minimo federale di 7,25 dollari l’ora, stabilito nel 2007, suscita dibattiti e disuguaglianze. Mentre alcuni Stati hanno elevato i minimi salariali, la questione dell’aumento a livello nazionale rimane complessa nonostante il supporto popolare.
Il salario minimo federale fu fissato a 7,25 dollari l’ora nel 2007 durante l’amministrazione di George W. Bush e continua tuttora. In realtà in parecchi Stati del sud il costo ai datori di lavoro può essere più basso nei casi in cui i dipendenti ricevono mance. In Georgia e Oklahoma un lavoratore può costare solo 2,13 dollari l’ora purché il dipendente ottenga un totale di 7,25 con mance. Si tratta di cifre bassissime che hanno costretto non pochi Stati in tempi recenti ad aumentare il salario minimo ma ciò non avviene in maniera uniforme.
Il salario minimo più alto si trova nella capitale, Washington D. C. (17 dollari l’ora) seguito dallo Stato di Washington (15,74 dollari l’ora). Molti altri Stati hanno aumentato il salario minimo sotto la spinta di Bernie Sanders, senatore liberal del Vermont. Sanders ha anche fatto una proposta al Senato per aumentare il salario minimo federale a 15 dollari l’ora, ma di questi giorni se ne parla poco. Con l’economia in ottimo stato, nonostante le costanti obiezioni repubblicane, parecchi Stati sono stati costretti ad aumentare il salario minimo oltre il minimo richiesto a causa della carenza di manodopera. Nel New Hampshire, per esempio, come ha fatto notare il New York Times recentemente, la disoccupazione è al di sotto del 2 percento. Per competere con gli Stati limitrofi le aziende del Granite State hanno dovuto aumentare il salario minimo sui 17-18 dollari l’ora. La competizione per lavoratori sta funzionando a spingere il salario minimo verso l’alto, facendo sorridere i liberali che i mercati risolvono i problemi. Di conseguenza, la discussione di aumentare il salario minimo a livello federale è quasi scomparsa. Sembrerebbe che il capitalismo funzioni e abbia risolto la questione. In realtà non è vero.
Anche con gli aumenti degli ultimi anni negli Stati dove 15 dollari l’ora è già una realtà non si tratta di cifre sufficienti. In California, per esempio, uno Stato con costi di vita molto cari, il salario minimo non permette una vita decente. In luoghi carissimi come San Francisco, nonostante il salario minimo di 18 dollari, è impossibile trovare alloggi accettabili. Quindi molti dei lavoratori con questo tipo di salari sono costretti a vivere fuori città e spesso devono passare molto tempo per recarsi al luogo di lavoro. Ecco perché il governo Statale l’anno scorso ha approvato una legge che aumenterebbe il salario minimo per i lavoratori del fast food a 22 dollari l’ora. L’aumento si applicherebbe solo ai dipendenti di fast food in tutte le catene con un minimo di 26 dipendenti con almeno 100 sedi a livello nazionale. Le aziende hanno reagito raccogliendo voti per un referendum che revocherebbe la legge e un giudice ha bloccato l’entrata in vigore fino a quando non si conoscerà l’esito del referendum nell’elezione del 2024.
Le principali obiezioni delle aziende alle leggi sull’aumento del salario minimo sono tipiche: ridurranno i posti di lavoro e avranno effetti negativi sull’economia. Gli studi e la storia ci dicono che si tratta di semplice retorica. Questi effetti negativi non si verificano e adesso con la carenza di manodopera sarebbe un ottimo momento per ufficializzare e mettere nero su bianco con un salario minimo decente. Quando l’economia è in calo convincere le aziende e i politici ad agire sul salario minimo diventa difficilissimo. Adesso che le stesse aziende lo fanno per i propri bisogni, anche se in maniera non omogenea e uniforme, a livello nazionale si potrebbe fare pressione. I politici però non ne parlano forse perché spaventati dai possibili effetti sull’inflazione. Ma anche in questo caso i dati ci dicono che la pressione inflazionaria è scesa.
L’importanza dell’aumento al salario minimo però non è da sottovalutare poiché contribuisce direttamente allo standard di vita dei beneficiari riducendo la povertà e alleggerendo il peso per l’assistenza governativa. Allo stesso tempo però ha un effetto salutare anche per coloro che guadagnano poco più del minimo mettendo pressione verso l’alto. In questo senso contribuisce, anche se minimamente, a ridurre le diseguaglianze economiche che esistono fra ricchi e poveri.
Il fatto che l’economia stia funzionando molto bene dovrebbe creare un momento propizio per legiferare e aumentare il salario minimo federale. Gli americani lo appoggiano. Un sondaggio del Pew Research Center ci informa che il 63 percento è favorevole a un salario minimo di 15 dollari l’ora. Ma non se ne parla o almeno non abbastanza anche se di tanto in tanto il perenne Sanders lo menziona. Il presidente Joe Biden che aveva promesso in campagna elettorale l’aumento del salario minimo a 15 dollari è preoccupato con ben altre faccende. E poi ci sono le 4 incriminazioni di Donald Trump e la guerra in Ucraina che risucchiano l’ossigeno per altre riforme importanti. Quindi i più poveri rimangono alla mercé dei mercati creando l’impressione che tutto funzioni bene fin quando un altro calo economico si presenta, offrendo alle aziende di nuovo il coltello dalla parte del manico e tutti sappiamo come lo usano.