Jyoti Kumari: la storia di una ragazza e l’amore per suo padre.
Jyoti Kumari è una ragazza indiana che, a soli 15 anni, ha trasportato suo padre a bordo di una bici per circa 1200 km. Percorrendo circa 100 km al giorno, Jyoti è arrivata al suo villaggio d’origine dopo circa una settimana.
La storia
Il padre di Jyoti Kumari era un guidatore di risciò a Gurgaon (Nuova Delhi), prima che un brutto incidente gli impedisse di lavorare e guadagnarsi da vivere. La figlia Jyoti (che in sanscrito vuol dire Luce) lo ha raggiunto per prendersi cura di lui. Non avendo di che mangiare, padre e figlia hanno deciso di comprare una bici di seconda mano e tornare al loro paese d’origine.
La FCI
Dopo che la storia è stata divulgata, la Federazione Ciclista Indiana ha fatto una proposta alla ragazza. Il presidente del Federciclismo ha invitato Jyoti a tenere un provino presso la federazione perchè, indipendentemente dalla spinta emotiva che l’ha guidata a compiere questa impresa, il suo atto ha fatto trapelare un grande potenziale.
La ragazza ha risposto, però, che per il momento vuol proseguire i suoi studi. Il presidente, tuttavia, le ha assicurato che presso di loro avrà non solo la possibilità di allenarsi, ma anche quella di studiare in accademia.
L’India e la disoccupazione
In India nel Febbraio 2019, la disoccupazione aveva raggiunto livelli da record, arrivando a contare 6,1% di popolazione senza lavoro, cioè, circa 11 milioni di persone. Questa soglia è stata registrata come la più alta negli ultimi 45 anni. Tale percentuale è cresciuta drasticamente negli ultimi anni, in quanto nel 2012 il tasso era solo del 2,2%.
Chiaramente la quarantena imposta dal governo con il fine di contrastare la crisi sanitaria da Covid-19 ha aggravato le condizioni economiche una buona parte della popolazione indiana. Questa vicenda cela dietro di sè il dramma di innumerevoli famiglie indiane disoccupate e sul lastrico, che hanno visto le loro condizioni economiche aggravarsi anche a causa della pandemia. Nell’ultimo anno la quarantena ha causato centinaia la disoccupazione di milioni di persone.
I tribali di Kandhamal affermano “Siamo qui con le nostre famiglie e con i bambini piccoli. Dall’inizio del lockdown non abbiamo lavoro. Siamo lavoratori a giornata, non abbiamo soldi per niente, per il cibo, o per un tetto. Vi preghiamo, aiutateci.”
Molti di loro hanno scelto di trasferirsi nei centri più ricchi per guadagnarsi da mangiare, ma dopo il lockdown, molti lavoratori sono stati licenziati. Essendo impossibilitati dalla pandemia a tornare nelle loro terre natali, si trovano in maggiori difficoltà perché dove sono ora il costo della vita è più alto.
Molte associazione stanno già provvedendo a trovare una soluzione per queste famiglie in serie difficoltà. La diocesi della zona ha già stanziato oltre 20mila pasti per poveri e migranti e un gran numero di volontari è impegnato in prima linea per far sì che ritornino a casa.
-Mariachiara Grosso