Jorit filorusso? Kiev lo ha inserito nella sua Blacklist per un Murales

Kiev ha inserito l'artista nella sua blacklist

L’artista napoletano Jorit è stato inserito da Kiev nella blacklist del sito Myrotvorec a causa di un murales realizzato nella città occupata di Mariupol. L’opera, che rappresenta una bambina russa con le caratteristiche cicatrici rosse sul viso, è stata accompagnata da una serie di dichiarazioni sui social dello stesso Jorit che si è schierato dalla parte della popolazione russa del Donbass, suscitando l’ira degli Ucraini.

Continuano le liste di proscrizione digitali nella democratica Ucraina. Questa volta è toccato all’artista napoletano Jorit, pseudonimo di Ciro Cerullo. Kiev ha inserito l’artista nella sua blacklist, il portale Myrotvorec, a causa di un murales realizzato nella città occupata di Mariupol. 

L’opera realizzata nella città Ucraina, occupata dall’esercito di Mosca, raffigura una bambina russa con il volto segnato dalle ormai iconiche cicatrici rosse, simbolo di unione e fratellanza, elaborato da Jorit dopo un viaggio in Africa ed ispirato dai segni che distinguevano le varie tribù locali.

Di tutta questa faccenda, la cosa che più ha fatto indispettire gli ucraini non è stata l’opera in sé, bensì le  dichiarazioni rilasciate alla stampa e i messaggi postati sui social dallo stesso Jorit, attraverso i quali l’artista ha voluto manifestare la propria vicinanza alle popolazioni russofone dell’Ucraina: “La resistenza che avremmo dovuto appoggiare è quella del popolo del Donbass”.

Il sito Myrotvorec’, che ufficialmente è un portale indipendente,  ha un numero discreto di precedenti riguardanti giornalisti, scrittori e politici che una volta comparsi in queste liste di proscrizione virtuali sono stati assassinati poco tempo dopo.

Le dichiarazioni di Jorit che hanno infastidito Kiev

Tutto è iniziato l’11 luglio scorso, quando l’artista napoletano ha postato un video che documentava il suo arrivo in Ucraina e nel quale mostrava la facciata dell’edificio scelto per la sua opera. Ci hanno mentito su Vietnam, ci hanno mentito sull’Afghanistan, ci hanno mentito sull’Iraq, ci hanno mentito sui Balcani e ci hanno mentito sulla Libia e sulla Siria. E ora ho le prove: ci stanno mentendo anche sul Donbass. Qui l’etica non c’entra nulla, diffidate da quelli che vorrebbero farci la morale, hanno le mani sporche di sangue. Qui non c’è nessuno da liberare. È tutto l’esatto opposto di quello che ci raccontano in TV”, aveva scritto Jorit nel post sul suo profilo Instagram.

Ieri, a opera terminata, l’artista italiano ha ripreso da dove aveva lasciato, rilanciando con un nuovo post: “Cosa fare con questi otto milioni di russi che sono rimasti in territorio ucraino?” Alla domanda, Jorit ha risposto riprendendo le citazioni di un’ex premier e un ex presidente ucraini: “‘Bisogna tirargli una bomba atomica‘ – Julija Tymošenko, Primo ministro dell’Ucraina nel 2005 e nuovamente dal 2007 al 2010. ‘I nostri figli andranno negli asili e nelle scuole, i loro vivranno nelle cantine’Petro Porošenko presidente dell’Ucraina dal 2014 al 2019″.


La reazione Ucraina non si è fatta, ovviamente, attendere e Kiev ha inserito Jorit nella blacklist del portale  Myrotvorec,  sito web specializzato nel raccogliere dati e opinioni sui sostenitori della causa filo-russa, rappresentati come  “traditori della patria”. 

Chi c’è dietro Myrotvorec

Myrotvorets è un portale a dir poco discutibile, carico di immagini di militari e civili uccisi e nel quale compaiono i nominativi dei “nemici della nazione”. Tutte le foto e i video caricati, sono corredati, in modo ironicamente democratico, dagli indirizzi email e di residenza degli interessati, in modo che i traditori possano essere facilmente trovati da chiunque desideri farsi giustizia da solo.

E nonostante il Centro Myrotvorec‘ abbia sempre dichiarato di essere un’organizzazione indipendente, secondo alcune fonti dietro i gestori del portale ci sarebbe direttamente il Servizio di sicurezza ucraino (SBU), coordinato dal Ministero degli affari interni.

Nel maggio del 2015, il sito aveva pubblicato gli indirizzi di casa dello scrittore ucraino Oles’ Buzyna e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov. I due furono assassinati pochi giorni dopo. L’anno seguente, nel 2016,  vennero pubblicati i dati personali di 4.508 giornalisti e altri membri dei media di tutto il mondo che avevano dato copertura mediatica alla guerra del Donbass. Persino Roger Waters, cofondatore dei Pink Floyd,  è stato inserito nella lista nera di Myrotvorec’ a causa di alcune sue dichiarazioni sulla guerra in corso, giudicate inappropriate dal governo di Zelensky. 

La tagliola di Kiev non ha risparmiato nemmeno Henry Kissinger. Di recente, anche il diplomatico americano  è stato inserito nella lista dei nemici dell’Ucraina con l’accusa di essere filo-putiniano, perché si era premesso di criticare alcune mosse del governo ucraino durante il World Economic Forum di Davos.

La risposta di Jorit

L’artista napoletano ha replicato alla mossa del Myrotvorec’.center  con un post su Instagram, raffigurante la nuova sezione appositamente dedicatagli dal portale ucraino.

Myrotvorec’ ha infatti inserito il nome reale dell’artista (Ciro Cirullo), così come la sua data di nascita e una breve descrizione che lo definisce “complice degli invasori e dei terroristi fascisti russi”, accusandolo di “violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, diffusione di racconti di propaganda del Cremlino, nonché della violazione deliberata del confine di stato dell’Ucraina”.

Nella descrizione del  post, l’artista italiano ha voluto ricordare  il caso  del giornalista Andrea Rocchelli, ucciso il 24 maggio del 2014 per aver documentato le condizioni dei civili nel Donbass. Nella sezione del sito “dedicata” a Rocchelli, sulla  foto del giornalista italiano compare ancora oggi la dicitura “eliminato”. L’artista ha quindi concluso il suo post con le seguenti parole: «Questa è la storia di Andrea Rocchelli ma è anche la mia storia perché oggi su quella lista hanno inserito anche me. Perché nessuno racconta la storia di Andrea? Perché nessuno degli italiani non ne sa nulla?».

Tommaso Di Caprio

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