Sabato 30 Novembre 2019 riapre i battenti una delle manifestazioni più attese e amate dell’anno: l’Artigiano in Fiera, appuntamento fisso milanese che accoglie milioni di visitatori provenienti da tutta Italia e da diverse parti del mondo.
Un mix di ingredienti quali tradizione, cultura e talento si mescoleranno fino a dare vita ad una grande festa, di quelle a cui non si può proprio mancare.
L’ingrediente principe però è, inequivocabilmente, l’artigianato e gli artigiani, professionisti che si dedicano con fatica e sacrifici alla realizzazione di manufatti unici, realizzati nella maggioranza dei casi a mano.
Ogni oggetto è il risultato dell’ingegno e dell’intuizione di vere e proprie maestranze che hanno fatto grande l’Italia nel mondo, con particolarità che accolgono e coinvolgono in maniera diversa ogni regione.
Ma cosa sappiamo davvero di questo antico mestiere e quanto è cambiato l’artigianato nei secoli?
Innanzitutto la qualità di molti degli oggetti che gli artigiani sono in grado di produrre ci inducono facilmente a pensare che possano rientrare nel macrotermine di “arte“.
Non è sempre stato così però e, ancora oggi, si fa abbastanza confusione nel cogliere che cosa distingua effettivamente l’arte dall’artigianato. I motivi sono storici e culturali e hanno a che fare con l’evoluzione dei termini che seguono inevitabilmente la mimesi della società.
La nascita delle città, il ruolo delle corti nel Medioevo, il Rinascimento sono tutti momenti cruciali che hanno reso difficili e soprattutto instabili queste differenze.
Sicuramente la prima distinzione, più semplice ed immediata, è quella che separa il prodotto artigianale da quello industriale. Non ci sono dubbi, il primo è realizzato a mano o con pochi strumenti e al massimo in poche riproduzioni. Il secondo è prodotto in serie, con l’uso di macchinari altamente specifici.
Il prodotto artigianale può essere facilmente definito artistico perché nell’antichità non vi era un distinzione vera e propria tra arti superiori, e arti minori.
Quest’ultima è stata introdotta solo nel Rinascimento, provocando una scissione dei prodotti artigianali in una categoria che li rendeva qualitativamente inferiori rispetto alle arti pittoriche o alla scultura, per esempio.
Durante il medioevo, gli artigiani invece godevano di una certa rispettabilità oltre a costituirsi in vere e proprie corporazioni, relative al tipo di manufatto che erano solite realizzare. Riunirsi in gruppi definiti era molto utile da un punto di vista legislativo e garantiva anche l’ereditarietà del mestiere.
Molte città italiane cominciarono a specializzarsi in una produzione particolare.
Si può dire che l’artigianato contribuì alla fama e all’affermazione di una località, definendone delle caratteristiche che diedero vita a delle tradizioni.
Firenze per esempio era famosa per la produzione della lana. La città di Milano diventa invece un punto di riferimento per l’oreficeria. La specializzazione permette di conseguenza una relazione commerciale tra città geograficamente distanti.
Nei piccoli centri si sviluppano per lo più piccole botteghe che garantivano un’ereditarietà del mestiere. Quest’ultime contribuivano a rendere l’attività artigianale una garanzia economica, soprattutto se le conduzioni familiari andavano avanti per generazioni.
Nelle città invece le botteghe cominciano a ingrandirsi, preludio delle future fabbriche.
Più le maestranze erano qualificate più si faceva labile il confine tra arte e artigianato.
Soprattutto la maggioranza di queste veniva attivamente coinvolta nella realizzazione di opere architettoniche, facendo degli artigiani degli artisti e viceversa.
Il Rinascimento, come accennato prima, segna una demarcazione tra le discipline maggiori e minori. Si diffonde tra le varie corporazioni l’intenzione di elevarsi e distinguersi dalle altre. I tempi di una separazione netta però sono ancora poco maturi, in realtà.
Solo la nascita dell’istituzione dell’accademia e la relativa esclusione dalle tecniche artigianali dagli insegnamenti offerti, ha prodotto una separazione più o meno definitiva tra i due mondi, almeno apparente.
Qual è il ruolo dell’artigianato nella società odierna?
Quando si pensa al mestiere dell’artigiano, che cosa viene subito in mente? Probabilmente, soprattutto chi abita in contesti urbani, può pensare che si tratti di un lavoro “di una volta”. Che sia un mestiere ormai quasi estinto e, invece, non è così.
Di certo la svolta tecnologica e la globalizzazione hanno gettato un’ombra su una delle professioni più affascinanti ed artistiche che si possano intraprendere. Questo non significa però che si tratti di una professione ormai superata, anzi. Chiunque abbia un’idea e capacità manuali, si faccia avanti.
Pare proprio infatti che, in tempi di crisi e di sfrenato avanzamento tecnologico, stia nascendo sul mercato una richiesta di quei lavori che ormai non fa più nessuno e che l’artigianato faccia parte di questi.
Se la tecnologia ha apparentemente invalidato e messo in un angolo la produzione artigianale, la vera rivoluzione dunque è quella di far combaciare i due (apparenti) opposti.
Il concetto di artigianato sta cambiando e la sua sopravvivenza sta proprio nell’adattarsi al cambiamento, come d’altronde è sempre avvenuto nella storia.
L’artigianato oggi è un irresistibile ibrido tra arte e tecnologia alla portata di tutti, consumatori e produttori.
Claudia Volonterio