Probabilmente tutti hanno sentito parlare di Gustav Klimt, e senza dubbio moltissimi sono rimasti incantati ad ammirare “Il bacio”- forse la più celebre tra le sue opere-, stupendosi di come l’oro regali tanta luce e profondità ad una semplice tela bidimensionale.
Ma chi era Klimt, ed a cosa era dovuto il copioso ed ancor oggi affascinante utilizzo dell’oro nelle sue opere?
Secondo di sette tra fratelli e sorelle– molti dei quali, in seguito, diventeranno artisti-, Klimt nacque nel 1862 a Vienna, nel quartiere Baumgarten, da padre orafo e madre amante della musica lirica. Fin da bambino Gustav manifestò doti artistiche, al punto da venire ammesso a studiare arte applicata presso la scuola d’arte e mestieri austriaca nonostante la difficile situazione economica familiare.
A scuola, Klimt apprese a destreggiarsi tra vari materiali e tecniche artistiche, essenzialmente basati sui canoni artistici del passato. Il suo grande impegno diede i propri frutti già tre anni dopo il diploma, quando, sotto la guida di Franz Lufberger- che in parte lo aveva accompagnato anche nel corso della sua formazione-, Gustav ricevette l’incarico di decorare il cortile del Kunsthistorisches Museum; ben presto gli vennero commissionati altri incarichi, tra cui le quattro allegorie del Palazzo Sturany a Vienna.
Inoltre, l’artista fondò in giovane età e prima ancora di terminare gli studi, con suo fratello Ernest e con Franz von Matsch, una sorta di associazione artistica, cui- quando nessuno dei tre aveva ancora raggiunto i vent’anni, venne dato l’incarico di dipingere il soffitto della Kurhaus a Karlsbad (attualmente Karlovy Vary, in Repubblica Ceca). Una volta conseguito il diploma, poi, i tre aprirono a Vienna la cosiddetta “Künstlerkompanie“, ovvero la “Società di artisti“, ottenendo con essa l’importante occasione di decorare il soffitto della scalinata principale del teatro nazionale austriaco.
La maturazione artistica di Klimt coincise col suo progressivo abbandono dei canoni estetici del passato, il che lo spinse a fondare il movimento della “Wiener Sezession“- la Secessione viennese- nel 1897, con altri diciannove artisti. Il movimento aveva anche una rivista, “Ver sacrum” (“Primavera sacra”), edita fino al 1903 e puntava, riunendo artisti appartenenti a varie correnti- dal simbolismo al naturalismo-, a far uscire l’arte dai ristretti canoni accademici, in modo da poterla esternare liberamente mediante le più disparate modalità espressive.
L’opera di Klimt conobbe una battuta d’arresto nel 1892, quando morirono sia suo padre che suo fratello Ernest, appena ventottenne; questo momento segnò anche il rinsaldarsi del legame dell’artista con la famiglia, in particolare con la madre e con le sorelle: l’artista manifestò nei loro confronti una totale dedizione, che lo portò a provvedere a mantenerle ed a non sposarsi mai.
Poco tempo dopo l’università di Vienna commissionò all’ormai celebre artista l’incarico di affrescare il soffitto dell’aula magna avendo riguardo a tre diverse facoltà: filosofia, giurisprudenza e medicina. Quando finalmente, dopo varie vicissitudini, i lavori furono ultimati, Klimt ricevette aspre critiche, per aver raffigurato le tre branche del sapere attraverso una serie di corpi sensuali che, a detta dei committenti, mal si accordavano con quanto richiestogli. L’artista viennese, tuttavia, non se ne curò.
A quegli anni risale anche la realizzazione del “Fregio di Beethoven” per la mostra della Secessione viennese del 1902.
L’imponente ingresso dell’oro all’interno delle sue opere si ebbe a seguito di una visita alla città di Ravenna ed all’ammirazione manifestata da Klimt per le sue opere bizantine, in cui l’oro aveva notoriamente una grande preponderanza. Forse perché questo materiale aveva per lui anche un valore affettivo– come già detto, suo padre era orafo, mentre uno dei suoi fratelli era frattanto diventato cesellatore-; fatto sta che l’artista manifestò la sua passione per questo metallo attingendone a piene mani per la realizzazione delle sue opere più celebri e belle: “Giuditta I” (1901), “Le tre età della donna” (1905), “Il bacio” (1907- 1908), fino ad arrivare a “Giuditta II” (1909), opera conclusiva del cosiddetto “periodo aureo“.
Dopo questa fase ebbe inizio quello che viene alternativamente definito “periodo fiorito“, “periodo maturo” o, più semplicemente, “terza fase klimtiana“, in cui, grazie anche ad influenze impressioniste ed espressioniste, Klimt iniziò a dipingere in maniera più spontanea e, nel contempo, cupa, abbandonando i fasti e gli elementi decorativi dell’Art Nouveau.
In quest’ultimo periodo Klimt abbandonò l’oro per far spazio a cromatismi più vivaci e decisi, alla ricerca di uno stile meno sofisticato. Ciò nonostante, nel 1911 risultò vincitore del primo premio dell’Esposizione Internazionale di Arte di Roma con l’opera del periodo aureo “Le tre età della donna“.
Morì nel1918, a causa di un colpo apoplettico.
Fonte: commons.wikimedia.orgAttualmente una mostra- tributo in onore dell’artista viennese è in corso presso la stupenda Reggia di Caserta. Qui, per tutto il mese di ottobre, è possibile partecipare, infatti, alla “Klimt Experience“, ossia la proiezione di ben 700 immagini ad altissima definizione sulle pareti della Reggia, per immergersi direttamente nell’opera di questo grande ed indimenticato artista.
Lidia Fontanella