Pur avendo una storia singolare, l’unione tra Putin e Kirill ricorda l’iniziale vicinanza tra fascismo e Chiesa Cattolica. Il finale sarà lo stesso?
Il principio di laicità dello Stato
Uno Stato è laico quando garantisce piena libertà di culto a tutti i cittadini senza interferire nelle loro scelte in materia di fede. Tiene quindi ben distinti i due piani, quello religioso e quello politico.
Questo dovrebbe essere ovvio ma non è così scontato come potremmo pensare. Il numero di violazioni di molti governi è sconcertante. Facciamo due esempi per identificare una realtà molto più ampia: in Iran e in Arabia Saudita chi professa una religione diversa da quella ufficiale è spesso perseguito e la blasfemia può essere punita con la morte.
Il principio di laicità dello Stato è un valore fondante per l’Europa, essendo una garanzia di neutralità delle istituzioni e di libertà per ogni cittadino.
Sulla base di quanto appena affermato (e vista la maggiore vicinanza geografica) è facile capire quanto possa essere incomprensibile l’atteggiamento del Patriarca Kirill.
Le posizioni di Kirill
Kirill è uno dei maggiori alleati di Putin e ha giustificato l’invasione dell’Ucraina considerandola una lotta tra la “santa Russia” e l’Occidente (vittima a suo dire di una depravante deriva religiosa). Questa alleanza anacronistica tra potere politico e potere religioso è ancora più strana in un paese che arriva da quell’ateismo sovietico che ne ha caratterizzato l’approccio alla religione per decenni.
In questa nuova fase il regime Putiniano ha concesso ampi spazi di libertà alla vita religiosa, ma Kirill ha ricambiato con grande fedeltà e sudditanza.
Il Patriarca russo in un recente sermone ha esplicitamente parlato di una battaglia contro i valori degenerati dell’Occidente, rappresentato dalle parate del Gay Pride. Una delle argomentazioni costanti nell’azione patriarcale e politica di Kirill è l’avversione alla libertà dei costumi ed in particolare l’intolleranza verso gli omosessuali. Le sue posizioni omofobe, ma anche quelle a sostegno del conflitto, hanno però diviso la Chiesa Ortodossa Russa.
La sottomissione della Chiesa di Mosca allo Stato russo
La sottomissione della Chiesa autocefala di Mosca al potere di Putin è provata, tra le altre cose, dall’appoggio alla politica imperialista del regime. Questo atteggiamento è in netta contraddizione con il mandato evangelico, al quale Kirill ha dimostrato di anteporre l’importanza politica riacquistata in questi anni. Questa chiesa è decisamente più nazionalista che evangelica, più prona al volere di Putin che alla volontà di pacificazione.
Questo atteggiamento sfora poi nel negazionismo più totale quando Kirill dichiara:
Noi non vogliamo combattere nessuno. La Russia non ha mai attaccato nessuno.
Dichiarazioni alquanto incomprensibili considerando l’attacco all’Ucraina del 24 febbraio.
Per Putin l’invasione dell’Ucraina serve ad ottenere la “denazificazione” delle istituzioni ucraine ma per Kirill questo processo diventa di “deomosessualizzazione”. Questo integralismo pare avere però qualche lacuna storica. Infatti i nazisti rinchiusero nei campi di concentramento ed eliminarono migliaia di omosessuali. Dunque da questo possiamo dedurre una palese e innegabile comunanza ideologica sulla questione.
l legami tra fascismo e Chiesa Cattolica
Dopo la marcia su Roma il governo di Mussolini fu accolto positivamente dal Vaticano e da Papa Pio XI. I fascisti trovarono nella Chiesa Cattolica un’alleata. I cattolici temevano le idee di modernità anticlericale che si stavano facendo strada tra le masse e il fascismo sembrava potesse bloccare questo processo.
In un primo tempo Mussolini non aveva esitato a dichiarare il proprio anticlericalismo, ma una volta salito al potere fece importanti concessioni alla Chiesa (I Patti Lateranensi del 1929 sono l’esempio più importante) per ingraziarsi l’enorme percentuale di cattolici presente nel Paese.
Nella prima fase il governo fascista esaltò i valori cattolici. La Santa Sede lo considerava un alleato nella lotta all’aggressione al cattolicesimo, rappresentata dalla ventata progressista che seguì la Rivoluzione Russa. Il comunismo diventò il nemico comune dei fascisti e dei cattolici.
Successivamente Pio XI prese coscienza di ciò che il regime fascista stava facendo e iniziò a tenere un atteggiamento contrario soprattutto alla guerra voluta da Hitler. Nelle parole pronunciate nel Natale del 1934 rimarcava l’importanza della pace contro l’idea di una guerra che avrebbe provocato la distruzione di gran parte dell’umanità. Quando furono promulgate le leggi razziali le condannò apertamente e criticò aspramente l’antisemitismo, considerandolo incompatibile con la tradizione cristiana e con i Vangeli.
Il comportamento di Pio XII
Dopo la morte di Papa Ratti salì al soglio pontificio Papa Pio XII, che utilizzò toni più pacati decidendo di mantenere i rapporti con la Germania.
Il riserbo di Pacelli non venne accettato da tutti quelli che chiedevano un intervento duro nei confronti dell’immane tragedia che si stava verificando. Il suo Papato fu caratterizzato da un eccesso di cautela, un lungo silenzio che però venne parzialmente giustificato in seguito dalla necessità di agire segretamente per proteggere e ospitare tanti ebrei.
Nelle prime fasi della guerra la Chiesa riceveva notizie false e incomplete, ma lentamente la verità iniziò ad emergere. Non è certo che Pio XII sapesse dell’obiettivo della soluzione finale ma era sicuramente a conoscenza dell’esistenza dei campi di concentramento.
Pacelli aveva inizialmente l’intenzione di mantenere buoni rapporti nella convinzione che nazismo e comunismo si sarebbero distrutti a vicenda.
Se la Chiesa Cattolica, nella figura di Pacelli, avesse fermamente preso una posizione di condanna verso i regimi nazifascisti avrebbe avuto a che fare con maggiori ritorsioni. Questa è stata forse la motivazione principale, soprattutto nella fase finale, per la quale non si è schierata, continuando a dare il suo aiuto in silenzio.
Non si può negare però che una condanna pubblica da parte della Santa Sede avrebbe sensibilizzato il popolo cattolico che a sua volta avrebbe potuto essere più solidale con i perseguitati dai nazifascisti.
Le differenze e le prospettive future
Immaginare che il Papato non fosse a conoscenza sin da subito dei delitti compiuti dai fascisti e dai nazisti è difficile, ma altrettanto difficile è pensare che Kirill non sia a conoscenza di quello che Putin sta facendo da anni in Russia.
Mentre in Italia il fascismo non è mai riuscito ad avere in mano tutto il potere (almeno ipoteticamente vista la presenza del Re e del Papa), in Russia Putin non solo è riuscito ad ottenere il potere assoluto, ma anche il pieno appoggio del maggior esponente della Chiesa. Il Capo della Chiesa russa infatti si comporta come il primo dei suoi sostenitori. Kirill in cambio, oltre al suo personale potere, ha riottenuto una centralità che la Chiesa di Mosca non aveva da tantissimo tempo.
Proprio per questi legami, e per gli interessi che Kirill ha guadagnato con l’appoggio al regime, è quasi impossibile che possa prima o poi diventare un Patriarca che punti a quello che in teoria la religione dovrebbe predicare: la Pace e l’Uguaglianza!
Alessandro Milia