Finalmente vince un romanziere, dopo i reportage narrativi di Svetlana Alexievich e i versi di Bob Dylan. Ishiguro non era tra i nomi più quotati per il Nobel eppure vince quello per la letteratura 2017. Combinazione di Austen, Kafka e un po’ di Proust.
Kazuo Ishiguro, scrittore britannico di origini giapponesi, vince il Premio Nobel per la letteratura 2017. L’annuncio è stato fatto dall’Accademia di Svezia che ha esplicitato nei motivi la grande forza emotiva dei romanzi, dove l’autore mostra l’abisso del nostro illusorio senso di connessione con il mondo. Ishiguro ha concepito un mondo e uno stile letterario visionario tutto suo. Uno scrittore amato che ha infervorato il cinema, che nei suoi racconti riesce sempre a disorientare, mostrare l’inatteso, tra memoria e oblio.
Dopo l’annuncio della vincita Ishiguro ribatte: “E’ una notizia sorprendente e totalmente inaspettata. Arriva in un momento in cui il mondo è incerto sui suoi valori, sulla sua leadership e sulla sua sicurezza. Spero solo che ricevere questo grande onore, anche se nel mio piccolo, possa incoraggiare in questo momento le forze del bene e della pace”.
Lo scrittore che ha infervorato il cinema autore di «Quel che resta del giorno» e «Non lasciarmi», Ishiguro nei suoi romanzi svela l’abisso sotto il nostro illusorio senso di connessione con il mondo. Il suo stile, come ripota la segretaria dell’Accademia, Sara Danius, è un miscela di Jane Austen con Kafka a cui aggiungerei un po’ di Proust.
Lo stile di Ishiguro
Quello di Kazuo Ishiguro è uno stile preciso senza essere mai eccessivo con temi cardinali come il tempo e la memoria. Uno stile che esterna un equilibrio molto misurato, una tendenza posata ma allo stesso tempo forte, autorevole. Uno stile definito dal New Yorker come “piatto come il mare ma con un’invisibile profondità al di sotto“. Il suo genere narrativo è spinto da un dismesso realismo, lo si ritrova nel romanzo Quel che resta del giorno del 1989.
Un racconto che comprende memorie personali e testimonianze storiche, pregnante di rimpianti, dove si accavallanno temi della dignità, dei rapporti sociali e della prospettiva di sé nel tempo. Senza tralasciare mai nessun riferimento alla realtà. Una doppia identità che si estrinseca nelle sue opere, scritte in lingua inglese. La sua scrittura è un prodigioso esempio di chiarezza e limpidità a tal punto perfetta nella sua sincerità da rivelarsi feroce. Ishiguro rivela così schiettamente, con uno stile narrativo pacato, il torbido e il tormento che si agita negli animi dei suoi personaggi.
Chi è Kazuo Ishiguro
Ishiguro nasce a Nagasaki nel 1954 si trasferisce con la famiglia, all’età di sei anni, nel Regno Unito. Laureato in Inglese e in Filosofia all’università del Kent, successivamente ha studiato scrittura creativa alla University of East Anglia. Redige i suoi romanzi in inglese e si firma col cognome preceduto dal nome. Famoso soprattutto per “Quel che resta del giorno” del 1989. Romanzo con cui vinse il il Booker Prize, (1989); da cui venne tratto nel 1993 l’omonimo film di James Ivory, con Anthony Hopkins. Vince nel 1986 il premio Withbread per il suo secondo romanzo: Un artista del mondo fluttuante.
Romanzo che ricostruisce l’ambiente del Giappone nel primissimo dopoguerra; è un omaggio alla sua cultura d’origine, alla storia della sua famiglia (originaria della città) così duramente provata dalle conseguenze dell’esplosione nucleare. Titolo originario inglese – An Artist of the Floating World – molto più vicino alla tradizione giapponese di quanto sia desumibile dalla traduzione italiana. Un romanzo che fa riferimento a quel mondo fluttuante e così caro a intere generazioni di bunjin (intellettuali), pittori e scrittori nipponici.
Nel 2015 esce il suo settimo romanzo, Il gigante sepolto (The Buried Giant), pubblicato, contemporaneamente, negli USA e nel Regno Unito. Diec’anni dopo, Ishiguro scrive un romanzo mitologico, sulle orme di Tolkien. Ambientato nella Britannia del V secolo per la prima volta nelle sue storie, scene cruente di violenza improvvisa e letale: l’idioma del Buried Giant appare universale come il suo tema. Con tutto ciò l’autore non trasforma la Britannia dei secoli bui in Terra di Mezzo. Presenta piuttosto un romanzo palesemente storico, in una mescolanza di influenze e periodi.
Felicia Bruscino