Karim Asir, il Charlie Chaplin dell’Afghanistan che allevia il dolore di Kabul

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Mentre in Italia c’è chi combatte l’odio e il razzismo disegnando bellissimi graffiti, in Afghanistan c’è chi cerca di combattere le bombe e gli attacchi terroristici con il sorriso. Il nome di questo eroe temerario è Karim Asir.

Soprannominato il “Charlie Chaplin dell’Afghanistan“, si esibisce lungo le strade di Kabul riportando in vita l’icona del cinema muto. L’Afghanistan vantava un’immensa cultura artistica e musicale, ma poi negli anni Novanta i fondamentalisti presero il controllo del Paese e ogni tipo di attività culturale venne bandito e proibito.

La famiglia di Karim fu costretta ad abbandonare il Paese a causa dell’avvento del regime talebano, cercando rifugio in Iran. Qui, Karim Asir ebbe modo di conoscere i film hollywoodiani appartenenti all’epoca del cinema muto, tra cui quelli del celebre comico, attore e regista Charlie Chaplin. Karim è rimasto così colpito dal suo personaggio che ha deciso di calarsi nei suoi panni. E lo ha fatto in senso letterale. Difatti, indossa i suoi caratteristici costumi di scena (frac, bombetta, bastone, viso truccato con tanto di baffi finti) et voilà: ecco il “Charlie Chaplin afghano”!




Lo scopo di Kamir Asir

Ma cosa spinge un ragazzo di appena 25 anni ad indossare una maschera comica così nota in un Paese perennemente in guerra? Proprio il desiderio di distrarre i suoi connazionali dalla dura e difficile situazione in cui vivono (rischio costante di attacchi terroristici e bombardamenti). Karim Asir cerca di alleviare il dolore dei suoi connazionali e di risollevare i loro animi allestendo dei palcoscenici nei parchi pubblici, nelle scuole e negli orfanotrofi di Kabul ed esibendosi di fronte a centinaia di persone. Alcuni lo chiamano per delle performance durante delle feste private. La sua storia è divenuta famosa grazie ad un’intervista rilasciata a Reuters. Ai reporter il giovane attore ha dichiarato che ha paura di finire nel mirino dei militanti talebani e di diventare uno dei prossimi obiettivi durante un attacco kamikaze. Ma ciò non lo fa desistere dal suo intento: far tornare a sorridere gli abitanti di Kabul nonostante la guerra, nonostante i talebani, nonostante gli attacchi terroristici, nonostante tutto. Ridere finché c’è vita, anche se intorno regnano morte e distruzione.

“Vorrei dare alle persone la possibilità di dimenticare i loro problemi e la guerra, regalando loro un sorriso, anche solo per un istante”.

Ridere per non morire. Perché se non si sa più ridere si è già morti. Chi non ride, muore dentro. E questa è la cosa peggiore che possa capitare a ciascuno di noi.

Carmen Morello

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