L’altro lato del conflitto razziale USA, oltre la violenza della polizia

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Il nuovo virus ci svela un altro lato del conflitto razziale Usa.

Le minoranze, meno del 40 per cento della popolazione americana, rappresentano il 52 per cento delle “morti in eccesso” per Covid-19, ovvero il numero di decessi in più rispetto alla media normale registrata a luglio degli anni scorsi.

L’istantanea scattata da The Marshall Project, piattaforma media non profit che si occupa di inchieste e analisi sulla giustizia, non è solo allarmante – perché nel Paese i contagi da coronavirus diminuiscono lievemente e il bilancio dei morti resta uno dei più alti al mondo, con oltre 185mila vittime dall’inizio della pandemia – ma è anche un altro importante tassello del conflitto razziale, riacutizzatosi con l’uccisione dell’afroamericano George Floyd il 25 maggio scorso a Minneapolis per mano dell’agente Derek Chauvin e di altri due poliziotti durante un fermo per il presunto furto di 20 dollari.

Ecco l’altro lato del conflitto razziale Usa: i decessi da Covid-19 aumentano tra le minoranze

Nuovi dati, diffusi dal Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC), dimostrano come le morti causate dal coronavirus e non, siano aumentate del 9 per cento nella popolazione bianca, schizzando invece al 30 per cento tra le minoranze: afroamericani, ispanici, nativi americani e asiatici. Sintomo di una radicata disuguaglianza etnica oltre che economica. Così la disparità non si limita solo a centinaia di episodi in cui la polizia fa un uso sproporzionato della forza quando ci sono giovani, donne o uomini di un’altra etnia. Nella maggior parte dei casi cittadini americani.

Vittime due volte, del razzismo e di una deriva ideologica ottusa. Il numero dei morti da coronavirus dunque potrebbe essere più elevato di quello ufficiale. Le autorità sanitarie soprattutto nella primissima fase dell’epidemia hanno spesso attribuito le cause del decesso ad altre patologie. Inoltre, la crisi sanitaria nelle terapie intensive e negli ospedali ha limitato l’accesso alle cure o alla prevenzione di altre malattie.

Un quadro disastroso, l’altro lato del conflitto razziale Usa coinvolge il diritto alla salute

Sono 215mila i morti in più del normale nei primi sette mesi del 2020. Negli Stati Uniti, già alla fine di luglio, il bilancio ufficiale dei decessi per coronavirus è  di 150mila. Da allora è cresciuto di oltre 170mila. La CDC prevede  una media annuale di un milione e 900mila decessi in tutti gli Stati Uniti.

I dati recenti sui casi, sulle ospedalizzazioni e sulle morti sono pesantissimi per afroamericani, ispanici, nativi americani e asiatici. Questi ultimi per numero di vittime secondi alla comunità ispanica, con 14mila decessi in più del normale e un aumento del 35 per cento. A causa della scarsità di informazioni reperibili, i nativi americani sono tra le minoranze meno colpite,  con un incremento dei decessi pari al 20 per cento. Ma non si esclude che i numeri possano essere più elevati.

L’analisi del CDC è ancora provvisoria, ma dimostra che tale iniquità colpisce tutti gli Stati americani

Dalle aree urbane della costa occidentale e orientale alle regioni con grandi aree rurali. Alabama, Arkansas, California, Colorado, Florida, Georgia, Massachusetts sono alcuni degli Stati i cui grafici, elaborati dai giornalisti di The Marshall Project in collaborazione con The Associated Press, mostrano in tutti i casi come la percentuale di morti da Covid-19 tra le minoranze presenti sia sempre più alta di quella registrata nella popolazione bianca.

Un altro elemento sorprendente – che racchiude in sé il razzismo crescente nei confronti degli asiatici dall’inizio dell’epidemia – è come circa la metà dei decessi in questa comunità non venga legata ufficialmente al coronavirus. Estromessi dalle campagne di screening, i tamponi eseguiti tra gli asiatici americani sono inferiori di quelli fatti sul resto della popolazione.  E le ragioni che escludono il fattore etnia non sono ancora note, è probabile però che proprio l’approccio ideologico trumpiano e dell’attuale amministrazione americana abbia avuto l’effetto indesiderato di emarginare questa comunità.

L’altro lato del conflitto razziale Usa: le disuguaglianze etniche hanno radici profonde. Oltre la violenza della polizia e più lontane del Covid-19

In gioco ci sono diversi fattori, che combinati tra loro hanno acuito una situazione sociale già compromessa. Le minoranze etniche hanno normalmente redditi più bassi della media nazionale, condividono gli spazi e vivono in comunità familiari allargate. Pre-condizioni che aumentano il rischio di trasmissione . Le patologie croniche sono molto diffuse: diabete, obesità, problemi articolari. Hanno abitudini alimentari meno salutari e vivono in zone dove l’inquinamento è più elevato. Il conflitto razziale ha letteralmente ristretto loro l’accesso al sistema sanitario, già proibitivo perché basato su meccanismi privatistici.  Le minoranze poi svolgono lavori meno qualificati ma essenziali, anche durante il lockdown e che non possono essere svolti da casa.

Intanto, la polizia di Los Angeles ha ucciso un altro afroamericano. Il suo nome è Dijon Kizee, 29 anni. Un altro uomo che allunga la lista delle vittime di una violenza ingiustificata.  In una lunga intervista alla Fox News, Trump ha equiparato gli agenti violenti ai giocatori di golf che sbagliano un “putt”.

Il conflitto razziale Usa, per il tycoon non esiste, chi protesta è un “riottoso”, “anarchico”, “parassita” va ben oltre questa marea caotica a cui stiamo assistendo. È un conflitto mai risolto, una ferita da sempre aperta.

Chiara Colangelo

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