Si chiama Jólabókaflód e non è uno scioglilingua, ma una tradizione islandese molto particolare che si ripete ogni anno, a partire dal 1944, nel giorno della Vigilia e che colora di magia il Natale. In cosa consiste? Nel regalare libri e, soprattutto, nel cominciare a leggere immediatamente quelli ricevuti in dono!
Il termine Jólabókaflód (Jólabókaflóðið) può essere letteralmente tradotto in italiano con “inondazione/alluvione/valanga di libri” ed è composto dalle parole “jól” (Natale), “bók” (libro) e “flóð” (inondazione, alluvione, valanga); il corrispettivo inglese di Jólabókaflóðið è “Christmas Book Flood”.
Il suo significato non è metaforico, perché in Islanda il 24 dicembre si regalano tonnellate di libri – tutti rigorosamente in formato cartaceo – e si trascorre la notte di Natale e l’intera giornata del 25 dicembre a leggere quelli avuti in dono, spesso sorseggiando una tisana rigenerante o una birra natalizia senza alcool (la jólabland), oppure gustando una cioccolata calda; il tutto, magari, seduti su un comodo divano davanti a un bel camino acceso. Niente grassi e grossi pranzi natalizi, quindi: qui si mangiano soltanto libri!
Questa splendida e irrinunciabile consuetudine è molto cara agli islandesi.
È dal 1944 che a novembre di ogni anno, nello stesso periodo in cui si svolge la Fiera del libro di Reykjavik, tutte le famiglie ricevono all’interno della propria cassetta postale il Bókatídindi (Bókatíðindi, letteralmente “bollettino del libro”), ossia il catalogo contenente i nuovi titoli letterari dati alle stampe dalla Icelandic Publishers Association, l’associazione degli editori islandesi. Dopo aver sfogliato il catalogo, i cittadini ordinano i libri che intendono regalare a parenti e amici e scelgono quelli che desiderano leggere.
In Islanda gran parte dei libri vengono pubblicati proprio tra ottobre e novembre, in concomitanza della tanto amata inondazione libresca che rende speciali la Vigilia e il giorno di Natale. Per lo stesso motivo, tra novembre e dicembre tutte le librerie dell’isola nordica si riempiono di meraviglie da sfogliare, a riprova del fatto che stiamo parlando del Paese dove si pubblicano più libri pro capite : cinque per mille abitanti. Il popolo islandese ama profondamente sia leggere che scrivere; la stessa BBC riporta che l’Islanda possiede in percentuale più scrittori e più libri pubblicati – e letti – di qualsiasi altro Paese e difatti, secondo le stime, un islandese su dieci pubblica un libro e metà della popolazione legge come minimo otto libri l’anno.
L’usanza dello Jólabókaflód ha origine nel corso della Seconda Guerra mondiale e precisamente nel 1944, anno in cui l’Islanda ottenne l’indipendenza dalla Danimarca.
A quel tempo le restrizioni patrimoniali sui beni importati erano molto severe, ma non sulla carta. Il numero di doni d’importazione scese drasticamente, tuttavia la carta importata fu soggetta a minori limitazioni; essa costituiva uno dei pochi prodotti non razionati e fu per questo motivo che i libri diventarono il regalo natalizio ideale per le famiglie islandesi. In un periodo in cui scarseggiavano altre tipologie di doni, i libri acquistarono un’importanza tale da favorire la nascita di un’abitudine che oggi è ancora viva.
Siamo una nazione di cantastorie. Quando faceva freddo e buio non c’era altro da fare. Grazie alle poesie e alle saghe medievali siamo sempre stati circondati da storie. E dopo l’indipendenza dalla Danimarca, la letteratura ci ha aiutati a definire la nostra identità.
Sölvi Björn Sigurðsson, scrittore islandese
L’Islanda è una nazione insulare squisitamente letteraria, che trova nei libri gioia e passione, ma anche l’identità del proprio popolo. La tradizione di regalare libri esclusivamente cartacei si fonda sull’amore per l’esperienza classica di lettura, quella basata sulla sensorialità: il tocco delle dita sulla carta, l’odore dell’inchiostro stampato, il rumore delle pagine sfogliate. E così un libro aperto diviene la porta d’accesso per altri mondi.
Annapaola Ursini