Julia Roberts – che ha compiuto 50 anni – all’epoca del successo mondiale del film Il matrimonio del mio migliore amico aveva 30 anni e una carriera pronta a darle ancora tantissimo. Era già stata candidata all’Oscar – ma senza ricevere la statuetta – per ben due volte. Per stringere tra le mani l’omino dorato, sogno di ogni attrice, avrebbe dovuto aspettare il ruolo di Erin Brockovich.
Tra tutte le commedie di Julia Roberts “Il matrimonio del mio migliore amico” è forse quella che è riuscita a mettere in risalto le sue doti di attrice: dolcezza, ironia e un pizzico di cinismo fanno di Julianne un personaggio indimenticabile.
Julianne si occupa di critica gastronomica ed è temuta e rispettata da tutti gli chef di alto rango. Il lavoro va a gonfie vele mentre la vita sentimentale sembra essere bloccata al decennio precedente, quando tra lei e il suo “amico” Michael c’era un rapporto speciale… una storia breve e intensa che non è riuscita a vivere per ciò che era: l’amore perfetto. La notizia dell’imminente matrimonio di Michael sconvolge il cuore di Julianne. Lei, dopo molto tempo, capisce di essere ancora innamorata di quel ragazzo che in realtà non ha mai considerato un amico… ha quattro giorni per riconquistarlo e strapparlo dalle braccia di Kimberly: ricca, bionda e innamoratissima.
Julianne, con la forza di un ciclone, si catapulta dal suo Michael con l’intento di mettere in cattiva luce la futura sposa e cercando con ogni mezzo di dividere la coppia… ma con scarsi risultati. Sconfortata chiede al suo amico George, gay e sempre pronto ad ascoltarla, un aiuto: dovrà fingere di essere il suo compagno. La gelosia basterà a rompere l’incanto tra Michael e la bionda Kimberly?
Rupert Everett, in grande forma, accompagna Julia Roberts verso l’altare della leggerezza e della commedia. Il suo George, per l’occasione finto etero ma mai finto tonto, ha portato sul grande schermo l’amicizia disinteressata tra uomo e donna. I Say A Little Prayer, cantata da Rupert Everett e poi intonata da tutti gli altri attori , rimane – assieme al finale – una delle scene più belle del film. Un’amica disperata può chiedere ad un ragazzo gay di fingersi etero, ma non di rinunciare ad una canzone degna di un musical.
Luca Foglia Leveque