Kenya, “Massacro di Shakahola”: la “setta del digiuno” miete 100 vittime

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“Massacro di Shakahola”: Africa, Kenya, foresta di Shakahola, sudest del Paese, poco più a nord di Mombasa. Paul Mackenzie Ntheng, “pastore” della setta religiosa “Good news international chuch” (la Chiesa internazionale della buona novella), impone ai suoi seguaci un digiuno forzato che li conduca alla morte “per poter vedere Gesù e accedere direttamente al Paradiso”. Al momento ci sono 98 vittime accertate e 300 persone scomparse.

Il “Massacro di Shakahola”

Secondo il “pastore” Paul Mackenzie Ntheng, il 15 aprile 2023 non è una data qualsiasi. È il giorno dell’Apocalisse: il giorno in cui le anime smarrite si ricongiungeranno a Dio, qualora avessero fatto le brave, o a Satana, in caso contrario.

Secondo il “pastore” Paul Mackenzie Ntheng, per vedere Gesù e raggiungere il Paradiso più velocemente è necessario astenersi da mangiare e bere fino a procurarsi la morte terrena in modo da essere accolti gloriosamente nel Regno dei Cieli.

Nessuno si è accorto di nulla fino a quando, a metà aprile, sono stati ritrovati 4 corpi insepolti ai margini della foresta di Shakahola. La polizia ha così iniziato le indagini e ben presto ha capito che quel ritrovamento era solo la punta dell’iceberg. Nel giro di poco, infatti, più di 80 corpi sono stati ritrovati in una fossa comune nella foresta. E il numero delle vittime cresce di giorno in giorno.

Per questo motivo il governo kenyota ha stabilito un’area rossa di 800 ettari e imposto il coprifuoco. La polizia, nel frattempo, continua la ormai disperata ricerca dei dispersi. Secondo le autorità mancano all’appello 300 persone. Al momento le vittime accertate sono 98, di cui 8 bambini, ma si teme che ne verranno ritrovate molte altre. I sopravvissuti, invece, sono attualmente 36.

Vittime e superstiti vengono portati all’ospedale di Malindi (sulla costa) che è ormai al collasso. L’obitorio straripa e non ci sono sufficienti posti letto per accogliere tutti i superstiti. La Croce Rossa ha addirittura donato all’ospedale un container refrigerato da utilizzare come camera mortuaria in modo tale che eventuali parenti possano riconoscere le vittime. Ma la situazione sta precipitando.

Il “Massacro di Shakahola” non è religione, è terrorismo

Per la sua entità il fenomeno è stato ribattezzato “Massacro di Shakahola” e il presidente del Kenya, William Ruto, ha condannato duramente Mackenzie:

Questa storia è affine al terrorismo, chiunque utilizzi la religione per intenti criminali è un terrorista e il suo posto non è in chiesa, ma in prigione.

Mackenzie, infatti, dopo essere stato arrestato il 23 marzo (ma immediatamente rilasciato su cauzione) per la morte misteriosa di 2 bambini, è stato nuovamente arrestato il 14 aprile, proprio alla vigilia della sua Apocalisse, e persevera nel rifiutare cibo e acqua. Presto verrà processato.

Alcune testimonianze

Ha detto loro di morire di fame prima della fine del mondo il 15 aprile, dicendo che lui sarebbe stato l’ultimo e che avrebbe chiuso a chiave le porte del Paradiso.

Stephen Mwiti, teme per la vita di sua moglie e dei suoi 6 figli

Mackenzie aveva un piano elaborato per uccidere bambini, giovani e poi adulti, dicendo loro che sarebbe stato l’ultimo a morire di fame.

Infermiere dell’ospedale di Malindi

Sette religiose e stragi

Nella storia recente sono molte le stragi avvenute a causa di sette religiose e riti cultuali. Il “Massacro di Shakahola” è solo l’ultimo di una lunga serie:

Cosa sono le sette?

Le sette sono aggregazioni ispirate alla predicazione di un capo spirituale o a dottrine di tipo iniziatico, i cui principi appaiono diversi da quelli delle confessioni religiose tradizionali (Cristianesimo, Ebraismo, Islamismo, Buddismo, Induismo, Confucianesimo) e dei grandi sistemi filosofici occidentali.

Sono organizzazioni di carattere religioso che si ispirano a una o più religioni ufficiali ma che se ne distaccano creando nuovi princìpi e nuove regole, solitamente imponendo uno stile di vita che porta al distacco dal resto della società. Inoltre, la disciplina, il culto del capo e la totale appartenenza al gruppo sono ingredienti fondamentali nella loro costituzione.

Perché hanno tanto seguito?

Per incrementare il numero di adepti e indurre nove adesioni la strategia utilizzata è quella di un proselitismo persuasivo che, spesso, arriva alla vera e propria manipolazione mentale. La setta si presenta come una allettante alternativa alle difficoltà della vita quotidiana, offre risposte alle domande esistenziali della vita, si presenta comprensiva e accogliente.

La vittima prediletta, infatti, è una persona in difficoltà psicologica, economica o sociale. Una persona che, scontenta della propria esistenza, si lascia facilmente convincere da realtà alternative che offrono risposte “facili” alle difficoltà della vita.

Ma in realtà la vittima viene strumentalizzata e allontanata dal resto della società. La setta diventa così un mondo altro. Un mondo con le proprie regole, i propri culti, i propri riti e i cui membri si sottomettono supinamente alle folli idee del capo.

La manipolazione mentale all’interno della setta si basa su 3 colonne portanti:

Attraverso una sorta di lavaggio del cervello, quindi, il nuovo membro della setta dimentica tutti i suoi princìpi e i suoi valori, arrivando quasi a rinnegarli, e si abbandona all’accogliente abbraccio del gruppo, del culto e del leader. Per questo motivo, come fossero un corpo unico, gli adepti agiscono a comando ed eseguono qualsiasi cosa ordini il “padre spirituale”. Anche fosse suicidarsi.

Arianna Ferioli

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