Karl Popper: attuale dopo 114 anni

A 114 anni dalla sua nascita, Karl Popper ancora insegna con le sue teorie

«Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti.
Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini
fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani.
E quello che noi facciamo e faremo
dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri,
dalle nostre speranze e dai nostri timori.
Dipende da come vediamo il mondo
e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.»
K. Popper

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Karl Popper
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114 anni fa nasceva il grande Karl Popper, l’uomo grazie al quale oggi posso dire che faccio tante domande perché sono un “falsificatore potenziale”, vedremo più avanti di cosa si tratta.

Nasce a Vienna, proprio il 28 luglio del 1902. Nel 1928 si laurea in Filosofia, ma deve abbandonare l’Europa a causa dell’avvento del nazismo e le sue origini ebraiche. Non smetterà mai di difendere la democrazia sostenendo che essa esiste nella misura in cui si mette sotto controllo la televisione:

«Una democrazia non può esistere se non si mette sotto controllo la televisione, o più precisamente non può esistere a lungo fino a quando il potere della televisione non sarà pienamente scoperto»
K. Popper

Avversario di ogni tipo di totalitarismo afferma inoltre che:

«Credo che un nuovo Hitler avrebbe, con la televisione, un potere infinito.»
K. Popper

Epistemologo che non relega affatto la riflessione antropologica da una parte, al contrario, fa parte di uno fra i suoi maggiori testi La società aperta e i suoi nemici (1945) in cui propone un ideale di società contraria a quella chiusa: una società che sia aperta al confronto e all’accoglimento, un tema che soprattutto in questo periodo storico trova una notevole attualità.
C’è un’eccezione a questa società inclusiva per tutti: solo gli intolleranti devono essere esclusi, pena la distruzione della società.

Uno dei tanti motivi per cui Popper viene ricordato è il principio di falsificabilità.
Popper si inserisce entro una cornice neopostivista – movimento filosofico il cui obiettivo consiste nella rivalutazione della scienza, con l’intento di mostrare come la nuova immagine del mondo che la scienza costruisce, è in grado di fornire una spiegazione migliore di quella data dall’esperienza – proponendo però un’alternativa alla loro teoria della conoscenza.

Nel 1934 pubblica Logica della scoperta scientifica in cui viene esposta la sua teoria delle teorie scientifiche. Partendo dal metodo induttivo – secondo cui si parte da asserzioni singolari per giungere a quelle universali – da cui sono soliti partire tutti coloro, come gli esponenti del Circolo di Vienna, che elaborano teorie scientifiche, si chiede: come si giustifica l’inferenza?
Nel dettaglio: come è possibile che delle asserzioni singolari, seppur in numero notevole, giustificano un’asserzione universale?
L’esempio noto è quello riguardante i corvi: un solo corvo bianco può far crollare l’asserzione universale secondo cui «tutti i corvi sono neri».
Respinge così il metodo induttivo proposto dai neopositivisti, in quanto non fornisce un giusto criterio di demarcazione.

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Popper propone un metodo dei controlli per demarcare ciò che è scienza, da ciò che non lo è, e il primo passo è ritenere scientifico solo un sistema che può essere sottoposto al controllo dell’esperienza attraverso la confutazione.
Ecco quindi spiegato il principio di falsificabilità: le asserzioni singolari, dette proprio falsificatori potenziali sono quelle che controllano quelle universali attraverso la confutazione. Questi falsificatori sono appunto delle asserzioni base che sono in grado di confutare una teoria, proprio perché è più facile confutarla che affermarla.
Se una teoria non può essere associata a nessun tipo di falsificatore potenziale non può essere ritenuta scientifica in quanto non si può confutare, pertanto, quanto più una teoria vieta, maggiore è il contenuto di informazioni da essa offerto.

Popper è colui che toglie la scienza dal «solido strato di roccia» e paragona le teorie scientifiche a edifici che sono costruite su palafitte che si elevano su una palude. Quando ci si ferma sopra una teoria, non vuol dire che questa sia solida, ma che tra tutte è quella che – almeno per il momento – ha resistito a tutti gli urti della confutazione.

Popper vive ancora oggi nel nostro modo di progredire per tentativi ed errori, che non è altro che il suo modo di procedere: congetture e confutazioni.

Vanessa Romani

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