Kesaria Abramidze, modella e attivista transgender, è stata assassinata nella sua casa di Tbilisi, Georgia, poco dopo l’approvazione in parlamento di una legge anti-LGBTQIA+. Il principale sospettato è stato arrestato mentre tentava di lasciare il paese.
Chi era Kesaria Abramidze
Kesaria Abramidze era una figura nota nel panorama mediatico e una voce potente contro la transfobia. La sua uccisione è stata immediatamente collegata al clima d’odio e repressione alimentato dalla nuova legge anti-LGBTQIA+, che limita i diritti delle persone queer.
Kesaria, con oltre 500.000 follower sui social media, era una delle figure pubbliche transgender più riconosciute in Georgia e la prima a dichiararsi tale pubblicamente. Il suo impegno pubblico l’aveva resa un’icona per la comunità queer, ma anche un bersaglio per i conservatori che vedevano la sua visibilità come una minaccia ai valori tradizionali.
La sua carriera di modella e la sua partecipazione a concorsi internazionali di bellezza le avevano dato una piattaforma per combattere la discriminazione e la violenza, una lotta che lei stessa viveva quotidianamente.
L’omicidio di Abramidze non è un evento isolato, ma il risultato di un contesto sociale e politico sempre più ostile verso la comunità LGBTQIA+ in Georgia. Le organizzazioni per i diritti umani hanno sottolineato che il governo non ha fatto abbastanza per proteggere le persone transgender dalla violenza. Il crimine è stato descritto dalle autorità come un omicidio premeditato commesso con particolare crudeltà, aggravato dal genere della vittima.
Infatti, prima dell’approvazione della legge repressiva, la Georgia era uno dei pochi paesi ex-sovietici a proibire direttamente la discriminazione contro le persone LGBTQIA+, e considerava i crimini commessi sulla base dell’orientamento sessuale o di genere un fattore aggravante di azione penale.
Approvata la legge che reprime i diritti LGBTQIA+ in Georgia
L’omicidio di Kesaria è avvenuto in un contesto di crescente repressione dei diritti LGBTQIA+ in Georgia, dove la recente legge “Protezione dei valori familiari e dei minori” ha vietato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le operazioni di riassegnazione del genere e qualsiasi forma di promozione delle relazioni LGBTQIA+ nelle scuole. La legge permette inoltre la censura di film e libri e addirittura vieta l’utilizzo della bandiera arcobaleno. Richiama fortemente le leggi repressive contro le minoranze promulgate in Russia nell’ultimo decennio e riavvicina il paese all’orbita del Cremlino.
Nonostante l’opposizione alla legge della presidente georgiana Salomé Zourabichvili, che ha definito l’omicidio “terribile” e ha sollevato questioni urgenti sui crimini d’odio, il governo georgiano sembra determinato a portare avanti una politica che limita gravemente i diritti civili delle minoranze. Questo atteggiamento ha attirato critiche anche da parte dell’Unione Europea, che ha dichiarato che la legge mette a rischio il cammino della Georgia verso l’adesione all’UE, e ha richiesto al governo di ritirarla.
In questo clima di repressione e odio, la morte di Kesaria Abramidze simboleggia una delle conseguenze più gravi della transfobia istituzionalizzata. Molti attivisti locali e internazionali hanno collegato direttamente la sua uccisione alla retorica violenta promossa dalle autorità georgiane. I discorsi pubblici di figure governative hanno normalizzato la discriminazione e creato un ambiente in cui la violenza contro le persone LGBTQIA+ è sempre più accettata.
Oltre a ciò, la relazione tra Kesaria e il suo aggressore, Beka Jaiani, aggiunge un altro strato di complessità al caso. Si parla di un legame sentimentale tra la vittima e l’assassino, anche se questo dettaglio non è stato confermato ufficialmente. Quel che è certo è che Abramidze aveva già subito attacchi e violenze in passato, riflettendo una realtà di vulnerabilità comune a molte persone transgender.
La comunità LGBTQIA+ georgiana piange una delle sue voci più forti e visibili. La morte di Kesaria arriva in un momento critico per i diritti delle persone queer in Georgia, e segna un tragico punto di svolta nella lotta contro l’odio e la discriminazione. Dalle sue pagine social, la presidente Zourabichvili si è augurata che la morte dell’attivista non resti vana e che serva a risvegliare le coscienze dei georgiani.
L’omicidio di Kesaria Abramidze rappresenta non solo la perdita di una vita preziosa, ma anche un doloroso monito sulle conseguenze dell’odio istituzionalizzato. I diritti delle persone LGBTQIA+ in Georgia, così come in molti altri paesi del mondo, stanno attraversando un pericoloso cambio di rotta, con sempre più governi che cercano di cancellare i passi già compiuti sul lungo cammino dell’uguaglianza e della giustizia.