“1 su 3 delle spose bambine nel mondo vive in India” è questo che si legge sul sito dell’Unicef in una pubblicazione del 2019.
Lo sa bene Laxmi Sargara, una ragazza che nel 2012, a soli 18 anni si è trovata davanti la porta di casa due sconosciuti che dicendo di essere i suoi suoceri le comunicavano che di lì a pochi giorni sarebbe andata a vivere con loro e con suo marito. Laxmi ha quindi scoperto che quando aveva appena un anno era stata data in sposa ad un bambino di un villaggio vicino, un bambino di 3 anni che da quel giorno sarebbe per sempre stato legato a lei. Ma Laxmi non accetta di essere considerata una proprietà che può passare di mano mano e così decide di rivolgersi ad una donna del luogo che ha la fama di aiutare a rallentare questi trasferimenti: Kriti Bharti.
Laxmi però non vuole rallentare niente, lei vuole annullare una decisione che la riguarda in prima persona ma che non ha avuto la possibilità di rifiutare, una condanna che le è stata affibbiata ancora prima di imparare a camminare. Bharti quindi inizia a leggere centinaia di documenti per riuscire ad aiutarla e finalmente riesce a trovare qualcosa che potrebbe aiutare non solo Laxmi, ma tutte le bambine che come lei vengono trattate come oggetti: una legge che nessuno aveva mai usato prima e che permette di annullare un matrimonio combinato.
A 24 anni Kriti Bharti riesce ad annullare per la prima volta in India un matrimonio infantile, ma soprattutto riesce a creare un’arma potentissima: un precedente.
Bharti e il suo team che compongono l’associazione Saarthi Trust, facendo riferimento a quel precedente durante i processi, ad oggi sono riusciti ad annullare più di 41 matrimoni infantili e fare in modo che 1400 non venissero neanche stipulati. Ma la vita di Bharti non è diventata semplice dal suo primo caso nel 2012, anche se in realtà non lo è mai stata.
Oltre alle numerose minacce che ha ricevuto per via del suo lavoro di attivista, Bharti ha infatti dovuto sopportare fin da piccola il peso di una comunità arretrata e conservativa che voleva obbligare sua madre, Indu Chopra, ad abortire perché abbandonata dal marito, una disgrazia che per i familiari della donna poteva essere rimediata solo così o con un nuovo matrimonio.
Chopra però decise di continuare la gravidanza che, a causa di complicazioni mediche, si concluderà con la nascita prematura della piccola di sette mesi destinando quest’ultima ad essere considerata dalla famiglia “maledetta”, motivo per il quale uno dei familiari cercherà di avvelenarla all’età di 10 anni.
Kriti però ha ereditato il coraggio e la forza da sua madre e dopo essersi sottoposta a diversi trattamenti medici si riprende del tutto e decide di cambiare il suo cognome in “Bharti”, ovvero “Figlia dell’India” allontanandosi il più possibile dal sistema di caste che la circonda.
“1 su 3 delle spose bambine nel mondo vive in India” è questo che si legge sul sito dell’Unicef in una pubblicazione del 2019, ma quello che non si legge è che questa bambina dal 2012 ha una speranza in più di salvarsi: Kriti Bharti.