Juan Martín Del Potro, il campione del popolo: una triste storia di infortuni

Juan Martín Del Potro

2ème tour Roland Garros 2012 : Juan Martin Del Potro (ARG) def. Edouard Roger-Vasselin (FRA)

Il tennis ci racconta spesso storie fuori dall’ordinario, storie con delle tinte differenti da altri sport. La carriera di Juan Martín Del Potro, campione del popolo, è una di queste.

Quella dell’argentino è una storia che lascia l’amaro in bocca, satura di nostalgia e rammarico per ciò che realmente avrebbe potuto essere. Il momento della resa che Juan Martín Del Potro e gli appassionati hanno protratto per tanti anni è infine giunto. “Delpo” si è arreso a quel maledetto ginocchio che, come un’entità avversa, ha contraddistinto la sua carriera tra dolori e stop. L’argentino ha disputato l’ultima gara della sua vita tennistica a Buenos Aires perdendo 6-1 – 6-3 contro il connazionale Delbonis.                                                                                                                                                                               La “Torre di Tandil” ha sublimato il gioco del tennis mostrando una tecnica invidiabile e una potenza di braccio straordinaria. Le sue qualità lo hanno portato a sfidare la triade inossidabile del tennis moderno Federer-Nadal-Djokovic, ma i suoi infortuni ne hanno compromesso l’impresa.

Del Potro è stato un campione di stile e un campione del popolo, quel popolo che ora si commuove per il suo ritiro.

Del Potro si è fatto amare da tutti. Il pubblico del tennis si è sempre dimostrato restio nel tifare appassionatamente per uno o l’altro atleta, sebbene negli ultimi anni il tifo stia attraversando un periodo di involuzione delle buone maniere. Delpo, signore dal sorriso gentile, raramente ha esplicitato comportamenti sopra le righe, propri di tanti suoi colleghi. Quel suo naturale buonumore stampato in volto non poteva che renderlo simpatico e rispettabile agli occhi della platea.                                                                                          In Argentina Juan Martín è considerato un vero e proprio monumento nazionale. Ed è strano pensare che gli argentini abbiano eletto a campione un atleta al di fuori del mondo del calcio (seppur tifoso del Boca).

Il ritiro di Delpo ha oltremodo confermato un altro aspetto: chi potrà mai accostarsi e sfidare la triade?

Gli infortuni hanno compromesso l’ascesa di questo giocatore che, considerato da tanti esperti l’unico in grado di sfidare ad armi pari i tre mostri sacri, non ha rispettato le attese. Dopo di lui, il mondo del tennis si è affidato alla Next Gen coltivando il desiderio vano di trovare un degno erede dei tre. Ma se Nadal e Djokovic regnano tutt’oggi sovrani (e Federer sino a qualche anno fa), qualcosa è andato storto. In effetti, non è se non questo aspetto ad aver deluso di più il pubblico? Illuso di aver trovato “Davide”, gli appassionati non hanno fatto i conti con “Golia” che da quasi dieci anni detta legge su terra, cemento ed erba. Il ricambio generazionale non ha sortito l’effetto desiderato. Molto probabilmente Del Potro non avrebbe vinto tanto quanto Federer, Nadal e Djokovic, ma rimane l’impressione che avrebbe potuto arginare il loro predominio demitizzando la loro caratura.

Il campione del popolo, infine, ha lasciato il game, il set ed il match al ginocchio che, spietato, supponiamo non abbia stretto la mano del suo eterno rivale poco al di sopra della rete. Ma Del Potro ha vinto un’altra partita che, più di ogni infortunio, non tutti gli atleti possono vantare di avere in bacheca: l’amore del pubblico.

Lorenzo Tassi

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