Il Kenya boccia il trattato UE, in quanto ha rifiutato di firmare in merito ai diritti sessuali e riproduttivi per le posizioni su aborto, agenda Lgbt e sessualizzazione precoce. Le autorità temono per i valori tradizionali e la sovranità nazionale. La mossa è stata accolta con favore dai gruppi conservatori e religiosi, mentre quelli per i diritti umani e Lgbt la criticano. Il dibattito in Kenya è destinato a proseguire.
Il Kenya ha rifiutato di firmare il trattato dell’Unione Europea sulla promozione dei diritti sessuali e riproduttivi, sollevando forti critiche alle posizioni dell’UE su aborto, agenda Lgbt e sessualizzazione precoce. La decisione del governo keniota è stata accolta con favore dai gruppi conservatori e religiosi del paese, che vedono nel trattato una minaccia ai valori tradizionali e alla sovranità nazionale.
Obiezioni all’aborto e all’agenda Lgbt
Al centro delle obiezioni keniote c’è la promozione dell’aborto da parte dell’UE, considerata una pratica moralmente inaccettabile da molti in Kenya. Il paese ha una delle leggi sull’aborto più restrittive dell’Africa, che permette l’interruzione di gravidanza solo in caso di pericolo per la vita della madre. Il governo teme che il sostegno dell’UE all’aborto possa portare a una liberalizzazione delle leggi nazionali e a un aumento del numero di aborti praticati.
Oltre all’aborto, il Kenya ha espresso forti preoccupazioni anche per la promozione dell’agenda Lgbt da parte dell’UE. La società keniota è in gran parte conservatrice e omofoba, e l’omosessualità è illegale in alcune parti del paese. Il governo teme che la promozione dei diritti Lgbt da parte dell’UE possa minare i valori tradizionali e portare a disordini sociali.
Sessualizzazione precoce: un pericolo per i bambini
Un altro punto di forte disaccordo tra Kenya e UE è la questione della sessualizzazione precoce. Il governo keniota teme che l’UE stia promuovendo una cultura di ipersessualizzazione che potrebbe danneggiare i bambini. Il paese ha già un alto tasso di gravidanze adolescenziali e malattie sessualmente trasmissibili, e il governo teme che l’agenda dell’UE possa peggiorare la situazione.
Del resto, oggigiorno i bambini non vivono più l’infanzia come una volta, spensierati e innocenti, piuttosto sono spinti a diventare dei piccoli adulti bruciando le tappe prima del previsto. Tutto questo accade perché vengono esposti a messaggi che sono troppo “osé”, anche “grazie” all’uso degli smartphone e dei social media che hanno sicuramente accelerato il processo di diffusione.
Difesa della sovranità nazionale
Oltre alle preoccupazioni specifiche su aborto, agenda Lgbt e sessualizzazione precoce, il Kenya ha anche sollevato obiezioni di carattere più generale. Il governo teme che la firma del trattato UE possa compromettere la sovranità nazionale del Kenya e la sua capacità di legiferare in materia di diritti sessuali e riproduttivi.
Reazioni contrastanti
La decisione del Kenya di rifiutare il trattato UE è stata accolta con favore dai gruppi conservatori e religiosi del paese, che vedono la mossa come una vittoria per i valori tradizionali e la sovranità nazionale. Tuttavia, la decisione è stata criticata dai gruppi per i diritti umani e dalle organizzazioni che sostengono i diritti Lgbt, che vedono il rifiuto del trattato come un passo indietro per i diritti sessuali e riproduttivi in Kenya.
Un dibattito destinato a continuare
La decisione del Kenya di rifiutare il trattato UE è destinata a generare un acceso dibattito nel paese. Il dibattito si concentrerà sulle questioni di aborto, agenda Lgbt, sessualizzazione precoce e sovranità nazionale. È probabile che il dibattito continui per qualche tempo, e non è chiaro quale sarà l’esito finale.
Conclusione
Il rifiuto del Kenya di firmare il trattato UE sulla promozione dei diritti sessuali e riproduttivi è un evento significativo che evidenzia le profonde divisioni che esistono nel paese su questioni di sessualità e riproduzione. La decisione è destinata ad avere un impatto significativo sul dibattito sui diritti sessuali e riproduttivi in Kenya e potrebbe avere implicazioni anche per altri paesi africani.