I Rastafariani chiedono al governo kenyota la legalizzazione della cannabis per scopi spirituali: servirebbe per entrare in contatto con il “supremo”.
La Rastafarian Society of Kenya ha presentato all’Alta Corte del Kenya una petizione per la depenalizzazione dell’uso della cannabis per scopi spirituali e religiosi. La sostanza verrebbe usata durante le cerimonie e le preghiere, per aiutare i credenti ad entrare in contatto con Dio. Dunque, la legge che ne criminalizza l’uso sarebbe incostituzionale, in quanto ostile alla loro religione.
La vicenda
Lo scorso maggio la Rastafarian Society of Kenya ha presentato all’Alta Corte kenyota una petizione per la depenalizzazione dell’uso della cannabis, per fini spirituali e religiosi. La cannabis viene utilizzata per entrare in contatto con “l’onnipotente”, dunque i rastafariani chiedono al governo la possibilità di utilizzarla in maniera legale, almeno nelle proprie case e nei luoghi di culto.
Nel paese l’uso della cannabis è stato criminalizzato nel 1994, coloro che sono trovati in possesso della sostanza stupefacente commettono un reato penale, rischiando dai 10 ai 20 anni di reclusione. La Rastafarian Society of Kenya si sta battendo per la cancellazione o modifica di parte della norma, ritenuta dagli adepti come incostituzionale perché ostile alla loro religione. Lo fa partendo dalla sentenza del 2019 del tribunale kenyota, che ha stabilito che il rastafarianesimo, movimento nato in Giamaica nel 1930, è una religione a tutti gli effetti. Come tale, dovrebbe essere possibile professarla liberamente, senza restrizioni o pericoli. Ma proprio a causa della legge che ne criminalizza l’uso, questo è diventato impossibile.
ln Kenya i rastafariani sono un numero esiguo in confronto a cristiani e musulmani. Si sentono discriminati e guardati con sospetto per la loro religione, i suoi seguaci sono spesso e volentieri bersaglio della polizia, che spesso li persegue e arresta per la coltivazione o il possesso di marijuana, che, per la religione rastafariana sarebbe usata a scopo religioso o medico.
Ma chi sono i rastafariani?
I rastafariani sono un gruppo religioso nato in Giamaica nel 1930. Ma le sue radici affondano fino al 1800 alla nascita in Africa di un movimento di protesta, con l’idea che il continente dovesse essere governato da soli africani. I rastafariani ricercavano tale profezia nei riferimenti biblici, quando salì al trono d’Etiopia il re Halie Selassie I, fu considerato l’incarnazione di dio sulla terra in quanto discendente del Re Salomone e della regina di Tebe.
Il movimento religioso rastafariano si è poi diffuso notevolmente a partire dagli anni 70, con la musica reggae di Bob Marley.
I rastafariani fanno comunemente uso di cannabis per “avvicinarsi” a Dio durante la preghiera, tale uso è giustificato dalla presenza nei testi biblici di riferimenti sulla marijuana. Questa, infatti, sarebbe nata sulla tomba del Re Salomone e identificata come “albero della vita e della saggezza”.
Le motivazioni per la legalizzazione della cannabis
I rastafariani richiedono che i loro diritti religiosi siano finalmente rispettati come qualsiasi altra religione .
Ma per combattere per la legalizzazione della cannabis, i rastafariani citano anche il fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanita (OMS) abbia rimosso la cannabis dall’elenco delle droghe mortali e che negli ultimi anni numerosi studi scientifici abbiano dimostrato che l’uso della marijuana aiuti a combattere dolori, depressione, anoressia e altre patologie.
Inoltre la cannabis per i rastafariani ha un forte valore spirituale e sacro, che va ben oltre un uso ricreativo. La comune condivisione della sostanza nei rastafariani, fa sì che questa sia ritenuta anche strumento imprescindibile per tenere unità la comunità.