L’ America Latina verso la peggiore recessione. Nuove nubi si profilano sull’economia latinoamericana. Secondo un rapporto dell’ECLAC, nel 2020, il subcontinente subirà la peggiore recessione della sua storia, con una contrazione regionale media del 5,3%.
Nessuno è immune al coronavirus. Né i ricchi né i poveri, né i paesi più avanzati né quelli in via di sviluppo. La crisi economica e la prossima recessione saranno globali e interesseranno tutti. Sebbene l’orizzonte sia cupo e incerto per tutti, per l’ America Latina, la pandemia significa fare un passo indietro nella lotta contro l’estrema povertà. Passando così da una bassa e lenta crescita economica ad una profonda recessione.
Secondo l’ECLAC (Economic Commission for Latin America and the Caribbean), si stima per il 2020 una flessione del 5,3% del PIL in tutta l’area. Si tratterebbe dei dati peggiori della storia per il Sud America. E, trovare una contrazione di tale portata, significherebbe tornare al 1914, quando la crescita precipitò del -4,9%, o al 1930 con un calo del -5,0%. La recessione interesserà tutti i paesi dell’ America Latina tranne la Repubblica Dominicana, il cui PIL sarà pari a zero.
La pandemia palesa e acuisce i limiti economico-politici di un’economia già fragile; un’economia dipendente dagli investimenti e dal commercio della Cina, dell’Europa e degli Usa. Rischiando così di aggravare i rigurgiti autoritari e le disuguaglianze sociali. Uno scenario verificatosi sulla scia della crisi finanziaria del 2008-2009 e del conseguente crollo delle materie prime.
Ma, questa volta le ripercussioni potrebbero essere molto peggiori: i livelli del debito sono più alti di quanto non fossero all’inizio della crisi finanziaria. Le reti di sicurezza sociale rimangono molto deboli e il turismo è evaporato. Tra i cinque principali fattori che peggioreranno la già “situazione anemica” in America Latina c’è proprio l’arresto del turismo. In paesi come Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Messico e Perù.
Senza dimenticare che Argentina, Brasile e Messico erano già precipitati in una debole zona economica. Mentre in Venezuela era già in corso una vera e propria crisi prima dell’arrivo del virus.
Le stime dell’ECLAC si basano su una graduale ripresa della produzione dal terzo trimestre in poi e su una contrazione del 3,8% nell’economia statunitense. Si prevede che se gli Stati Uniti caleranno ancora, i numeri peggioreranno.
I paesi più colpiti saranno Venezuela (18%), Messico (6,5%), Argentina (6,5%), Ecuador (6,5%), Nicaragua (5,9%) e Brasile (5,2%). Mentre i meno colpiti sono la Repubblica Dominicana (0%), Guatemala (1,3%), Paraguay (1,4%), Panama (2%), Colombia (2,6%) e Honduras (2,8%). Al centro della classifica vi sono Cile , Perù e Uruguay, con un calo del 4%. Cuba (3,7%), Costa Rica (3,6%), Haiti (3,1%), El Salvador e Bolivia (3%) e Caraibi isole (2,5%).
L’agenzia tecnica, con sede a Santiago, circa un mese fa ha stimato una contrazione compresa tra l’1,8% e il 4%. Allo stato attuale è stata costretta a fare una revisione al ribasso dato il peggioramento dello scenario globale. Le cause si concentrano principalmente sulla riduzione del commercio internazionale, sui prezzi delle materie prime e delle rimesse. Ma anche sul peggioramento delle condizioni finanziarie mondiali.
La disoccupazione e la povertà aumenteranno
Prima della pandemia, il Paese aveva già sofferto quasi sette anni di debole crescita a seguito dell’ultima crisi globale nel 2008. Il coronavirus è caduto come una bomba sui piani delle Nazioni Unite che, da dieci anni, mirano a porre fine alla povertà estrema in America Latina. Il Paese più disuguale del mondo.
La recessione avrà effetti devastanti sulla disoccupazione regionale e sui redditi familiari. La povertà in America Latina salirà dal 30,3% al 34,7%, con un aumento di 29 milioni di persone, nel 2020, mentre la disoccupazione salirà dall’8,1% all’11,5%, lasciando 37,7 milioni di persone senza lavoro. Si prevede che l’estrema povertà salirà dall’11% al 13,5%, ovvero 16 milioni di persone.
La pandemia causerà anche, secondo l’agenzia, una diminuzione del 15% del valore delle esportazioni. Ciò avrà un impatto maggiore sulle economie meridionali del continente per via della sua dipendenza dalle esportazioni di materie prime. Inoltre vedrà un calo delle rimesse fino al 15%, che interesserà principalmente l’America Centrale e Hatí.
La Segretaria Esecutiva della ECLAC Alicia Bàrcena dichiara che: “I leader del G20 devono sostenere le organizzazioni multilaterali a prestare a tassi di interesse favorevoli ai paesi fortemente indebitati. Posticipando o annullando” il debito, altrimenti sarà impossibile pagare “.
Il mondo post covid-19: più regionalismo
L’ America Latina affronta la pandemia in un momento di debolezza economia e vulnerabilità macroeconomica, concatenando sette anni di bassa crescita. Per giunta con un’espansione del PIL che a malapena ha raggiunto lo 0, 1% nel 2019 . Prima del COVID-19, l’ ECLAC aveva pronosticato che nel 2020 il Paese sarebbe cresciuto al massimo dell’1,3%.
Bárcena sostiene che questa crisi ha messo in evidenza le carenze dell’interdipendenza economica e che “non ci sarà un ritorno alla globalizzazione. Al contrario ci sarà un’economia mondiale più regionalizzata attorno a tre poli: Europa, Nord America e Asia Orientale”.
La crisi produttiva porterà cambiamenti che persisteranno oltre la pandemia sanitaria. Per la quale l’ente raccomanda alla regione di spostarsi verso una maggiore integrazione produttiva, commerciale e tecnologica. Diversificando i fornitori, favorendo posizioni più vicine ai mercati finali e trasferendo i processi di produzione e la tecnologia strategica .
Il coordinamento dei paesi in materia macroeconomica e produttiva è fondamentale per negoziare le condizioni della nuova normalità. Ma anche il finanziamento di un nuovo stile di sviluppo con uguaglianza e sostenibilità ambientale.
Questa incombente recessione economica minaccia di ribaltare la politica in tutto il Paese dove le persone sono economicamente più vulnerabili. Dove le reti di sicurezza sociale sono più piccole, i governi hanno meno risorse fiscali e i servizi sanitari sono meno sviluppati. Sono necessarie misure eccezionali per far fronte a una crisi senza precedenti. Non ci saranno progressi senza cooperazione e solidarietà internazionale.
Felicia Bruscino
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