Khaled El Qaisi è stato liberato. Il giovane intellettuale palestinese con cittadinanza italiana, è finalmente tornato in libertà dopo aver trascorso un mese di detenzione in Israele. La sua vicenda giudiziaria ha destato preoccupazione a livello internazionale, ma ora sembra essersi conclusa con il suo rilascio.
Khaled El Qaisi, uno studente di lingue e civiltà orientali presso l’Università La Sapienza di Roma, è un giovane di origini palestinesi che ha dedicato la sua vita all’approfondimento delle complesse sfaccettature della storia politica e culturale della Palestina. Non solo uno studente, ma anche un traduttore di libri di fondamentale importanza, il cui lavoro ha contribuito a gettare luce sulle vicende del suo popolo.
La sua odissea inizia il 31 agosto quando, mentre tornava da una vacanza trascorsa con i parenti paterni a Betlemme, nei territori palestinesi, è stato arrestato al valico di Allenby. Un arresto improvviso che ha sconvolto la sua famiglia, visto che sua moglie Francesca Antinucci e il loro figlio di 4 anni sono stati lasciati senza soldi e telefono al confine.
Ciò che rende questa storia ancora più angosciante è il fatto che Khaled El Qaisi è stato detenuto per un mese senza poter vedere il suo avvocato, imprigionato nel carcere di Petah Tikwa. Ancora più allarmante è il fatto che non è mai stato formalmente incriminato. Questo vuol dire che, durante il suo periodo di detenzione, non sapeva esattamente di cosa fosse accusato e non aveva la possibilità di difendersi adeguatamente.
Le autorità israeliane hanno deciso di prorogare la detenzione di El Qaisi di ulteriori 11 giorni il 21 settembre, aggravando ulteriormente la sua situazione. Questa proroga ha sollevato domande sulla legalità della detenzione stessa, dato che l’accusa non era stata ancora presentata in modo formale.
La sua detenzione ha suscitato l’attenzione di organizzazioni internazionali per i diritti umani, tra cui Amnesty International, che ha reso noto che Khaled è stato sottoposto a gravi abusi fisici e psicologici durante il suo periodo di detenzione. Tra questi trattamenti inumani rientrano la privazione del sonno, minacce, offese verbali e il mantenimento prolungato in posizioni di stress. Questi atti, secondo Amnesty, potrebbero costituire crimini di diritto internazionale.
La buona notizia è che, alla quinta udienza del suo processo, un tribunale di Rishon le Tzion ha deciso di scarcerarlo. Tuttavia, il suo rilascio è condizionato al fatto che rimanga a disposizione delle autorità per sette giorni e consegni il suo passaporto. Khaled ha deciso di trascorrere questi sette giorni a Betlemme, nei territori palestinesi, una decisione che è stata confermata dalla moglie Francesca Antinucci, che ha dichiarato: “Per una settimana non può muoversi dai territori“.
Questa storia è un triste esempio di quanto le situazioni politiche complesse possano influenzare la vita di individui innocenti. Khaled El Qaisi è stato privato della sua libertà e sottoposto a trattamenti disumani senza un’accusa formale. La sua liberazione è sicuramente un sollievo, ma pone anche l’accento sulla necessità di garantire il rispetto dei diritti umani e legali di tutti, indipendentemente dalla loro origine etnica o nazionale.