Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
Vladimir Putin ottiene un altro successo internazionale al vertice della SCO ad Astana, con l’adesione della Bielorussia e la partecipazione del segretario generale dell’ONU Antonio Guterres. L’attivismo internazionale di Putin si riflette nel rafforzamento dei legami con le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale. Al vertice, anche osservatori come Turchia, Myanmar, Mongolia e l’Afghanistan talebano. Russia e Cina, con relazioni al massimo storico, cercano di aumentare l’importanza geopolitica della SCO. Nel frattempo, il presidente turco Erdogan mantiene una posizione ambigua tra NATO e Russia.
Vladimir Putin ottiene un altro successo sul piano internazionale. Si è infatti riunito ad Astana, capitale del Kazakistan, il vertice della “Organizzazione per la cooperazione di Shanghai” (SCO), fondata nel 2001 dai leader di sei nazioni: Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Ad esse si sono poi aggiunte Federazione Indiana, Iran e Pakistan.
Quest’anno si registra inoltre l’adesione della Bielorussia di Aleksandr Lukasenko, che di Putin è fedele alleato. Questo rende la SCO meno asiatica e più vicina al concetto di “Eurasia”, molto caro al leader russo.
A sorpresa, inoltre, al vertice partecipa anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che aveva invece disertato il summit per la pace in Ucraina tenutosi recentemente in Svizzera (senza la partecipazione russa). Il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov, ha adombrato la possibilità di un bilaterale tra Putin e lo stesso Guterres.
Parecchi sono i Paesi che partecipano alle riunioni della SCO in veste di osservatori. Tra questi la Turchia (che è tuttora membro della Nato), il Myanmar, la Mongolia e l’Afghanistan sotto governo talebano.
Fonti cinesi e russe hanno fatto trapelare che, nel corso di un colloquio diretto tra Putin e Xi Jinping, i due leader hanno detto che Mosca e Pechino “stanno vivendo il periodo migliore nella loro storia”. I due Paesi si ripromettono di aumentare l’importanza geopolitica della SCO e di rafforzare ancor più i loro stretti rapporti di collaborazione.
Alcuni fatti vanno sottolineati. Il presidente russo è riuscito a riallacciare rapporti proficui con le repubbliche ex sovietiche dell’Asia centrale, che non avevano approvato l’invasione dell’Ucraina.
Tipico è il caso del Kazakistan, per decenni governato dal fedele alleato di Mosca Nursultan Nazarbaev. Dopo la sua caduta il nuovo presidente kazako, Qasym-Jomart Toqaev, aveva cercato di abbandonare la sfera d’influenza russa, ma ora sta rapidamente tornando sui suoi passi, e lo stesso sta avvenendo nelle altre repubbliche ex sovietiche. Segno che Putin è riuscito ad evitare lo sfaldamento dell’Asia che un tempo faceva parte dell’Unione Sovietica.
Notevole anche il significato della presenza di Guterres ad Astana. Da quando l’ex presidente del Consiglio Ue è diventato segretario generale, l’Onu ha spesso assunto posizioni anti-americane, causando ovviamente l’irritazione di Washington.
Da notare infine che il presidente turco Erdogan, che parteciperà all’imminente vertice Nato nella capitale Usa, continua a praticare una politica molto ambigua. In un colloquio con Putin si è riproposto come mediatore per una pace “giusta” in Ucraina, in grado di soddisfare tanto Mosca quanto Kiev. In ambito atlantico, tuttavia, la sua ambiguità desta molte preoccupazioni.
In ogni caso è evidente che, con l’America bloccata dalla diatriba sulle condizioni di salute di Joe Biden, Russia e Cina possono giocare a tutto campo, tenendo sotto pressione l’Occidente e acquisendo nuovi alleati nel Sud del mondo.