Le opere, realistiche e un po’ inquietanti, dell’artista americano Josh Kline, ci invitano a riflettere su un tema che coinvolge tutti noi o che lo farà in futuro: le nuove invenzioni tecnologiche potranno sostituire gli esseri umani?
Josh Kline nasce a Philadelphia nel 1979, oggi vive e lavora a New York. Qui è già un artista molto conosciuto per le sue installazioni spesso provocatorie, ma che riflettono la nostra società o immaginano un futuro distopico non troppo lontano.
Le sue opere hanno recentemente raggiunto anche l’Italia e sono esposte alla mostra Reaching for the Stars a Palazzo Strozzi di Firenze (dal 4 marzo al 18 giugno 2023). Grazie alle creazioni di Maurizio Cattelan, Damien Hirst, Anish Kapoor e altri 50 artisti, si riflette sul presente e il futuro dell’arte in rapporto con la società contemporanea.
Anche Kline dà il suo contributo proponendo l’opera “Thank You for Your Years of Service”. Si tratta di manichini umani iperrealistici chiusi in sacchi di plastica trasparenti ancora con eleganti completi da lavoro. Attraverso il titolo capiamo che si tratta proprio di lavoratori che però sono stati licenziati, con tanto di ringraziamento per i loro anni di servizio, ma che ora non servono più alla società perché la tecnologia ha preso il loro posto. Allora che farne di corpi umani inutili? Gettarli come spazzatura senza sentimenti.
Il messaggio di Josh Kline è volutamente provocatorio, ma non si allontana di molto dalla realtà. Già in diversi ambiti lavorativi, le macchine hanno sostituito gli operai poiché più veloci, economiche ed efficienti. Le facoltà e le conoscenze umane vengono così facilmente messe da parte, anche nella vita di tutti i giorni. Quante volte rinunciamo a fare un calcolo matematico a mente affidandoci alla più comoda calcolatrice? O non alleniamo la memoria anche nelle piccole cose perché tanto è tutto segnato nelle note del cellulare? Per non parlare dell’intelligenza artificiale che si propone di creare testi, immagini, discorsi e risolvere anche problemi complessi al posto nostro.
Lati positivi
Secondo una fazione di studiosi la tecnologia è una grande opportunità per migliorare e potenziare le facoltà umane. Pierre Lévy, ad esempio, afferma: “Ogni invenzione tecnologica presenta un’estensione, o una specializzazione di uno o di un’altra funzione biologica del corpo umano.”
Quindi l’uomo dovrebbe sfruttare questi strumenti, come se fossero delle protesi che fanno parte di noi ma che ci facilitano nei compiti quotidiani. Lasciando “il lavoro sporco” alle macchine, possiamo dedicarci alle nostre passioni e sviluppare i nostri interessi.
Paradossalmente, in un mondo sempre più tecnologico, i nostri corpi non vengono dimenticati, anzi, le aziende del benessere e della bellezza sono in continua espansione. Plasmati da una precisa idea di corpo perfetto, ci vengono offerte infinite soluzioni per ottenerlo. Dai trattamenti ringiovanenti, alla palestra, ai centri benessere per rilassare il corpo dallo stress. La tecnologia quindi ci renderà più rilassati e felici?
Lati negativi
Dall’altro canto, il rischio messo in luce dalla seconda linea di pensiero più critica, è che si stia delegando troppo alla tecnologia, finendo per dipendere da essa e dimenticando di sviluppare le nostre capacità. In questo modo non sarà più la tecnologia a servizio dell’uomo, ma l’uomo a servizio di una tecnologia sempre più potente.
Se dunque non vogliamo finire dentro sacchi della spazzatura, non dimentichiamo che dietro a ogni prodotto tecnologico c’è sempre la mente umana che lo ha creato e che interviene in caso di malfunzionamenti o errori. Per ogni lavoro compiuto dalla macchina, si sviluppano nuove professioni in relazione alle moderne tecnologie. Quest’ultime ci spingono perciò a reinventarci e a sviluppare nuove potenzialità affinché sia possibile convivere col digitale senza essere sopraffatti e sostituiti.
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