La Jugend Rettet è accusata dalla Procura di Trapani per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Due giorni fa avevamo scritto del sequestro dell’imbarcazione Iuventa e ora, dopo mesi di ipotesi senza troppi risultati, la situazione sembra più definita. L’indagine si sta sviluppando sui presunti contatti fra la ONG e gli scafisti per organizzare soccorsi ‘’programmati’’ nel Mediterraneo centrale.
Jugend Rettet e Iuventa
La Jugend Retter è una piccola ONG tedesca, fondata da un gruppo di studenti e ragazzi tedeschi. La Iuventa è un vecchio peschereccio, acquistato grazie ai risparmi e alle donazioni dei membri, il cui lavoro consisteva principalmente nello stare al largo, soccorrere i migranti e trasferirli su altre navi che li portassero sulla terraferma. Questo perché la nave era troppo vecchia per fare la spola sino alle coste italiane.
La mancata firma del codice ONG non c’entra
La vicenda parte con la mancata firma del codice ONG da parte di diverse organizzazioni, fra cui Jugend Rettet. Questo, come sostenuto dal ministero dell’Interno, comporta l’esclusione dal sistema organizzato di salvataggio in mare. La ONG tedesca aveva anche spiegato le proprie motivazioni: «Abbiamo deciso di non firmare questo codice. Noi possiamo firmare soltanto nel caso in cui le nuove norme rendessero piu’ efficiente il nostro lavoro e aumentassero la sicurezza dei nostri volontari».
All’inizio sembrava che la non firma fosse una plausibile motivazione per il fermo, ma va considerato che solo quattro organizzazioni sulle dieci che operano regolarmente al largo della Libia hanno aderito al regolamento scritto dal governo italiano. Questa ipotesi va quindi esclusa, anche perché i sospetti sulla nave tedesca erano partiti molto prima.
Da dove partono i sospetti?
L’inchiesta è partita dalla segnalazione di personale (indipendente) della sicurezza a bordo della nave Vos Hestia di Save the Children. Diverse testimonianze di altre organizzazioni ed ex membri dell’equipaggio della stessa Iuventa, fanno emergere come le operazioni della ONG tedesca fossero particolarmente spericolate e quindi viste con sospetto. In seguito è stato inserito a bordo della Von Hestia un agente della Sco, infiltratosi per 40 giorni sulla nave, il quale ha girato foto e video. È stata la prima volta in cui si sia venuti a conoscenza della presenza di un infiltrato in un’operazione su una nave di soccorso.
Le accuse della Procura
I magistrati sostengono che, in almeno tre operazioni, la Iuventa abbia accolto a bordo migranti che si trovavano su barconi non ancora in procinto di affondare e scortati da presunti scafisti e da imbarcazioni della Guardia costiera libica. Queste operazioni sospette hanno fatto pensare ad uno scambio, piuttosto che ad un salvataggio.
Le informazioni di cui dispone la Procura di Trapani sono ancora incerte, ma sicuramente gli inquirenti hanno a disposizione diverse intercettazioni ambientali e telefoniche, nonché le fotografie scattate dalla Vos Hestia. Resta da capire se l’accordo con gli scafisti fosse effettivo, visto che non vi sono prove di contatti diretti fra le parti. Al momento nessun membro dell’equipaggio è indagato. Il legale della Ong, l’avvocato Leonardo Marino, ha già annunciato che presenterà ricorso per ottenere il dissequestro dell’imbarcazione. La ONG ha invece affidato ad un post su Twitter le proprie impressioni sull’accaduto.
For us, the rescue of human life is and will be our top priority. pic.twitter.com/egftrvbxwk
— Jugend RETTET – IUVENTA (@jugendrettet) August 2, 2017
Fabio Ravera